«Reddito e potere d'acquisto aumentati, ma anche le diseguaglianze sociali»
Se si guardano le statistiche sul lungo periodo reddito e potere d’acquisto sono aumentati, eppure... Eppure «sono lievitate anche le diseguaglianze sociali», dice Giuliano Bonoli, professore di Politica sociale all’Università di Losanna.
Redditi più alti ma, secondo i sindacati che oggi celebrano il primo maggio, più diseguaglianze. Sembra un controsenso. Come si spiega?
«I redditi più bassi aumentano di meno di quelli più alti e alcune categorie sociali soffrono di più di altre».
Quali?
«Penso in particolare alle famiglie numerose e a quelle monoparentali.Queste famiglie sono più a rischio povertà e precarietà delle altre».
Come mai?
«Perché devono prendersi cura dei figli. Dalle spese dell’asilo nido a quelle della cassa malati. Una voce di spesa,quest’ultima, che se si hanno tanti figli è davvero importante».
Cosa si potrebbe fare, quindi?
«Italia, Francia e Germania hanno un sistema diverso. I minori, ad esempio, sono compresi nel premio dei genitori. Perché il finanziamento dell’assicurazione malattia funziona un po’ come la nostra AVS».
Insomma, un cambio deciso di paradigma.
«È un cambiamento del sistema sicuramente difficile, ma non impossibile da portare a termine».
Quali altri aiuti potrebbero essere messi in campo per le famiglie?
«Il funzionamento degli assegni familiari è stato migliorato molto. Il sistema è stato armonizzato a livello federale ed è anche diventato più trasparente».
Ma?
«Ma si può guardare ancora più lontano».
Per esempio?
«Si potrebbe dare un assegno familiare ad ogni bambino e slegare il contributo dal datore di lavoro. Una scelta storicamente comprensibile ma oggi difficile da spiegare. L’assegno a ogni bambino potrebbe essere finanziato dallo Stato come una prestazione universale».
Ha altre ricette?
«Si potrebbero dare anche più sussidi per gli asili nido. Perché si tratta di spese importanti per le famiglie svizzere, oltre a essere un ostacolo all’indipendenza finanziaria e al ritorno dei genitori sul mercato del lavoro».
Ma reddito e potere d’acquisto non sono legati anche ai bisogni?
«Detto della realtà che è molto differenziata in base ai settori sociali e della nuova economia che premia chi ha le competenze richieste a discapito di chi non ce le ha, è vero che potrebbe esserci la percezione che si hanno meno soldi rispetto al passato, anche se i dati dicono il contrario».
Come si spiega?
«I bisogni di oggi non sono quelli di 20 o 30 anni fa, quando, ad esempio, non esistevano ancora i telefoni cellulari».
Quindi è anche un problema di percezione?
«Sì, non è una critica, ma è un dato di fatto che la percezione legata a nuovi bisogni ci spinge a immaginare di guadagnare meno. Ciò ovviamente non vale per tutte le categorie sociali. Le famiglie hanno davvero visto aumentare i loro bisogni legati, ad esempio, alla cura e all’educazione dei figli».