Droghe

Quando la «sniffata» distrugge il naso ai giovani

All'EOC Matteo Trimarchi si occupa da anni dei danni della cocaina su naso e bocca – I suoi pazienti continuano ad aumentare
© CdT/Gabriele Putzu
Mauro Spignesi
27.10.2024 06:00

«Se si guardano le foto dei consumatori - giovani di 18, 20 anni - finiti in ospedale con lesioni devastanti c’è da rabbrividire. Si vedono volti accartocciati, sfigurati, deformati in maniera impressionante. Grinze, gonfiori, parti delle labbra che non ci sono più, bocche e nasi quasi scomparsi, come quelli dei monaci che appaiono nel film Il nome della rosa. Sono gli effetti, lenti ma inesorabili, della cocaina. «Effetti che pochi conoscono», spiega il professor Matteo Trimarchi, ordinario di Otorinolaringoiatria alla Facoltà di Scienze biomediche dell’Università della Svizzera Italiana (USI) e primario di Otorinolaringoiatria dell’Ente ospedaliero cantonale.

Trimarchi ha studiato a lungo cosa accade quando la polvere bianca viene a contatto con l’organismo. «La cocaina - aggiunge - viene assunta principalmente per via nasale, si sniffa come si dice in gergo. E come si sa è una sostanza stupefacente che offre una sensazione euforica, è un potente stimolante che può durare anche un’ora (dipende dal tempo in cui resta in circolo). Una volta che l’effetto sfuma le persone che ne fanno uso tendono ad assumerne un’altra dose. Ma la cocaina, oltre ad andare a intaccare importanti organi come il cuore o il sistema nervoso, provoca anche serie patologie che interessano naso e bocca».

Una quota dal 4 al 6 per cento

Con conseguenze devastanti, soprattutto per i giovani che usano questa sostanza senza spesso conoscere a fondo le gravi conseguenze. «Ho cominciato - spiega Trimarchi - a studiare e osservare gli effetti della coca nel mio specifico campo sanitario dal 1996, quando ancora mi stavo specializzando. Insieme alla dipendenza e ai danni che si conoscono, questa sostanza fra il 4 al 6 per cento delle persone che ne fanno uso provoca patologie importanti». La prima riguarda la perforazione del setto nasale. «In pratica inalando con una cannuccia o una banconota arrotolata la cocaina a furia di arrivare in un punto del naso erode progressivamente la parete divisoria tra le due fosse. Quando si giunge alla perforazione la sostanza si espande anche nell’altra fossa nasale». E a questo stadio i danni possono essere estremamente gravi. «Perché - spiega l’otorino - la perforazione si può allargare sino a eliminare la naturale suddivisione tra fossa destra e sinistra, a questo punto spesso c’è un collasso della punta del naso, la columella, e si diventa un po’ come i pugili».

L’esperimento a Le Iene

In alcuni casi si erode completamente la punta del naso e si rimane con una mononarice. Ovviamente progredendo - come ha spiegato Trimarchi chiamato a descrivere il naso di una sreie di consumatori di coca incappucciati durante una puntata del popolare programma italiano Le Iene - c’è una distruzione di tutto ciò che c’è nella parete laterale del naso, compresi i turbinati. «Il processo alcune volte si estende in alto e può esserci una erosione della parete orbitaria, con una vasocostrizione dell’arteria retinica il paziente può anche perdere la vista. Purtroppo il danno può progredire e arrivare a erodere il tetto del naso con uno scivolamento del cervello o andare a toccare l’apparato vertebrale». Insomma, una situazione tragica. Senza dimenticare che questi effetti cambiano la qualità della vita, perché mangiare o bere con il palato o con il naso bucato è complicato.

Una lunga ricerca scientifica

Da trent’anni a questa parte il professor Trimarchi studia gli effetti della cocaina in naso e gola. «All’inizio i pazienti che arrivano da noi magari dopo che gli era stata diagnosticata una forma di vasculite negavano fermamente di far uso di coca. E abbiamo osservato che la dipendenza non aveva conseguenze simili per tutti». Trimarchi ha spesso visitato coppie di persone che assumevano cocaina in uguali dosi, modalità e tempi, ma avevano danni differenti. «All’inizio pensavo che mi prendessero in giro, che uno dei due, quello messo peggio, usasse dosi maggiori».

Andando avanti nella ricerca si è capito perché. «E il perché è affiorato negli studi che ho fatto con la Mayo Clinic di Rochester negli Stati Uniti dal 2002 al 2005. In una prima fase abbiamo dimostrato che le lesioni gravi erano associabili a una serie di caratteristiche che ci consentivano di dire che erano riconducibili alla cocaina. E dunque potevamo spingere il paziente ad ammettere il problema, e spiegargli che o smetteva, oppure il danno va avanti». In seguito grazie a ulteriori ricerche (al San Raffaele di Milano) per capire in che modo avvenisse questo danno, «abbiamo dimostrato scientificamente in laboratorio che questo processo è dato dal fatto che la cocaina innesca nelle cellule sane di un naso un meccanismo che si chiama apoptosi, cioè una morte progressiva delle cellule stesse. Il naso si distrugge perché la cocaina provoca questo processo».

La svolta nei test genetici

Ma - e qui torniamo alla domanda precedente - perché non succede a tutte le persone dipendenti da cocaina? Tutti dovrebbero avere il naso distrutto. «Con una serie di test genetici - racconta ancora Trimarchi - siamo riusciti a capire che i pazienti che abbiamo studiato avevano alterazioni genetiche. Cioè se un consumatore aveva un’alterazione genetica con l’uso della coca sviluppava questa drammatica distruzione. Tra parentesi: non è importante la composizione della sostanza, la nostra ricerca sulle cellule è stata effettuata con cocaina pura. Che effetti fanno allora le altre sostanze da taglio? Provocano granulomi da corpo estraneo che si mischiano alle cellule morenti».

Ma non è che alle persone che non hanno una alterazione genetica e «sniffano» non accada nulla. Perché la cocaina blocca il trasporto del muco nell’apparato nasale e dunque si formano croste che poi producono lacerazioni e infezioni, con difficoltà respiratorie. «Purtroppo da me sono arrivati anche ragazzi di 17 e 18 anni con la perforazione del setto. Da anni seguo una ragazza che ha sviluppato una perforazione del palato quando aveva 19 anni». Quello che non è ancora chiaro è la tempistica. C’è chi sviluppa un danno dopo un anno dalla prima volta in cui inizia a «sniffare» e chi dopo dieci.

«Comunque andrà malissimo»

«Possiamo osservare questo fenomeno da qualsiasi punto di vista - sottolinea Trimarchi - ma alla fine ci resta una sola certezza: per chi ha una lesione grave andrà malissimo. L’unico aspetto positivo, se si può dire, è il fatto che quando si smette, a differenza di un tumore che va avanti, la lesione grave si ferma. Poi naturalmente c’è un problema di ricostruzione. Che rispettare tempi precisi: bisogna far passare almeno un anno per iniziare questo percorso e se una persona non assume cocaina per sei mesi e poi la usa, il conteggio riparte da zero».

Il primario di otorino ha notato verso la cocaina e il mondo che la circonda un atteggiamento mentale a dir poco superficiale, disinvolto. «Perché all’interno della società non è vista come l’eroina ma come una droga ricreazionale». Invece non è così. «Insieme ai danni evidenti vengono taciuti gli effetti collaterali su naso e gola - conclude il professor Trimarchi - ed è necessario iniziare a spiegare questi effetti collaterali sin dalle scuole superiori, visto il consumo tra i giovani, coinvolgere insegnanti e genitori, far capire a chi è dipendente che deve chiedere aiuto e che è inutile pensare di riuscire a uscire da questa situazione da soli».

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