La domenica

Sono arrivati i primi profughi

Rancate apre le porte a una famiglia in fuga da Leopoli «Ora siamo al sicuro» - FOTO
© CdT/Gabriele Putzu
Prisca Dindo
06.03.2022 07:30

«Sentivamo le sirene, il rumore dei missili in lontananza. Avevamo troppa paura. Per questo abbiamo deciso di scappare. Lo abbiamo fatto per i nostri figli». Quando la incontriamo sul sagrato della chiesa di Rancate, Olena ha negli occhi la stanchezza del lungo viaggio. Una fuga dall’orrore della guerra. E come lei il marito Volodymyr, la sorella, i nonni, e i suoi quattro figli, tra i quali la piccola Marta, che di anni ne ha appena due.

La famiglia Chaban è scappata dalla guerra provocata dai russi ed è arrivata in Ticino dopo un viaggio in auto che è durato tre giorni. Molto probabilmente sono i primi profughi ucraini che giungono nel nostro Cantone.

Le giornate a Leopoli
Fino all’altro ieri le loro giornate erano cadenzate dalle sirene di Leopoli. Ogni volta che ne sentivano il suono acuto, si precipitavano nel loro garage sotteraneo. Leopoli è una città dell’Ucraina occidentale, a una settantina di chilometri dal confine con la Polonia. Finora è stata risparmiata dagli attacchi dell’esercito del presidente russo Vladimir Putin. Ma il pericolo potrebbe anche arrivare da nord, dalla Bielorussia, alleata di ferro del padrone del Cremlino. Perciò la famiglia Chaban non si sentiva più al sicuro. Occorreva scappare. Al più presto.

Una fuga, la loro, resa possibile grazie all’amicizia che unisce il fratello di Volodymyr, Mykhaylo, che è un missionario salesiano, al prete di Rancate, Don Jan Luchowski.

Tre giorni fa Olena era rintanata per l’ennesima volta nel garage con la sua famiglia quando è giunta la telefonata del prete salesiano. «Ci siamo! Andiamo in Svizzera».

Neppure il tempo di raccogliere quattro zainetti di vestiti e del cibo, che tutti già erano in auto. Direzione Ticino.

Nel frattempo a chilometri e chilometri di distanza era scattata la gara della solidarietà. «C’è una famiglia ucraina in fuga dalla guerra, l’aiutiamo? » aveva detto padre Luchowski durante la messa di mercoledì scorso.

Una moltitudine di volontari

Detto, fatto. Nel giro di 48 ore una moltitudine di volontari di Rancate e di Besazio ha arredato un bell’ appartamento messo a disposizione del consiglio parrocchiale di Rancate. Libri, medicamenti, peluche, padelle, maglioni, cibo. Il tutto ben disposto nelle sei stanze luminosissime che oggi hanno accolto la famigliola ucraina.

«Loro dovrebbero avere un permesso speciale S. Ma per capire il loro statuto attendiamo le disposizioni federali, cantonali e comunali in materia di rifugiati», spiega il «deus ex machina » dell’operazione di solidarietà, il presidente del consiglio parrocchiale di Rancate Fausto Calderari.

E mentre i piccoli Svistoslav, Mykhaylo e Liubomyr prendono possesso delle loro camerette, Olana confabula con il marito. Lui è l’unico della famiglia a non sfilarsi lo zainetto. Volodymyr non resterà a Rancate, ma farà subito ritorno a Leopoli insieme al fratello. Il missionario salesiano continuerà ad aiutare gli orfani dell’Ucraina, mentre il marito di Olena combatterà per la sua Nazione. «Lì - spiega - c’è la mia gente, la mia casa. Voglio (e devo) tornare per difendere la mia Patria. Ora la mia famiglia è salva. Ed è ciò che m’importa».

Già 150 registrati
Intanto dall’inizio della guerra e sino a tre giorni fa circa 150 persone sono giunte dall’Ucraina e si sono registrate nei centri d’asilo federali. La Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha spiegato tuttavia che il numero di registrazioni è in crescita. Oltre seimila famiglie svizzere in questi giorni hanno detto, attraverso la piattaforma Campax, d’essere disponibili ad accogliere profughi ucraini. Infine, secondo le organizzazioni umanitarie sarebbero già un milione le persone in fuga dall’Ucraina.

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