Reportage

Una giornata da turisti della spesa (con il Suv)

Franchigia o no, i ticinesi continuano a fare compere a Como – Ma gli «alto-spendenti» si fanno più accorti – Siamo andati a incontrarli
© CdT / Chiara Zocchetti
Davide Illarietti
26.01.2025 06:00

Alla fine, sta a vedere, aveva ragione il Ceo di Migros. Nel parcheggio della Iperal di Monte Olimpino (Como) è un via vai di «turisti» della spesa, come se non ci fosse franchigia. E non viaggiano tutti in utilitaria. Una signora del Mendrisiotto parcheggia una Mercedes classe G (150 mila franchi circa), di fianco un’altra «turista» carica sulla Tesla 135 euro di spesa. «Sono sotto il limite - chiede preoccupata - giusto?».

In un’ora di appostamento passano una ventina di auto targate TI - un quarto sono Suv - e nessuna supera la soglia dello sdoganamento. «È abbastanza difficile» ammette un dipendente dell’amministrazione cantonale che è arrivato da Bellinzona e ha speso 169 euro, ma essendo con famiglia al seguito (moglie e figlio) non si preoccupa. «Veniamo qui al massimo un paio di volte l’anno - assicura - ma anche facendo scorta è difficile spendere più di così».

Susanna, di Morbio Inferiore: «Mi capita a volte di fare la spesa anche per gli amici. Ma molte cose le compro in Ticino».
Susanna, di Morbio Inferiore: «Mi capita a volte di fare la spesa anche per gli amici. Ma molte cose le compro in Ticino».

È quanto eccepisce anche la grande distribuzione elvetica, che avrebbe voluto misure più incisive. A partire dal primo gennaio il limite dell’esenzione dall’Iva è stato ridotto dalla Confederazione a 150 franchi a persona - prima era 300 - per chi rientra in Svizzera dopo avere fatto acquisti oltre confine. La «stretta» ha generato malumori tra i consumatori, in particolare in Ticino, ma anche tra i dettaglianti per ragioni opposte: in un’intervista il numero uno di Migros Mario Irminger ha dichiarato che abbassare il limite a 50 franchi «sarebbe stato l’ideale».

Riunioni di famiglia

La polemica è arrivata fino al parcheggio dell’ipermercato di Monte Olimpino, ma a parte qualche naso storto («se la poteva risparmiare») gli scontrini sembrano fotografare un dato di fatto. «Vengo qui tutte le settimane» racconta un 40.enne di Chiasso, professione muratore. «Gli stipendi sono quello che sono, soprattutto nel Mendrisiotto, e con moglie e figlio a carico se posso risparmiare qualche decina di franchi non vedo cosa ci sia di male». La frequenza delle trasferte è inversamente proporzionale all’importo del carrello, del resto: il rischio è che la prima aumenti, per «alleggerire» il secondo. «Basta venire più spesso o venire con amici e familiari» dice una giornalista del Luganese che ha accompagnato la madre (110 euro in due).

Maria, 83 anni, Chiasso: «La francighia? Vivo da sola e vengo in Italia ogni settimana. Non ho scaricato nemmeno l'app».
Maria, 83 anni, Chiasso: «La francighia? Vivo da sola e vengo in Italia ogni settimana. Non ho scaricato nemmeno l'app».

Il piacere di «ritrovarsi in famiglia» è un effetto collaterale riscontrato in effetti anche dai funzionari doganali nelle scorse settimane: «Abbiamo notato una maggiore presenza di persone a bordo di un solo veicolo per usufruire della franchigia, come nucleo famigliare» conferma la portavoce dell’UDSC Nadia Passalacqua. «L’importo della franchigia si moltiplica infatti per il numero di persone presenti».

Niente coda in Dogana

Nel vicino valico di Chiasso-strada i collaboratori della Dogana, nel frattempo, lavorano con il consueto rigore. Nei bagagliai che si aprono per le verifiche la merce abbonda, a volte nei sacchetti dei supermercati svizzeri. «Non è previsto un aumento dei controlli - spiega Passalacqua -. Partiamo dal presupposto che le persone interessate procedano regolarmente allo sdoganamento della merce, come previsto dalle prescrizioni». La coda agli sportelli non è comunque aumentata: segno che o i «turisti» si sono trasformati in «passatori» della spesa - con il rischio di incorrere in sanzioni - o che piuttosto l’impatto della franchigia dimezzata resta limitato.

Gli alto-spendenti

In attesa di dati sulle eventuali multe (per ora non disponibili) la seconda ipotesi sembra più accreditata, almeno a giudicare dai carrelli dei «turisti» della spesa alimentare. Non sono gli unici, chiaro: lo shopping nelle boutiques di vestiti o arredamento sfora più facilmente la nuova asticella doganale. Nel centro commerciale Bennet di Montano Lucino però le targhe ticinesi - in un pomeriggio infra-settimanale - sono molte di meno. Oscar, venditore in una catena di bricolage nel Mendrisiotto, ha accompagnato la moglie a comprare una felpa e aspetta in auto, confidando che spenderà meno di 150 franchi («voglio sperare»). Vengono «ogni settimana a fare la spesa» e con la nuova franchigia «sinceramente per noi non è cambiato niente».

Oscar, 40 anni, Morbio Inferiore: «Facciamo sempre la spesa in Italia, in famiglia: per noi non cambia quasi niente».
Oscar, 40 anni, Morbio Inferiore: «Facciamo sempre la spesa in Italia, in famiglia: per noi non cambia quasi niente».

Certo, un po’ più di attenzione alle cifre è richiesta soprattutto per gli «alto-spendenti» che, dopotutto, sono il vero obiettivo della nuova stretta. «Faccio più caso a cosa compro e quando vedo che mi avvicino al limite piuttosto rinuncio, purtroppo» ammette un’insegnante arrivata con una collega addirittura dalla Mesolcina (251 franchi in due). Non ha fatto acquisti di lusso, giura: alimenti, prodotti per la casa. «Mi dureranno tre giorni» lamenta. «Anche in Italia i prezzi non sono più quelli di una volta».

Romina, 54 anni, Grono (GR): «Adesso devo stare più attenta a non sforare, anche in Italia i prezzi sono aumentati».
Romina, 54 anni, Grono (GR): «Adesso devo stare più attenta a non sforare, anche in Italia i prezzi sono aumentati».
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