Ospedali

«Sanità al collasso, serve una svolta»

Un imprenditore con ventidue cliniche, l'ex presidente di Migros e un progetto di cure integrate dal Giura al Ticino
Antoine Hubert e Fabrice Zumbrunnen.
Davide Illarietti
23.07.2023 10:41

Uno ha cominciato come apprendista elettricista, poi venditore di telefoni cellulari negli anni ‘90, oggi ha un «impero» sanitario con 22 cliniche sparse per il paese. L’altro è laureato in economia a Neuchâtel, ha scalato la grande distribuzione fino a diventare presidente della direzione della Migros: poi a ottobre scorso - a sorpresa - le dimissioni. Antoine Hubert e Fabrice Zumbrunnen all’apparenza hanno poco in comune. Vallesano Hubert, neocastellano Zumbrunnen, manager d’alto borgo Zumbrunnen con curriculum e contegno da «tecnico» - tra le altre cose è stato e rimane tutt’oggi presidente del Cda di Banca Migros -, Hubert self made man all’americana, «scheggia impazzita» con percorso fulmineo e irregolare, interessi che spaziano dall’hotellerie alla sanità.

Ma se camminano insieme per i corridoi della clinica Sant’Anna di Sorengo, in una calda mattina di fine luglio, un motivo c’è. Il motivo è il progetto comune di creare una rete di cure integrate che punta, nientemeno, a «rivoluzionare il sistema sanitario svizzero». Le parole sono naturalmente di Hubert, che da vallesano verace - ma con origini ticinesi: la famiglia materna era di Bellinzona - non usa mezzi termini. «Il sistema attuale è semplicemente destinato al collasso» dice davanti a un caffè in una pausa tra un incontro d’affari e l’altro. «Cercare strade nuove è imperativo per chi opera nel settore e siamo convinti che il nostro progetto sarà la chiave di volta». Se a dirlo fosse chiunque altro, sarebbe difficile crederci.

Galassia privata

Ma la storia di Hubert sembra dimostrare che tutto è possibile. Il 57enne, che della clinica Sant’Anna è proprietario (acquistata assieme alla Ars Medica di Gravesano nel 2012), ha iniziato con un apprendistato da elettricista e non nasconde di avere «venduto per un certo periodo i primi rudimentali telefoni cellulari» prima di darsi all’intermediazione immobiliare. Il salto è arrivato «quando mi sono imbattuto in una clinica vodese in difficoltà finanziarie» racconta. «All’inizio non ne volevo sapere di comprarla, non era il mio settore. Poi mi sono appassionato. La medicina è molto più interessante degli appartamenti».

La clinica di Genolier era solo la prima di una lunga serie di operazioni: acquisto, ristrutturazione, rilancio. Oggi Hubert è a capo di un gruppo con 60 centri medici in tutte e tre le regioni linguistiche e oltre 4mila collaboratori (2250 medici). Tramite queste strutture ha offerto cure a più pazienti (623mila ambulatoriali) di qualunque medico in Svizzera e la sua specialità sembra essere quella di «rimettere in sesto cose che non funzionano».

«Puntiamo alla stabilità dei costi»

Il sistema sanitario, in Ticino come altrove, dal suo punto di vista ha senz’altro bisogno di essere rimesso in sesto. «Il problema dei rincari inarrestabili è evidente e la colpa non è né delle casse malati né dei medici né dei pazienti» sottolinea. «Semplicemente, un sistema senza concorrenza sulle tariffe da una parte, e premi liberi dall’altra, prima o poi è destinato ad esplodere». La nuova cura per un «male» vecchio e pluri-diagnosticato nasce nel Giura Bernese. Due ospedali della galassia facente capo a Hubert (il gruppo Swiss Medical Network) a partire dall’anno prossimo inaugureranno una rete di cure integrate «con bassi premi e alta qualità di cure» ma soprattutto una struttura societaria innovativa. Ne fanno parte come azionisti oltre al prestatore di cure (Swiss Medical Network appunto) anche il canton Berna e l’assicuratore Visana, che a inizio mese è entrato nel capitale di Swiss Medical Network con una partecipazione dell’11 per cento.

Proprio «la convivenza all’interno di un solo organismo di tutti i soggetti coinvolti nella filiera delle cure» secondo Hubert e Zumbrunnen è l’elemento di maggior tenuta, e di controllo dei rincari. Quello che gli «scettici» già tacciano come un possibile conflitto d’interessi (compreso il consigliere di Stato De Rosa) in realtà «è la garanzia del fatto che i costi verranno contenuti» sottolineano i due manager. «Cosa che con il sistema attuale non avviene».

Qui entra in gioco Zumbrunnen. All’interno di Migros l’ex presidente è stato a lungo la «mente» dietro a Medbase, la rete di centri medici affiliata al gigante arancione: dopo aver sviluppato un’offerta integrata che arriva fino alle farmacie (ultimo tassello potenziato con recenti acquisizioni) ha sentito il bisogno di fare il passo successivo. «Uno dei principali problemi del sistema sanitario attuale è che è composto da attori che lavorano per conto proprio, con interessi diversi» ragiona Zumbrunnen. «È come se nel costruire una casa ogni operaio si occupasse solo di un pezzo, senza architetto. Il risultato difficilmente starà in piedi».

Shopping in Ticino

Nel progetto che prende il via nell’Arco giurassiano, le cose stanno diversamente. «Per la prima volta abbiamo un assicuratore e un fornitore di cure che condividono profitti e perdite, offrendo al paziente la garanzia di una stabilità» spiega Zumbrunnen. «È una sfida appassionante da cui mi aspetto molte soddisfazioni nel prossimo futuro». Il ‘‘corteggiamento’’ tra i due manager è durato «diversi anni, forse una decina» finché «è semplicemente arrivato il momento giusto». I prossimi passi dopo l’avviamento dell’esperimento giurassiano (ma «non è un esperimento» corregge Hubert, perché «non c’è dubbio che funzionerà») si stanno già muovendo. «Stiamo lavorando ad espandere il modello nei cantoni dove siamo già presenti tra cui naturalmente il Ticino» conferma Hubert. Il piano operativo prevede l’apertura di studi medici - «o l’acquisizione di realtà già esistenti» - e l’implementazione di un servizio di spitex - anche questo «da acquistare o realizzare da zero» - per le cure a domicilio. Fondamentali, perché «assieme agli screening preventivi sono la chiave per evitare degenze ospedaliere non necessarie».

Delle trattative in Ticino sono già state avviate. Sotto lo sguardo non troppo contento del Cantone che, abbandonata l’idea di acquisire la principale clinica privata ticinese - idea ventilata nel 2016 dal Consiglio di Stato: «Figurarsi, impossibile» tronca oggi Hubert- preferisce concentrarsi sull’ospedale universitario. «Un progetto insostenibile dal punto di vista economico» secondo l’imprenditore. «Non porterà ad altro che maggiori costi, esattamente quello che noi vogliamo evitare». Sogni diversi, strade diverse. Chissà che prima o poi non tornino a incrociarsi.

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