Società

Si fa presto a dire italianità

Una mostra al Museo nazionale celebra lingua, cultura e stile di vita
© CdT / Archivio
Red. La DomenicaeAts
16.07.2023 13:35

La Svizzera è l’unico Paese europeo oltre all’Italia ad avere lingua e cultura italiana proprie. E allora in che modo la presenza italiana caratterizza la Confederazione? Quale ruolo svolgono - e hanno svolto - i movimenti migratori della manodopera italiana nel XIX e XX secolo? Come nasce l’italianità come concetto e valore nella Confederazione? Il Museo nazionale svizzero di Zurigo riflette, offre uno spaccato culturale e sociale e mette in evidenza lo stile di vita italiano adottato da molti elvetici in una mostra. 

La Vespa, lo Spritz, il panettone: sono tutti prodotti che appartengono ormai da tempo allo stile di vita svizzero. L’italianità è stata trasportata oltre Gottardo dai molti lavoratori provenienti dalla vicina Penisola e dagli abitanti della Svizzera italiana. A partire da venerdì scorso, dunque, a Zurigo è possibile visitare un’esposizione dedicata al patrimonio culturale «immateriale» dal titolo «Esperienze della Svizzera - Italianità». Si spiega nel sito della mostra: «Nella Svizzera di oggi una sensibilità meridionale fa oramai parte della quotidianità. L’italianità è legata soprattutto all’immigrazione dalla vicina Penisola. Ma esiste anche una «italianità autoctona», in Ticino e nei Grigioni. Nel corso del tempo, uno stile di vita italiano è stato adottato da molti svizzeri e oggi se ne vedono le tracce in tutto il Paese: a Basilea non meno che a Vevey o a Sion, nelle strade di Zurigo come nel centro storico di Bienne. Fa parte del patrimonio culturale immateriale». Ma il cammino verso l’odierna «Svizzera mediterranea» non è stato sempre facile, intrecciandosi, sul piano individuale, con molte belle, ma anche tristi pagine di vita. 

Dieci testimoni diretti raccontano, attraverso proiezioni video, cosa significa per loro il concetto di italianità. Tra loro ci sono ex lavoratori stagionali, cittadini ticinesi, una frontaliera, ma anche persone che sono immigrate di recente nonché una rappresentante di un’ex colonia italiana.

Le due identità

La storica Denise Tonella, ticinese di Airolo e direttrice del Museo nazionale svizzero (dall’aprile 2021) nonché  co-curatrice della mostra, racconta a Keystone-ATS di essere rimasta particolarmente colpita dalla domanda di un testimone contemporaneo: che cosa conta di più? Il luogo di nascita, il luogo di residenza, il luogo in cui si muore, oppure il luogo in cui si viene sepolti? Questa «oscillazione tra diverse identità, caratterizza fortemente la mostra», afferma Tonella.

Con «Italianità», il Museo nazionale di Zurigo lancia inoltre un nuovo formato espositivo denominato «Esperienze della Svizzera», che si concentra in particolare su testimonianze dirette. Destini ed esperienze raccontate da testimoni offrono al pubblico del museo uno sguardo ricco di sfaccettature sulla storia contemporanea della Svizzera. Ogni anno verrà proposto un nuovo tema.

«Le voci dei testimoni contemporanei offrono una visione sfaccettata della storia recente e si rivolgono anche a quei gruppi di popolazione che forse in precedenza pensavano che il loro mondo non si trovasse nel Museo nazionale», afferma la direttrice. Anche per questo motivo, la coppia di curatori formata dalla stessa Tonella e da Jose Cáceres Mardones ha optato per una forma espositiva che possa trasformarsi in un «luogo di incontro». L’intera mostra è allestita come un’arena e sono previsti diversi eventi sul tema dell’italianità, tra cui uno con l’Università di Berna. Dall’inizio del nuovo anno scolastico anche allieve e allievi (si possono organizzare visite) entreranno in contatto con testimonianze dell’epoca e approfondiranno temi che metteranno in luce l’italianità odierna.

Contatto con l’Italia

Per Tonella, 43 anni, cresciuta appunto in Ticino, non c’è dubbio che la Confederazione sarebbe un Paese diverso senza la Svizzera italiana. «Il contributo della Svizzera italiana è fondamentale per il Paese. Molti non sanno che il Ticino svolge un ruolo importante nell’intrattenere buoni rapporti commerciali e diplomatici con la vicina Penisola», spiega la direttrice. Non sono solo le conoscenze linguistiche a portare vantaggi, ma anche un bagaglio culturale comune. Tonella è convinta che questa sia una «forza» di cui la Svizzera potrebbe beneficiare ancora maggiormente. La lingua italiana, aggiunge, potrebbe essere promossa maggiormente nel resto della Svizzera. L’inglese, in qualità di lingua franca, ma anche lo spagnolo o il cinese come materie di studio facoltative alle scuole secondarie minacciano di spodestare la terza lingua nazionale.

Un umorismo diverso

Negli anni Settanta, lo stile di vita italiano era ancora qualcosa di «estraneo», osserva Tonella. L’olio d’oliva era poco usato nelle cucine locali, la pizza veniva farcita con il formaggio Gruyère o il Gala. Oggi, la cultura e il carattere italiano appartengono alla Svizzera in modo imprescindibile - è divenuta una «componente intrinseca», come afferma la storica.

Tonella è nata in Ticino, ma vive da 25 anni a nord delle Alpi. A volte le manca l’umorismo della sua terra. Dopo alcuni anni trascorsi oltre Gottardo, però, ha imparato «a capire l’umorismo svizzero-tedesco», aggiunge ridendo. Tuttavia, ritiene che in Ticino le persone scambino qualche chiacchiera più sovente e ridano di più. Per allestire la mostra sono stati coinvolti per la consulenza scientifica  Gianni D’Amato, sociologo e docente all’Università di Neuchâtel  e direttore del Swiss Forum of Migration and Population Studies; Francesca Falk, docente di storia delle migrazioni a Berna;la sociologa dell’Unversità di Neuchâtel Rosita Fibbi e lo storico delle migrazioni dell’Università di Ginevra Toni Ricciardi.

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