Quelli che saltano la coda al casello grazie al Telepass, anche dal Ticino
È così ogni anno. Le code ai caselli, al rientro dalle vacanze, sono piene di automobilisti che rimpiangono il Telepass. E giurano di acquistarlo l’anno prossimo. Ma numeri alla mano nei weekend da bollino rosso - oggi è nero in alcune arterie italiane - sono parecchi, in realtà, i ticinesi che «saltano la fila» con il telepedaggio: quest’estate più dell’estate scorsa. Il TCS, che fornisce la maggior parte degli apparecchi in Ticino, ha registrato un più 18 per cento di abbonamenti annuali. Ma non sono mancati nemmeno i guasti e i problemi di fatturazione - seppur contenuti - come in ogni vacanza che si rispetti.
La fine del monopolio
A complicare le cose, a onor del vero, sono intervenute alcune novità che si stanno facendo sentire ai caselli italiani, e non solo. Nel 2022 una normativa europea ha spezzato un monopolio che durava da 25 anni nella vicina Penisola, aprendo il mercato a società anche estere che, negli ultimi anni, hanno iniziato a fornire «scatolette» simili allo storico marchio registrato (il Telepass appunto). Si acquistano con pochi «click» su internet e hanno nomi ancora poco noti (MooneyGo, UnipolMove, Fulli Nomade+) ma promettono lo stesso servizio. Naturalmente, anche i disservizi rischiano di essere gli stessi.
Manovre pericolose
Sbarre che calano all’improvviso, targhe lette male e fatture a sorpresa: sono imprevisti che capitano. «È il motivo per cui ricordiamo sempre agli automobilisti di ridurre la velocità durante il transito al casello» spiega il direttore dell’Automobile Club Benjiamin Albertalli. «A volte il problema è nel casello e non nel dispositivo. In ogni caso, raccomandiamo di non andare nel panico e di evitare manovre improvvisate». L’assistenza in caso di problemi è la prima differenza, del resto, tra i servizi strutturati come quelli di ACS e TCS e i tele-aumobilisti fai-da-te (anch’essi in aumento).
Se non mancano dunque le retromarce scriteriate al casello - inutili per altro: in caso di malfunzionamento, ricorda Albertalli, il pedaggio è fatturato senza costi aggiuntivi - una volta tornati a casa il rischio è di ritrovarsi con altre sorprese: ad esempio 300 franchi fatturati per un posteggio in aeroporto mai effettuato, e contestati dal TCS a nome di un cliente. A volte, spiegano dal Touring Club, gli equivoci possono nascere anche semplicemente dai «doppioni» delle targhe auto-moto (unicum svizzero) e richiedere indagini approfondite.
Tre auto su cento
Tra pro e contro, una cosa è certa: la liberalizzazione finora ha portato più ticinesi a provare l’ebbrezza del pedaggio veloce. Nel nostro cantone sono circa diecimila gli apparecchi gestiti dal TCS, il che equivale al 3 per cento del parco auto circolante: a questi si aggiunge un numero imprecisato di clienti Telepass «autonomi» e una porzione crescente di nuovi dispositivi. L’Automobile Club Svizzero, ad esempio, quest’anno ha distribuito ai propri associati 677 apparecchi (l’anno scorso erano stati 989) del fornitore francese Fulli.
Certo, siamo ancora lontani dalle cifre italiane (oltre 8 milioni su un parco circolante di 38 milioni di veicoli) ma la «passione estiva» per il telepedaggio sta diventando, anno dopo anno, qualcosa di serio anche in Svizzera. E non solo nella Svizzera italiana. «Il bacino ticinese è proporzionalmente più sviluppato rispetto alla clientela d’oltre Gottardo per ragioni storiche» spiega il direttore del TCS Ticino Filippo Tadini. «Negli anni però sempre più automobilisti svizzero tedeschi e romandi hanno iniziato ad approfittare di questa possibilità e utilizzano oggi circa due terzi dei nostri dispositivi, che continuano a essere distribuiti negli altri cantoni dalla sezione ticinese».
Una «specialità» nostrana
Non a caso, a «importare» in massa il Telepass in terra elvetica è stato - nella sua forma strutturata - l’ex direttore Roberto Morandi, nel 2016, per venire incontro alle richieste dei vacanzieri ticinesi diretti a sud. «La società fornitrice richiedeva agli utenti svizzeri un conto corrente italiano e un codice fiscale, e per molti era un problema» ricorda Tadini. Erano anche i primi anni della Pedemontana lombarda (inaugurata nel 2015) e dei suoi «temibili» pedaggi digitalizzati. «È nata così l’idea di creare un conto corrente unico a nome del club, che anticipasse i pagamenti per i suoi clienti e si occupasse dell’assistenza» spiega il direttore attuale. «È quello che facciamo ancora oggi». Nel frattempo però sono cambiate molte cose. Una partita di apparecchi difettosi, consegnata dopo la pandemia, ha generato non poche lamentele anche in Ticino (era la «crisi dei semiconduttori» del 2020-2022) portando il Touring Club a introdurre, da ottobre scorso, una serie di test di qualità sui dispositivi in entrata e in uscita. Questo, assicurano dalla centrale di Rivera, ha risolto in gran parte il problema - anche se permangono criticità «fisiologiche» legate alle batterie (si scaricano ogni 5-6 anni) o alle modalità d’uso.
Un’altra novità è la fine annunciata delle «vecchie» carte ViaCard: verranno commercializzate ancora per il 2025 - c’è chi sta facendo scorta, con ordini quattro-cinque volti superiori al normale oltre Gottardo - ma poi scompariranno gradualmente dal mercato. Questo «potrebbe spostare un’ulteriore fetta di automobilisti verso il telepedaggio» ipotizza Albertalli.
L’aumento della concorrenza infine, come sempre, ha portato anche a una diminuzione dei prezzi. «Dopo anni di crescita esponenziale abbiamo raggiunto la massa critica che ci ha permesso di abbattere i costi di gestione» precisa Tadini. Per la prima volta, quest’anno il TCS ha ridotto i costi dell’abbonamento annuale e «una buona parte della clientela si è spostata verso questa soluzione».