Quando la sinistra imita la destra perde consensi
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In questa fase di ascesa dell’estrema destra la tentazione sia per partiti di sinistra, che di quelli conservatori moderati è di spostarsi su posizioni più autoritarie, soprattutto su temi identitari come l’immigrazione.
A questa tentazione ha ceduto ad esempio Keir Starmer, primo ministro laburista, quando ad inizio febbraio ha avviato una nuova ondata di retate per contrastare il lavoro illegale, enfatizzando i numeri record di deportazioni correlati da video «macabri», nel tentativo di rispondere alla crescente minaccia elettorale rappresentata da Reform UK, il partito populista di Nigel Farage.
Questa strategia ha però scarse probabilità di riuscita. Numerosi studi dimostrano inequivocabilmente che se la sinistra imita la destra estrema non ottiene i benefici elettorali sperati, anzi rischia di perdere ulteriori voti. Lo spostamento su posizioni radicali infatti provoca tre effetti. Anzitutto, un’alienazione della base elettorale storica che - sentendosi tradita - finisce per rivolgersi a partiti di sinistra estrema, quando presenti, frammentando ulteriormente l’elettorato. Secondo, la sinistra non ha credibilità nell’implementare queste politiche più restrittive, quindi gli elettori che le supportano preferiscono rivolgersi alla destra estrema che ha una migliore reputazione nella gestione di sicurezza e immigrazione. Insomma, gli elettori preferiscono l’originale alla brutta copia. Infine, questa strategia legittima la destra populista, rafforzandola ancora di più. Il declino del Partito Socialista francese ne è un esempio emblematico: la sua svolta centrista e la perdita di identità hanno portato alla cosiddetta Pasokificazione, un crollo di consensi simile a quello del PASOK greco (il tradizionale partito socialdemocratico greco).
Anche il centrodestra affronta un dilemma simile. Pur essendo meno drastico, lo spostamento a destra rischia di risultare poco credibile per fazioni tradizionalmente moderate. Cambiare posizione inoltre comporta il rischio di apparire poco credibili, oltre naturalmente ad avallare la retorica e le soluzioni populiste. È così che infatti si produce il cambiamento nelle norme socio-culturali, cruciale per normalizzare e legittimare il voto per partiti un tempo considerati anti-sistemici e - quindi - da evitare.
In questo contesto, quindi, che fare? Per la sinistra, la strategia più efficace sarebbe quella di mantenere un’identità progressista forte, rispondendo alle preoccupazioni economiche dei cittadini, facendo leva su temi come la redistribuzione della ricchezza e il contrasto alla precarietà, senza farsi dettare l’agenda dalla destra radicale. In generale, la promozione di politiche che favoriscono la coesione sociale sono il migliore antidoto contro gli estremismi: le società con meno disuguaglianze e più sicurezza sociale supportano meno gli estremismi, segno che la vera alternativa non è la repressione, ma politiche che riducano il senso di abbandono. Per i conservatori moderati, invece, sarebbe più efficace mantenere una linea chiara e distinta dalla destra estrema, concentrandosi sulla stabilità e sul pragmatismo, piuttosto che sull’imitazione di politiche altrui. Inoltre, al di là dei temi specifici, i moderati di destra e sinistra, dovrebbero sempre ricordare che gli elettori premiano l’autenticità e la coerenza, mentre i partiti che cambiano posizione per inseguire gli estremi rischiano di perdere la loro base senza guadagnare nuovi consensi.