«Sull'autogestione serve una svolta»
La cultura alternativa indipendente e anche l’autogestione sono un tema cantonale. Cristina Zanini Barzaghi, ex municipale PS di Lugano, ne è convinta. Ecco perché, di fronte alle richieste dell’associazione Idra, promotrice nel 2023 della Straordinaria-Tour Vagabonde, individua e propone degli spazi vuoti e dismessi dal Cantone che potrebbero essere messi a disposizione subito. «Il Cantone potrebbe ad esempio dare temporaneamente in gestione all’associazione Idra una parte degli edifici che fino a pochi anni fa occupava la SUPSI a Trevano – spiega, prima di entrare nei dettagli -. Alcuni di questi, che oggi sono dismessi, sono gli ex laboratori dei materiali, che sarebbero assolutamente congeniali ai bisogni della Straordinaria». Tutto questo anche se si tratterebbe di una sistemazione provvisoria, in quanto il Cantone ha previsto di realizzare in quel luogo una nuova piscina per il Centro professionale. «Ma prima di allora passeranno ancora alcuni anni», precisa Zanini Barzaghi.
Molti luoghi sottoutilizzati
Ma quelli per associazioni come Idra, in realtà, sarebbero solo alcuni degli spazi vuoti che all’ex municipale piacerebbe vedere dedicati a questi scopi. Ci sono molti luoghi sottoutilizzati in Ticino di cui non si capacita come possano rimanere tali a lungo senza essere messi a disposizione di chi è interessato. «L’area dell’ex Monteforno è vuota – riprende - le vecchie centrali della Biaschina e del Ritom saranno presto svuotate perché si stanno costruendo quelle nuove, nell’area delle Ferriere Cattaneo a Giubiasco ci sono degli spazi stupendi che rischiano di venire cancellati. Davvero non riesco a capire perché dobbiamo cancellare tutto il nostro passato industriale, quando può regalarci ancora degli edifici solidi e convenienti, interessanti per eventi e realtà che ne hanno bisogno come il pane, come ad esempio il Centro artistico MAT, la Fondazione Teatro Lombardi, la Compagnia Finzi Pasca, solo per citarne alcuni». Anche perché in Svizzera si vede spesso che gli enti pubblici sono in grado di dare valore agli edifici dismessi. «Da decenni la città di Zurigo si è fatta parte attiva nell’acquisto di immobili – continua Zanini Barzaghi - e con il progetto «Raumbörse» offre spazi comunali in affitto a prezzi accessibili a operatori culturali, associazioni, gruppi e anche piccole attività economiche come le startup. Ciò crea parecchia vitalità e incentiva la creatività in ogni fascia di popolazione, non sono nei giovani».
Gli strumenti giusti
Quando si parla di cultura indipendente nulla è impossibile, insomma. Basta crederci. E applicare gli strumenti giusti. Strumenti come quelli sempre in voga nel resto della Svizzera che all’atto pratico sono delle convenzioni, meglio, dei contratti pensati allo scopo, con i quali gli enti pubblici accordano a enti e associazione degli spazi sulla base di regole e prestazioni chiare. Ma a differenza di quanto accade in Ticino non rappresentano delle eccezioni, ma la regola. Zanini Barzaghi porta l’esempio di un’ex piscina di Lucerna, oggi dismessa, che il Comune ha dato in gestione a un insieme di associazioni che promuovono attività culturali, concerti, conferenze, incontri e utilizzano gli spazi anche come atelier. «A Berna invece, in Fabrikstrasse, proprio nella Scuola Universitaria Professionale, che è in un’ex area industriale riconvertita, uno dei vecchi fabbricati è ora una piccola osteria molto apprezzata, gestita da giovani». Lucerna e Berna non sono due grandi aree metropolitane. Eppure… eppure gli enti pubblici si dimostrano sensibili nei confronti delle attività giovanili, non solo ricreative, e della cultura alternativa indipendente. «Perché invece in Ticino non si riesce a fare niente di tutto questo? Sembra quasi che qui non si voglia parlarne a prescindere».
In realtà qualcosa, soprattutto a Lugano, si sta muovendo grazie all’esperienza della Straordinaria-Tour Vagabonde che all’inizio del 2023, in soli tre mesi, ha portato in città quasi 30mila spettatori e ha dimostrato la necessità di un nuovo approccio verso la cultura alternativa indipendente. La Città, in particolare, sembra intenzionata ad andare incontro alla richiesta di nuovi spazi dell’associazione Idra, che è stata la promotrice della Straordinaria. Alle intenzioni per ora non è seguito nulla di concreto. Per ora.
Come pure resta in sospeso anche l’esperienza ventennale del Centro sociale il Molino. Un’esperienza diversa, di contenuti e di visioni, da quella della Straordinaria. Che però si sovrappone a essa quando si parla di spazi, dato che è dall’occupazione dei Mulini Bernasconi di Viganello negli anni ’90 che Città e Cantone sono alla ricerca di soluzioni. A volte trovate, altre sfumate.
Il Molino e l’ex Macello
Zanini Barzaghi, come responsabile dell’edilizia pubblica, è stata l’ultima municipale a visitare il centro sociale del Molino all’ex macello. Era il 2013. «Ho avuto modo di vedere tutti gli spazi, dalla sala concerti allo spazio-cinema, dalla biblioteca al bar e, devo dire che il centro sociale non era completamente disastrato, anzi». Undici anni dopo quel sopralluogo restano solo le macerie e una vertenza «che sembra messa in un cassetto». In effetti, molte cose sono cambiate dal 2013. Zanini Barzaghi non è più in Municipio: è in Gran Consiglio a Bellinzona ed è tornata a lavorare a tempo pieno come ingegnere civile. Dopo aver pianificato per la Città, è insomma ritornata a progettare per gli altri, ma continua a dare uno sguardo attento a quanto avviene sul territorio. Ed è soprattutto dispiaciuta che a quattro anni dal progetto di riqualifica dell’area dell’ex Macello tutto sia ancora in alto mare. «Avevamo trovato un punto di partenza per rivalorizzare l’intero comparto, mentre oggi quello spazio si sta degradando ogni giorno di più, con delle macerie che non si possono toccare. Alla fine, visto come sono andate le cose, era meglio lasciarlo occupato da qualcuno».
Non è andata così. I molinari sono stati sgomberati nel 2021 e nel corso dello stesso giorno, era la notte del 29 maggio, una parte del centro sociale è stata anche abbattuta, dando vita a lunghe procedure penali. Certo, con i se e con i ma non si fa la storia e anche Zanini Barzaghi ammette che con i molinari era complesso intavolare delle discussioni. «Per dialogare bisogna creare un rapporto di fiducia reciproco: è difficile trattare se si comunica con e-mail alla stampa e post sui social media. Vale per ambo i fronti». Vero è che nemmeno il Municipio e il Consiglio Comunale si sono dimostrati aperti sulla questione. Si era infatti già deciso da tempo che i molinari se ne sarebbero dovuti andare non appena il nuovo progetto di riqualifica del comparto, chiamato Matrix, fosse partito. Ancora Zanini Barzaghi. «Avrei preferito lasciare aperta una porta e discutere una collaborazione con i molinari, cammin facendo, ma ho dovuto rispettare le decisioni della maggioranza».
Non è essere pro o contro i molinari, «ma poi chi sono davvero i molinari?», si chiede l’ex municipale. «Al loro interno convivono diverse anime, alcune più radicali. Le trattative sono perciò difficili: abbiamo proposto degli spazi alternativi all’ex macello come l’ex depuratore della Stampa, che è un’area idonea per un centro sociale, senza risultati».