Reportage

«Qui per il crack anche turisti e studenti»

Viaggio tra i tossicodipendenti del parco Ciani a Lugano e le loro disavventure - Intanto il Comune valuta nuove soluzioni
Loredana consuma una dose di crack al Parco Ciani. © CdT/Davide Illarietti
Davide Illarietti
21.01.2024 06:00

Sopra il muretto passano turisti, liceali, impiegati distratti, le clienti escono dalle vetrine di viale Cattaneo e guardano giù inorridite. Sotto il muretto Loredana apre una busta di crack e prepara la «pipetta». Mischia alla cenere un grumo bianco: quando è pronta avvicina l’accendino a un grande, dolce sorriso. «Ecco qua - dice -. Adesso buon viaggio». 

Loredana, 40 anni, prepara una dose di crack sotto il muretto del Parco (CdT-Illarietti)
Loredana, 40 anni, prepara una dose di crack sotto il muretto del Parco (CdT-Illarietti)

Tra le frasche del parco Ciani a Lugano la scena dello spaccio è più aperta che mai: d’inverno le piante spoglie non nascondono i tossicodipendenti, spinti sotto il muro di cinta da un grande cantiere che occupa la parte centrale del parco - i lavori all’acquedotto AIL dureranno un anno - ma soprattutto dalla smania di crack. La cocaina «dei poveri» ha iniziato da qui a diffondersi in Ticino, un paio d’anni fa: oggi è il posto migliore dove osservarne gli effetti, nelle storie delle vittime. 

Loredana, Johnny, Gigi: tra loro usano dei nomignoli, i nomi veri li conoscono solo gli operatori di prossimità o i volontari come Anthony Castelli, che ci accompagna in un «tour» nei meandri dello spaccio. Anche lui ha un soprannome: «Bad» («cattivo» in inglese) forse perché una volta era uno spacciatore. «Ero dall’altra parte della barricata» scherza oggi. È un ragazzone grande e simpatico, che parla il gergo della droga («la loro stessa lingua») e conosce tutti al parco Ciani. «Se non ne fossi uscito, potevo esserci io al loro posto». 

Dopo una condanna e un percorso di reinserimento Bad oggi ha una vita normale e presta servizio con i City Angels, l’associazione che assiste i senzatetto di Lugano e da alcuni mesi opera anche al parco Ciani. «L’emarginazione e la tossicodipendenza vanno quasi sempre a braccetto» spiega mentre indica una panchina rossa sul vialetto che dal Palacongressi porta al Liceo 1. «Queste persone hanno bisogno di un luogo di ritrovo, e lo hanno trovato qui».

Johnny mostra la sua "pipetta" da crack, realizzata artigianalmente (CdT-Illarietti)
Johnny mostra la sua "pipetta" da crack, realizzata artigianalmente (CdT-Illarietti)

Non bisogna aspettare molto. A metà mattinata il vialetto è deserto, ma da chissà dove spunta un tizio con cappellino da baseball e mani gonfie. «Bamba? Avete bamba?». Bad mostra il tesserino. L’altro non sembra agitarsi, hanno amici in comune - «conosci questo? Hai visto quello?» - e racconta le sue sfortune. Tre anni fa ha perso il lavoro da giardiniere ed è stato «dentro» cioè alla Stampa - Bad: «Anche io, fratello» - tutto a causa della droga. «Non è che non voglio lavorare, ma nessuno mi prende, capisci?».

Gigi ha 31 anni e problemi di insonnia, perciò - sostiene - gli serve una «botta» per ingranare la giornata. Bad scuote la testa. Intanto dal vialetto arriva un altro uomo incappucciato: si riconoscono, grandi abbracci. «Gli ho salvato la vita qualche mese fa» dice Bad. Johnny si faceva di eroina - «c’ero dentro fino al collo» - finché i City Angels lo hanno raccolto a un passo dall’overdose. «Vedi adesso come sto bene? Mio figlio è orgoglioso di me».

Il vialetto tra il Palacongressi e il Liceo, dove sorge la panchina rossa (CdT-Illarietti)
Il vialetto tra il Palacongressi e il Liceo, dove sorge la panchina rossa (CdT-Illarietti)

Ha due figli adolescenti, è in invalidità da dieci anni e oggi fa uso «solo di hashish» che tira fuori prontamente arrotolandosi una canna. Giura di stare «molto meglio». Ma nell’aria che si scalda c’è una specie di attesa: un’anziana che forse anziana non è - anche Johnny ha 37 anni e ne dimostra dieci in più - si siede alla panchina parlando da sola. Arriva un giovane con coda di cavallo e occhiali Ray-Ban, poi un uomo basso dall’aria normalissima, che allunga a Gigi un sacchetto e si allontana. Nel giro di un quarto d’ora alla panchina si sono radunate una mezza dozzina di persone. C’è anche un turista zurighese, impeccabile e insospettabile: chiede - in inglese - una dose per affrontare una giornata «impegnativa» di home-office.

La storia di Loredana

È arrivata piano piano, con uno zaino colorato che, assieme alla bassa statura, da lontano la fa sembrare una studentessa delle medie. Il volto di Loredana però, a 40 anni, è scavato dalla vita e dall’eroina, che ha scoperto quando era adolescente. Da allora è come rimasta bloccata. Ha l’innocenza della gioventù quando racconta - intanto apre lo zaino, estrae pipetta e bustine - che anche lei è stata «dentro» per una serie di furti e taccheggi. «Li facevo con il mio fidanzato. È stato lui a farmi scoprire la droga» ricorda.

Bad la avvicina: cerca di allontanarla, vorrebbe portarla alla sede dei City Angels - «avevamo un impegno, ricordi?» - ma lei non si lascia distrarre. Si è appartata dietro ai cespugli e ha inziato ad armeggiare con la sostanza su un tronco tagliato. Per quanto piccola - in piedi non raggiunge l’inferriata del muretto - è impossibile non vederla: sopra la sua testa i passanti di viale Cattaneo assistono alla scena con sguardi straniti.

«È molto più forte della coca» spiega Loredana con in bocca ha ancora il primo tiro. Poi offre la pipetta a un altro tossicodipendente sopraggiunto con un grande cerotto sulla fronte: è una delle due persone coinvolte in una rissa scoppiata lunedì pomeriggio per questioni di droga e finita sui giornali. Il tempo di medicarsi ed è di nuovo qui, a cercare una dose.

L’allerta: «Studenti a rischio»

L’episodio di violenza ha portato i riflettori su una problematica che le stesse vittime del crack non sminuiscono. La «piazza» luganese è piccola: più che altro è un angolo, incuneato tra il Liceo Lugano 1, viale Cattaneo e il Palacongressi, dove si stima che tra 50 e 80 tossicodipendenti passino settimanalmente in cerca di dosi. La vicinanza con le scuole in particolare preoccupa, e non solo il Municipio. «Ho visto studenti venire qui a comprare cocaina e tornare come niente fosse a lezione» racconta Johnny contrariato. «Non mi sembra una bella cosa». Altri tossicodipendenti e anche dei giardinieri comunali confermano di avere assistito a dei contatti.

«Sappiamo che la vicinanza è problematica» conferma al telefono la capo dicastero sicurezza e spazi urbani Karin Valenzano Rossi. «Di recente abbiamo avuto incontri con la direzione delle scuole per segnalare la problematica, e aumentato la presenza al parco». I servizi comunali e la polizia hanno avanzato l’ipotesi di dirottare il consumo verso altre zone, valutando la possibilità di aprire una «stanza del consumo» adibita all’assunzione controllata di sostanze sul modello di altre città svizzere. «È appunto un’ipotesi, il Municipio non ha ancora preso alcuna decisione» precisa Valenzano.

«Magari. Credo che avrebbe un enorme successo» commenta Johnny sotto l’effetto di «solo» un paio di spinelli: è seduto sulla panchina rossa di fianco a Gigi, che utilizzando una pipetta artigianale ha appena fatto il primo, agognato tiro di crack della giornata. Cosa sente? «Mi sembra di svegliarmi. Non vedi? Adesso sono un altro, parlo molto meglio» afferma pur non mostrando alcun visibile mutamento esteriore. Mentre parla Johnny gli afferra la pipa e fa un tiro a sua volta. È un attimo: la soddisfazione per l’astinenza, il pensiero del figlio deluso evaporano in una nuvoletta di fumo bianco.

Bad scuote la testa per l’ennesima volta. Suo fratello maggiore è morto nel 2006 per un’overdose di eroina proveniente dai bagni del Ciani, gli stessi - poco distanti da qui - dove tanti tossicomani vengono trovati morti ancora oggi. È stato questo pensiero a fargli cambiare strada. «Non si possono salvare tutti, ma chi vuole deve trovare una mano tesa, come è successo a me» dice mentre si avvia verso il cancello. Oggi non è andata male: è riuscito a farsi seguire da tre persone, che accompagnerà al Centro Dipendenze di Ingrado a Viganello e poi a casa.

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