Scenari

Un Ticino da 550 mila abitanti

Uno studio dimostra la possibilità di un Cantone XXL: «Ma la densificazione deve essere di qualità»
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
07.05.2023 06:00

In Ticino c’è posto per 553.000 abitanti, secondo la società di consulenza immobiliare Wüest Partner, che per la prima volta ha calcolato il potenziale di crescita di tutti e 26 i cantoni e semicantoni in base alle riserve di zone edificabili.

Il nostro cantone è quello che, proporzionalmente, avrebbe le maggiori possibilità di crescita. I terreni liberi sul territorio ticinese non sono molti ma in compenso ci sono tantissime aree dove le costruzioni potrebbero essere sopraelevate e densificate. Ciò che permetterebbe di aumentare la popolazione del 58% senza togliere un centimetro di spazio abitativo a nessuno.

«Prendiamo atto che ci sono riserve considerevoli, persino a Zurigo, dove c’è un tasso di sfitto praticamente nullo - reagisce Gianluigi Piazzini, presidente della Camera ticinese dell’economia fondiaria (CATEF) -. Sono risultati che sorprendono.Diciamo che questo studio entra a gamba tesa proprio in un momento in cui si è chiamati a ridefinire il dimensionamento delle zone edificabili».

In effetti tra Cantone e Confederazione è in corso un contenzioso che riguarda l’applicazione della revisione della legge sulla pianificazione del territorio approvata dal popolo nel 2013, con l’obiettivo di contrastare la dispersione degli insediamenti. Basandosi su due diversi scenari demografici - uno più positivo, l’altro più negativo - Cantone e Confederazione hanno visioni divergenti su quello che deve essere il dimensionamento dei piani regolatori comunali.

Piani regolatori generosi

Lo studio di Wüest Partner dimostrerebbe che questi ultimi sono oggi, in Ticino, molto più generosi che nel resto della Svizzera.

«È un dato di fatto che negli anni ‘70 e ‘80 i piani regolatori siano stati pompati all’inverosimile - afferma Michele Arnaboldi, professore, urbanista e professore all’USI -. Questo ha portato a uno sviluppo disordinato a scapito dell’agricoltura e delle zone verdi, a un grande consumo di territorio senza qualità».

Erano altri tempi. «Allora i valori erano quelli dell’automobile, della televisione e della casa unifamiliare - prosegue Arnaboldi -. I piani regolatori erano basati su quel concetto di sviluppo. Ma oggi questi parametri non possono più essere presi in considerazione, perché sono caduti. Tra i giovani sono sempre più diffusi il trasporto pubblico e la mobilità lenta, la tv è stata sostituita dal digitale e la casa singola è diventata un lusso per pochi».

Densificare, ma non così

C’è stato un cambiamento generazionale e culturale cui i piani regolatori non si sono ancora adeguati. «Oggi dobbiamo creare dei quartieri con una certa densità - riprende Arnaboldi - ma che sia una densità di qualità. Mi spiego. La densificazione deve prevedere la realizzazione di nuovi spazi pubblici e nuove infrastrutture, deve favorire la mobilità lenta e il trasporto pubblico.Densificare non significa limitarsi alla costruzione di tanti edifici più ingombranti, ognuno con intorno la sua piccola aiuola larga un paio di metri. Questo è semplicemente consumo di territorio senza una visione chiara e senza qualità».

L’architetto Arnaboldi ritiene che, data la sempre maggiore complessità dei regolamenti, la pianificazione andrebbe presa in mano dal Cantone.«L’autonomia comunale non ha più senso in materia di pianificazione - afferma , ilCantone dovrebbe costruire dei modelli da distribuire ai Comuni, in modo che si definiscano dei parametri più consoni alle esigenze attuali. Perché i regolamenti comunali sono sempre più complicati, ogni Comune ha esigenze diverse e tutto questo dà adito a complicazioni che spesso non permettono la realizzazione di progetti interessanti».

Il presidente della CATEF invece ritiene che i Comuni debbano poter continuare a decidere che tipo di sviluppo vogliono perseguire. «Togliere a un Comune la possibilità di gestire il suo territorio - afferma Piazzini - equivale a sparargli un colpo. I Comuni devono poter essere liberi di sviluppare i propri modelli di crescita, che talvolta possono magari prevedere anche dei ridimensionamenti delle zone edificabili, ma non per forza».

Perché se in questo momento gli scenari di riferimento dell’Ufficio federale di statistica indicano che il Ticino sarà l’unico cantone a perdere popolazione da qui al 2050 - scendendo dagli attuali 350.986 a 335.193 abitanti - ciò non significa che gli scenari non possano cambiare velocemente.

Ancora solo nel 2015 le stime prevedevano che nel 2040 la popolazione ticinese avrebbe raggiunto le 416.413 unità o addirittura, nello scenario più positivo, i 455.080 abitanti. Come sono bastati alcuni anni consecutivi di cali demografici - dovuti alla bassa natalità e alla riduzione dell’immigrazione - per far rivedere al ribasso gli scenari, potrebbero bastare pochi anni di crescita per far rivedere le stime al rialzo.

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