Il commento

Sarà una corona di spine

Il regno di Carlo III deve affrontare una crisi di popolarità. Soprattutto nelle ex colonie
Alessandro Carlini
07.05.2023 06:00

Pesa circa due chilogrammi la corona di Sant’Edoardo adagiata sulla testa di re Carlo III all’abbazia di Westminster nel passaggio epocale della storia della monarchia britannica. Il rituale dell’incoronazione, vecchio di secoli, è stato rinnovato per volere di Carlo, che è voluto apparire più moderno dando un tocco di sobrietà di fronte della disaffezione di alcune parti della società verso la famiglia reale dopo la morte della regina Elisabetta II, punto di riferimento di una nazione intera.

I tempi cambiano e Carlo III ne è consapevole: c’erano meno invitati alla cerimonia, 2000 fra dignitari e vip contro gli 8000 per la sovrana nel 1953. Ma soprattutto Carlo, nonostante il titolo di Difensore della Fede a lui attribuito in quanto capo supremo della chiesa anglicana, ha scelto un rituale inclusivo per coinvolgere i rappresentanti di altre confessioni cristiane e perfino di altre fedi (islam, ebraismo, induismo, buddismo, religione sikh) praticate in un Paese multietnico.

Decine di milioni di persone da tutto il mondo hanno seguito in diretta tv la cerimonia dell’incoronazione segnata da riti e simboli radicati nella storia secolare della monarchia. A partire dal riconoscimento, ossia la tradizionale introduzione ai sudditi, un tempo demandata agli araldi, della figura del nuovo monarca, con la formula del «God Save the King» riecheggiata dai presenti, poi la presentazione a Sua Maestà delle insegne regali: il globo d’oro e i due scettri sormontati da una croce e da una colomba, a simboleggiare rispettivamente le radici del suo potere temporale e le sue prerogative spirituali. Il giuramento è avvenuto sul trono medievale di Sant’Edoardo, collocato sulla Pietra del Destino (oggetto storico conteso per secoli dalla Scozia e ora trasferito a Londra solo in prestito dal castello di Edimburgo) seguito dall’antico rito dell’unzione con l’olio santo.

La cerimonia è stata ripetuta in forma più snella per la regina Camilla, che ha indossato la corona realizzata a inizio ‘900 per la regina Maria, moglie di Giorgio V, privata tuttavia di alcuni diamanti d’epoca coloniale rivendicati oggi dall’India. E proprio le ex colonie che protestano contro la monarchia e questo rappresenta un’altra sfida per Carlo, a partire dalle richieste di scuse pubbliche, e quindi di risarcimenti, per il passato di saccheggio e schiavismo in arrivo dai nativi dei reami del Commonwealth in cui il sovrano è capo di Stato, fino alle pulsioni repubblicane di nazioni desiderose di tagliare l’ultimo legame con la corona. Dopo Barbados diventata repubblica si è fatta avanti la Giamaica con la stessa intenzione: l’isola non ama il nuovo re a differenza dell’affetto provato per Elisabetta II, oltre al Belize e Antigua e Barbuda, ma se ne discute anche in Canada e Australia.

Mentre secondo i sondaggi nel Regno Unito la monarchia è sostenuta da circa il 60% dei sudditi ma fra i più giovani la popolarità crolla al 32%. Intanto i repubblicani rialzano la testa e al grido di «Not My King» (non è il mio re). È stata una lunga giornata per re Carlo la cui corona non sarà senza spine viste le tante incognite nel futuro del suo regno.

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