Troppo belle per essere autentiche

Nel mondo della moda, le borse di lusso sono da sempre un simbolo di status e ricchezza. Ma negli ultimi anni, un nuovo fenomeno sta scuotendo l’industria: le borse contraffatte - ma praticamente uguali alle originali - note tra gli addetti ai lavori come «superfake» (super falsi). Sono diventate sempre più realistiche e difficili da distinguere dalle originali. Queste borse provengono per la gran parte dalla Cina, come comunica l’UDSC (Ufficio federale delle dogane e della sicurezza dei confini) e hanno una qualità molto superiore rispetto ai prodotti contraffatti di una decina di anni fa. Inoltre, i tempi di produzione sono così rapidi che queste borse arrivano sul mercato poco dopo gli originali. E allora, se esce un nuovo modello, non bisogna più aspettare qualche stagione per sperare di accaparrarselo nell’outlet di turno.
L’ultimo anello della catena
«Siamo arrivati al punto in cui è possibile vedere qualcosa in stagione replicato all’interno di quella stessa stagione», racconta a La Domenica uno store manager di un noto brand di lusso che - tra le tante boutique in giro per il mondo - ne ha una anche in via Nassa a Lugano. Tuttavia, per comprendere la filiera di distribuzione e produzione di borsette false abbiamo contattato due «negozi online» rintracciati - facilmente - su Instagram. A loro avviso è cambiato l’approccio dei consumatori, oltre ad essersi verificato negli ultimi anni un evidente aumento dei costi di produzione. Molti prodotti di lusso sono diventati inaccessibili a una fascia di persone che un tempo poteva permetterseli e che si è messa alla ricerca di alternative. Il secondo fattore è l’abitudine sempre più diffusa a comprare online e la minore resistenza a usare e-commerce cinesi. Questo fa sì che per i venditori cinesi di merce contraffatta sia molto facile arrivare ai mercati occidentali. Un po’ come i due venditori da noi contattati: non sono cinesi, e sono solo l’ultimo anello di una lunga, lunghissima catena. Loro non conoscono neanche chi produce e dove esattamente, «siamo intermediari: vendiamo il prodotto, comunichiamo al contatto in Cina l’ordine che viene spedito direttamente all’acquirente. Noi la merce manco la vediamo», spiegano, «io ho una piccola provvigione sulla vendita, che comunque, sulla quantità mi permette di arrotondare con circa 1500/2000 euro al mese», confida uno dei due. L’altro preferisce «non parlare di soldi».
Tarocco? «Fa niente. Mi piace»
Ed è anche l’approccio delle persone nei confronti dei prodotti contraffatti che è cambiato. Oggi - evidentemente - si prova meno vergogna ad andare in giro con una borsa falsa ed è più diffusa la convinzione che spendere poco per avere qualcosa di contraffatto ma molto simile all’originale sia un buon compromesso. Basta farsi un giro per Via Nassa che potrebbe tranquillamente essere ribattezzata «Via Birkin» visto il numero di signore - anche giovanissime - a spasso con il loro gioiello di Hermes da minimo 10’000 chf sull’avambraccio. Ed «è solo una borsa dicono alcune». Ma il dubbio sorge spontaneo: quante veramente possono permetterselo? Il «gioiello» originale, si intende.
Status e ricchezza
Il fatto stesso di «aggirare» le regole imposte dalle grandi multinazionali del lusso comprando in un mercato parallelo più economico è visto probabilmente come un’operazione di «democratizzazione» della moda, più che qualcosa di immorale. E a lanciare questa riflessione, quasi a giustificare il loro operato, sono gli stessi «venditori del falso». Tuttavia, l’acquisto di borse contraffatte solleva anche domande etiche. Ci siamo mai chiesti cosa rende - davvero - una borsa «autentica»? E cosa significa per la nostra società quando i simboli di status e ricchezza possono essere facilmente replicati e acquistati da chiunque? «Io vendo solo ‘‘top quality’’» dice uno dei due venditori. Se la borsa può essere riconosciuta come falsa, non sarebbe un acquisto utile o no?». Mi domanda con aria provocatoria e con un marcato accento del sud Italia.
La spesa frenetica
Nel 2022 in Svizzera - comunica l’UDSC - sono stati effettuati in dogana 7964 interventi per un totale di 62.6 milioni di CHF (cifra corrispondente agli originali paragonabili, specificano. E tra questi interventi l’80.9% riguardano il comparto moda (borse, abbigliamento, calzature). Già nel 2021 il numero di interventi era stato molto alto (quasi 6000). Sarà forse stata la pandemia ad aumentare la popolarità delle borse contraffatte? Non si può negare quella combinazione assassina di malessere da quarantena, frenetica spesa per hobby e aumento delle vendite tramite siti di social media come Instagram. Questo mix ha sicuramente spinto la consapevolezza dei consumatori da un lato, ma anche il fervore e la bramosia per queste imitazioni iperrealistiche dei modelli iconici di lusso.
Quasi impossibile riconoscerle
Un altro dipendente di una boutique di lusso della via dello shopping di Lugano si lascia scappare: «Alcuni colleghi mi hanno raccontato di qualcuno che si è presentato in negozio dicendo che la borsa si era danneggiata, e non hanno capito subito che non si trattava di un originale», questo perché i falsi stanno diventando così perfetti al punto che le differenze si riducono a minime, quasi impercettibili incisioni interne, o ai punti di cucitura.
Ma cosa significa indossare una borsa di lusso? «Queste borse saranno anche molto simili alle originali - spiega il dipendente - tuttavia non hanno nulla a che fare con la magia, il servizio, l’esperienza che possiamo garantire noi in negozio». Ed è proprio questo il punto. Assistiamo ad una vendita, osserviamo i rituali, e guardiamo uscire la cliente dopo l’acquisto. Se sulla sua spalla si appoggia l’iconica 2.55 di Chanel - quella vera si intende - essa le trasmette quell’intangibile e impercettibile senso di prezioso, che fa sentire te stesso prezioso, forse un po’ unico, e differente dagli altri. E tutti noi in questa incredibile epoca di instabilità, di insicurezza e di modelli sfasati, abbiamo bisogno di una piccola spinta, di un incoraggiamento che appoggiato sulla spalla ci faccia sentire più speciali che quando indossiamo la borsetta a 39.90 CHF.
Tuttavia questa è una illusione. Chiaramente. Una illusione di massa: ma il business della moda, non riguarda forse proprio quell’illusione di massa? E fino a che punto un’illusione di massa diventa realtà?

I controlli al valico sono rigorosi
Districare il problema della duplicazione nell’industria della moda è un po’ come cercare di riavvolgere matasse e matasse di filato aggrovigliato. Le case di stilisti spendono miliardi per combattere le «copie», ma anche le vere Balenciaga Neo e le Gucci Dyonisus sono prodotte con macchine e modelli. E inevitabilmente si solleva la questione di cosa - esattamente - sia unico in una borsa autentica?
Ma in questo ginepraio, tra sensi di colpa, democratizzazione della moda, eticamente scorretto, qualcosa di sicuro c’è: i falsi in Svizzera non possono entrare. E allora ci siamo chiesti come funziona il sistema doganale svizzero quando si tratta di fermare le borse contraffatte? «Sono vietate nel territorio», spiega Nadia Passalacqua, portavoce per la Svizzera italiana UDSC.
Il sospetto
«Se un titolare del diritto sospetta che vengano introdotti o esportati in Svizzera dei prodotti contraffatti, può presentare una domanda d’intervento all’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC)». Infatti se i collaboratori dell’UDSC sospettano che le merci possano essere contraffatte, le trattengono. Il periodo di «stallo» va dai 10 a un massimo di 20 giorni e ne informano il titolare del diritto. «L’UDSC nell’ambito delle contraffazioni è solo un’autorità di constatazione», dice spiega la portavoce, che precisa, «quindi non chiede agli importatori interessati per quali motivi acquistino le sospette contraffazioni».
Per lo più piccole importazioni
Passalacqua informa che in Svizzera la maggior parte dei prodotti contraffatti viene importata come piccole spedizioni nel contesto del commercio online. «L’Istituto per la Proprietà Intellettuale (IPI) ha quindi preparato un progetto di legge che semplificherà in modo significativo la procedura di distruzione dei prodotti contraffatti in piccole spedizioni», afferma.
La distruzione
Al passaggio del confine, le contraffazioni possono essere confiscate e distrutte. Il fatto che le merci siano nuove o già usate non ha nessuna influenza. Quando si tratta della distruzione delle contraffazioni, Passalacqua spiega che l’obiettivo è quello di rendere inutilizzabili i prodotti contraffatti, impedendo così la loro reimmissione sul mercato. «A seconda del tipo e della quantità di merce, l’UDSC stesso distrugge la merce e la smaltisce secondo le norme vigenti in materia di smaltimento dei rifiuti o la fa distruggere e smaltire da un’impresa di smaltimento sotto la supervisione dell’autorità doganale», dice.
Ti ho beccato
Che faccia fanno le persone quando vengono beccate? «I proprietari di merci sospette di contraffazione trattenute vengono informati per iscritto dall’UDSC», afferma la portavoce. Tuttavia, precisa, nella maggior parte dei casi «le persone sanno di aver ordinato prodotti contraffatti e non fanno commenti sulla merce, né al titolare dei diritti né all’UDSC». Visto l’aumento di merce contraffatta negli ultimi 10 anni, al fine di combattere la contraffazione e la pirateria in modo efficace e durevole, l’UDSC sostiene Stop piracy, un partenariato del settore pubblico e privato.



Stop Piracy è un’associazione senza scopo di lucro che lavora per educare e sensibilizzare i consumatori e per promuovere la cooperazione tra le autorità e la comunità imprenditoriale.
Signora Capol, per quale motivo i numeri di borse e accessori contraffatti continuano a salire?
«Poiché l’acquisto di contraffazioni si sta spostando sempre più verso le piattaforme online, anche l’offerta di contraffazioni è in costante crescita. Inoltre, non è sempre facile identificare i prodotti contraffatti sui siti web. I giovani acquirenti, in particolare, sono anche influenzati dalle piattaforme dei social media, dagli influencer».
Le persone acquistano abbigliamento o accessori contraffatti volontariamente oppure «per errore»?
«Diversi studi (ad esempio della piattaforma online anibis.ch o dell’EUIPO) hanno dimostrato che i consumatori acquistano consapevolmente le contraffazioni».
Perché?
«In generale, è più probabile che i consumatori più giovani siano propensi a giustificare l’acquisto di prodotti contraffatti, soprattutto per questioni economiche. Ad esempio, il 50 % delle persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni ammette o tende ad ammettere che sia accettabile acquistare prodotti contraffatti quando il prezzo del prodotto originale è troppo elevato e il 41 % afferma che è accettabile acquistare prodotti di lusso contraffatti. I giovanissimi consumatori acquistano articoli contraffatti anche come status symbol».
Quindi è «il fenomeno» tra i giovani.
«Tutte le categorie di età acquistano prodotti contraffatti, ma l’ultimo studio dell’EUIPO dimostra e conferma quanto sperimentato da Stop Piracy: le categorie di età comprese tra i 15 e i 35 anni acquistano la maggior parte dei prodotti contraffatti».
In che modo sensibilizzate le persone?
«Realizziamo campagne di sensibilizzazione. Sia fisicamente, ad esempio negli aeroporti, sia attraverso apparizioni nelle scuole e nei licei. Ma naturalmente anche in modo sempre più digitale, dato che in questo caso la portata è maggiore».
Perché è sbagliato acquistare una borsa contraffatta?
«Il commercio di contraffazioni ha numerosi effetti dannosi. Ad esempio, uno studio dell’OCSE del 2021 ha esaminato l’impatto del commercio di contraffazioni sulla Svizzera. Da esso emerge che nel 2018 i proprietari di marchi svizzeri hanno subito una perdita di vendite pari a quasi 4,5 miliardi di franchi. Ciò ha un impatto diretto sui posti di lavoro: nel 2018, oltre 10.000 posti di lavoro sono stati persi in Svizzera».
Ma non solo.
«Lo Stato svizzero ha perso entrate fiscali e contributi sociali per quasi 160 milioni di franchi nel 2018 - denaro che avrebbe potuto essere investito in istruzione, servizi sociali o infrastrutture. Chi acquista un falso riceve un prodotto inferiore all’originale, anche se sembra autentico. Non c’è garanzia né assistenza post-vendita. E infine, ma non per questo meno importante: volete davvero consegnare a un gruppo di criminali i dati personali come nome, indirizzo e dati della carta di credito?».