Il personaggio

«Rientrare in Ticino all'inizio è stato uno choc»

Athos Fiori è un patrizio di Daro proiettato nell'Intelligenza Artificiale – Dopo gli studi è tornato «a casa» e ha fatto i conti con la realtà
©Gabriele Putzu
Prisca Dindo
23.03.2025 10:30

Racconta che in famiglia lo chiamavano «il ragazzo dei mille perché». Ogni risposta fornitagli era un volano per la domanda successiva. «Non ci posso fare niente, io sono fatto così! ancora oggi ho la curiosità di un bambino» confida. Gli occhi vivaci di Athos Fiori, classe 1989, non lo smentiscono: questo giovane bellinzonese sprizza energia da tutti i pori. «Più che di Bellinzona, sono di Daro, figlio di una famiglia patrizia» puntualizza, aggiungendo con un certo orgoglio che presto parteciperà attivamente alle sedute del patriziato del quartiere della Capitale. Il suo è un attaccamento alle origini che tempo fa è pure sfociato nella creazione di un’intelligenza artificiale in grado di tradurre testi in dialetto ticinese.

«Per me è stato un modo per preservare e tramandare la nostra lingua parlata alle generazioni future», racconta. Oggi Athos è il responsabile delle soluzioni AI per i clienti di Artificialy, l’azienda fondata a Lugano in piena pandemia dal professor Luca Gambardella e dal professor Marco Zaffalon. Bachelor e Master in Fisica, Dottorato sulla biologia computazionale. Dopo gli studi accademici tra Losanna, Zurigo e Basilea, Athos Fiori è tornato in Ticino quasi per caso. «Ormai mi ero rassegnato a restare in Svizzera interna, invece una serie di felici casualità mi hanno fatto tornare».

Quando i docenti fanno la differenza

Athos Fiori frequenta tutte le scuole dell’obbligo nella Capitale. Lui non si definisce uno studente modello «ma di sicuro ero un tipo molto socievole, mi piaceva fare networking». A casa respira un’aria imprenditoriale: suo papà è brooker assicurativo e il giovane si sente molto attratto dalle realtà aziendali come quelle del padre. Per tutta l’adolescenza è convinto di avere pure lui un futuro nel settore imprenditoriale ma si sbaglia, perché dopo le scuole dell’obbligo rimane folgorato dalla matematica. Merito di un docente del liceo economico e della sua vocazione per l’insegnamento della materia.

«L’entusiasmo di quel prof mi aprì un mondo nuovo e colmo di fascino». Da ragazzo un po’ dispersivo, Athos si trasforma in uno studente modello. La matematica lo assorbe al punto tale da fargli accarezzare l’idea di lasciare l’Economico per iscriversi allo Scientifico «ma poi lasciai perdere perché ormai ero già al terzo anno. Mi dissi: «ti rifarai al Politecnico».

Nostalgia di casa

Detto fatto. Athos si iscrive all’ETH di Losanna, dove fa il Bachelor in fisica. «Scelsi fisica e non matematica perché la sentivo più vicina a fenomeni osservabili nella realtà; la matematica era troppo teorica ai miei occhi».

Gli studi vanno a gonfie vele, ma lasciare il Ticino dopo il liceo è stata una grande sofferenza. «Avevo una gran nostalgia di casa; sono sempre stato molto attaccato al territorio. Mi piace andare in montagna, raccogliere i funghi. A otto anni avevo la patente per andare a pescare trote nei fiumi. Allontanarmi da questa realtà è stato difficile. A Losanna, dove non conoscevo quasi nessuno, mi sono sentito per la prima volta uno straniero». La nostalgia era tale, da spingerlo, dopo il Bachelor, ad iscriversi all’ETH di Zurigo per il Master, «così non dovevo più passare tutte quelle ore in treno per raggiungere Bellinzona durante i weekend». Athos si illudeva di essere più vicino al Ticino: non sapeva che in realtà gli studi che aveva scelto, lo avrebbero allontanato per diversi anni da casa.

Alla scoperta del mondo grazie al dottorato

Terminato brillantemente i due anni di Master, punta su un tema di dottorato che gli apre il mondo: biologia computazionale. Per quattro anni e quattro mesi studia ed inventa gli algoritmi al servizio della biologia, girando il mondo insieme ai suoi colleghi del gruppo di ricerca. «Una gran bella esperienza! Innanzitutto, perché il dottorato è qualcosa di tuo, nessuno ti dice cosa fare. Inoltre, abbiamo fatto diverse esperienze all’estero. In Colorado, ad esempio, siamo rimasti cinque settimane per studiare certi tipi di fenomeni nel nostro campo di ricerca. Un’ambiente stimolante che mi ha aperto la mente. Io ero l’unico svizzero del gruppo e mi piaceva molto respirare quell’aria internazionale!»

Il ritorno in Ticino

Due mesi dopo la fine del dottorato, Athos trova lavoro a Basilea, in una azienda di consulenza nel campo farmaceutico. Siamo in piena pandemia, perciò è costretto a fare homeworking da Bellinzona per otto mesi «e vi assicuro che chiudermi nelle quattro mura di casa non è stato semplice per un tipo espansivo come me». Mentre lavora per la ditta basilese, manda la sua candidatura ad Artificialy, dove si era aperta una posizione. «La scoprii quasi per caso. Allora era un’azienda nata da poco, che contava soltanto sette dipendenti, tuttavia mi era subito piaciuta perché si occupava di intelligenza artificiale, con un occhio di riguardo per le soluzioni innovative nel mondo del business e dell’industria, che poi era il pallino della mia fase adolescenziale».

Il caso vuole, che i professori Luca Gambardella e Marco Zaffalon, i due padri fondatori della start up luganese che oggi conta più di trenta dipendenti, erano in cerca di un profilo come quello di Athos. «Stavano cercando qualcuno che fosse specializzato nella tecnologia che avevo approfondito durante il Dottorato. Una tecnica molto specifica, davvero di nicchia. So che al concorso avevano partecipato più di seicento persone ma io ero l’unico a conoscere quella tecnica, perciò mi presero».

«Qualcosa di importante si sta muovendo»

Athos viene dapprima assunto come «data scientist», poi passa alla gestione dei progetti. Dopo tanti anni via dal Ticino, nel 2021 ritorna definitivamente nel luogo dove è nato. Un rientro inaspettato perché «ormai mi ero rassegnato: come molti altri ticinesi dai profili estremamente specializzati, sapevo che qui sarebbe stato davvero difficile trovare un posto di lavoro adeguato. Tuttavia devo ammettere che il ritorno è stato uno choc: mi resi conto che in passato avevo idealizzato troppo il Ticino. Mi mancava l’aria internazionale che avevo respirato Oltregottardo. Ciò non toglie che realtà come l’IRB, lo IOSI o l’Istituto Dalle Molle sono all’avanguardia e permetteranno di fare il salto al nostro Cantone, incastonato come è tra Milano e Zurigo. Qualcosa si sta muovendo e io ne sono fiero».

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