Si fa presto a dire «otorinolaringoiatria»

Da reparto quasi esclusivamente ospedaliero, a reparto che svolge ricerca e, grazie al lavoro di équipe, si apre anche ad altri ambiti medici. Insomma, standardizzazione delle cure sfruttando i protocolli internazionali, metodologia e raccolta dati per verificare difficoltà e successi delle terapie e approccio multidisciplinare, sono le tappe del percorso che ha imboccato il Servizio di otorinolaringoiatria dell’Ente ospedaliero cantonale. Un salto di qualità coordinato dal Prof. Matteo Trimarchi, da poco più di un anno nuovo primario. Trimarchi, medico e professore di ruolo di otorinolaringoiatria nella Facoltà di Scienze biomediche dell’Usi, Istituto di medicina umana, è un professionista aperto alle novità, come la tecnologia applicata alla medicina. Nel 2019, ad esempio, è stato il primo (quando ancora lavorava in Italia) a effettuare un intervento a distanza utilizzando la rete 5G. «È stato un esperimento, la Vodafone voleva dimostrare che la chirurgia robotica può avere successo anche da remoto (la distanza era di 12 chilometri) e che si può lavorare con precisione senza fili anche dove non c’è cablaggio, assicurando nel contempo una buona velocità di trasmissione di dati», racconta Trimarchi.
Un intervento simulato in 5G
L’idea di effettuare un intervento simulato, la rimozione di un polipo, era nata da una collaborazione fra la compagnia di telefonia, l’ospedale San Raffaele di Milano e l’Istituto italiano di tecnologia di Genova. «In realtà poi quell’intervento - aggiunge il primario - è rimasto appunto un esperimento. Questa strada è ancora lontana. Perché in medicina il fattore umano è indispensabile. Se un chirurgo che si trova a New York opera un paziente che si trova a Lugano e accade un imprevisto, perché un minimo di rischio va sempre calcolato, chi interviene? Se per un attimo manca la connessione, che succede? Ecco perché la presenza del chirurgo, come dicevo, è sempre importante. Poi, è vero, la tecnologia aiuta, aiuta tanto. Prendiamo l’intelligenza artificiale sfruttata nel campo della ricerca, sta aiutando a fare passi avanti, ma non basta. Soprattutto nel nostro settore, l’otorinolaringoiatria, abbiamo una chirurgia complessa, delicata in ogni suo ambito».
Trimarchi è stato a lungo direttore della Scuola di specializzazione otorinolaringoiatria dell’istituto universitario di ricovero e cura a carattere scientifico del San Raffaele di Milano e professore associato dell’Università Vita e salute. Ha trascorso periodi di lavoro e formazione a Londra e in America (in particolare ad Harvard, Boston e alla Mayo Clinic che ha sedi a Rochester nel Minnesota, Jacksonville in Florida e Phoenix in Arizona), mentre ha al suo attivo oltre cento articoli scientifici e un manuale di otorino. E a Lugano ha portato il suo prezioso bagaglio d’esperienza. «Quello che è stato fatto in questi mesi - racconta - è stato riposizionare, ripensare il reparto, trasformarlo da un servizio clinico, prettamente ospedaliero, a un reparto dove si fa anche ricerca. Personalmente sono molto contento di portare avanti questo progetto con la fiducia dell’Eoc. Oggi possiamo dire ai pazienti ticinesi che grazie a ricerca e offerta clinica chi ha necessità di essere preso a carico da noi riceverà lo stesso livello di cura e assistenza paragonabile ai grandi centri ospedalieri di riferimento. Qui, in sinergia anche con Mendrisio, Bellinzona e Locarno, con cui stiamo sviluppando progetti trasversali, garantiamo esattamente le stesse cure e gli stessi interventi. Non solo. Personalmente ho lavorato per 21 anni al San Raffaele di Milano, considerato uno degli ospedali all’avanguardia non solo in Italia, e posso dire che a Lugano il livello di offerta in ambito otorinolaringoiatrico è di altissimo livello. Non per nulla a settembre, nell’ambito di un evento che stiamo organizzando, arriveranno a Lugano alcuni dei chirurghi e degli specialisti più famosi al mondo che illustreranno il loro lavoro di ricerca».
Tre diverse specializzazioni
Di fatto l’otorinolaringoiatria è una branca della medicina legata a tre principali specialità: le cure dell’orecchio, del naso e della gola. «Oggi - avverte Trimarchi – io e il mio gruppo stiamo spingendo molto verso le ultraspecializzazioni. C’è chi cura il naso, chi la gola e la laringe, chi l’orecchio, perché ognuna di queste parti del corpo ha caratteristiche precise e quando interveniamo in microchirurgia è importante sapere esattamente come muoversi. Bisogna pensare che quando si interviene in questi ambiti spesso servono operazioni che durano molte ore, come accade quando si curano i tumori. Noi ogni volta che interveniamo o seguiamo un paziente analizziamo attentamente dati e risultati per capire dove migliorare, perché un margine di miglioramento c’è sempre e il lavoro di équipe, di confronto serve proprio a questo».
I disturbi del naso
Partiamo dal naso. «In questo ambito abbiamo una strumentazione moderna, con sistemi di navigazione e una chirurgia selettiva che ci consentono di intervenire in maniera meno invasiva possibile per trattare anche patologie complicate. Bisogna tenere conto che il naso è un punto di ingresso molto importante perché ci consente di collaborare con i neurochirurghi e gli oculisti per le patologie di confine nell’orbita o nel cervello. Attualmente stiamo portando avanti studi di ingegneria nasale con il Politecnico di Milano per valutare con precisione i flussi nasali e la chirurgia virtuale». Nel reparto al dodicesimo piano del Civico e all’Ospedale Italiano, «per quanto riguarda sempre il naso gestiamo anche i casi di rinosinusite e di poliposi nasali, e lo facciamo attraverso una équipe dove ci sono diversi specialisti, allergologi, pneumologi, immunologi e naturalmente l’otorinolaringoiatra».
L’otorinolaringoiatra si occupa anche dell’aspetto estetico, perché esiste il desiderio di una persona di avere un naso diverso da quello che ha, «ricordando sempre che noi innanzitutto aiutiamo il paziente a respirare bene e che forma vuole dire anche funzione».
I rischi per la gola
Passiamo alla gola. «Per quanto riguarda la chirurgia della gola ci sono modi diversi di intervento. Possiamo operare alle corde vocali un paziente seduto su una poltrona, ad esempio per eliminare microlesioni con quello che si chiama «laser blu», che ha caratteristiche meno invasive e consente una coagulazione più efficace. Per casi più complessi o oncologici, per patologie laringee, del cavo orale e dell’ipofaringe utilizziamo il «laser CO2». Va aggiunto che qui all’Eoc noi abbiamo l’unico foniatra, il medico che si occupa specificatamente delle alterazioni della voce e dei disturbi della deglutizione , in tutto il Ticino. Inoltre, abbiamo una strumentazione che permette di individuare precocemente in un paziente eventuali lesioni precancerose».
In quest’area medica sono tre i principali tipi d’esame. La fibrolaringoscopia cioè la verifica che si effettua con un endoscopio, una minuscola telecamera che dalla narice arriva alla laringe, per capire lo stato delle corde vocali; la videostrobolaringoscopia, che valuta la vibrazione sempre delle corde vocali; la videofibroscopia con luce NBI che sfrutta l’immagine ottica e prende in considerazione la vascolarizzazione della superficie mucosa per trovare malformazioni o altre patologie.
La lotta contro i tumori
E a proposito di tumori, «collaboriamo - spiega il professore - con i chirurghi plastici in modo da poter ricostruire insieme a loro le parti dove siamo intervenuti. Perché è importante curare ma anche ricostruire».
Trimarchi crede molto nel lavoro d’équipe. «Ecco perché per quanto riguarda sempre i tumori li gestiamo con un «board multidisciplinare», dove stanno insieme un radiologo, un oncologo, un radioterapista, un anatomopatologo e un otorino. Possiamo trovare la soluzione migliore per il paziente seguendo le linee guida internazionali che sono il frutto della ricerca, di precisi protocolli scientifici e di procedure standardizzate che hanno portato ai risultati più avanzati. Si deve ragionare insieme, non è più possibile l’improvvisazione».
Per l’orecchio Trimarchi e il suo staff sono concentrati su due aspetti principali. «Le patologie - racconta ancora il primario dell’Eoc - che riguardano questo organo e il suo circuito elettrico, ovvero le alterazioni e le riduzioni dell’udito o gli eventuali disturbi che possono portare a vertigini. Anche in quest’ambito possiamo contare su sistemi avanzati come la valutazione elettrofisiologica completa delle vie uditive e le immagini radiologiche ad alta definizione che ci consentono di avere un quadro preciso».