Politica

Una Lega a scatola chiusa

Malumori prima della scelta del coordinatore: «Il Movimento è in mano a un cerchio magico»
©Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
19.01.2025 06:00

I due favoriti non parlano. Dopo aver in un primo tempo dato il loro assenso a farsi intervistare da «La Domenica», Gianmaria Frapolli e Alessandro Mazzoleni si sono consultati con il coordinamento e hanno chiesto di poter rimandare le loro considerazioni sul futuro della Lega alla sera del 26 gennaio, a dopo che i leghisti riuniti a Rivera avranno scelto chi sarà il loro nuovo condottiero. Fino ad allora silenzio. I due favoriti non parlano.

Al posto loro si esprimono però i leghisti della vecchia guardia. Loro hanno parecchio da dire. «Ci vuole un coordinatore con gli attributi, uno che abbia il coraggio di picchiare i pugni sul tavolo, non uno che dice sempre sì - esclama Aldo Pedroni, già deputato in Gran Consiglio che dice di essere l’unica persona in Vallemaggia ad avere ancora la bandiera leghista fuori casa -. Io sono deluso da questa Lega, che è composta ormai in maggioranza da persone saltate sul carro per opportunismo. È una Lega seduta, troppo condiscendente, che ha deciso di fare comunella con l’UDC senza rendersi conto che alla fine prenderà una bella fregatura».

Frapolli o Mazzoleni, poco cambia. Nessun candidato sembra in grado di risvegliare l’entusiasmo dei vecchi leghisti. «Ma neanche Gobbi mi entusiasma - afferma Alessandro Torriani, anch’egli già deputato in Gran Consiglio -. Gobbi fa il suo mestiere, sa parlare bene, ma non è stato in grado di tornare alla Lega di un tempo, la Lega dalla parte della gente. Il problema è che lì dentro di veri leghisti non ce ne sono più. Ci sono troppe persone che hanno approfittato del potenziale di voti per accaparrarsi delle sedie e poi hanno fatto solo i propri interessi. Una volta ci si faceva sentire. Se c’erano da raccogliere firme si andava in piazza. Oggi non lo fa più nessuno. Si lascia che siano gli altri a fare le proposte, come quella cassa malati unica che il Nano e io avevamo già proposto nel 2001. Allora i socialisti erano contrari, oggi è un loro tema. Se è per andare avanti così, tanto vale fare la fusione con l’UDC».

L’unico partito, secondo alcuni, che nell’area di destra è ancora capace di mobilitare gli elettori. «L’UDC ha posizioni molte più chiare - sostiene l’ex gran consigliere Cleto Ferrari -. La Lega invece non si capisce bene cosa voglia, probabilmente ha il piede in troppe scarpe. E manca il Nano. Lui era brillante, riusciva a vedere lontano, era chiaro e convincente, aveva la capacità di portare a votare gente che altrimenti non sarebbe mai andata a votare. Ora c’è forse ancora Quadri che tiene duro, ma per il resto il panorama è molto deludente».

L’ex gran consigliere Giancarlo Seitz parla di «viale del tramonto» e lo dice con la malinconia di ha avuto il piacere di assistere all’alba. «Ero al tavolo di quel grotto sopra Gentilino dove nacque la Lega - racconta Seitz -. Quando il Nano mi chiese di entrare in lista accettai subito l’invito. Lui sapeva trascinare il movimento. Oggi non c’è più un profilo come il suo. Per dirigere un partito bisogna essere un leader, un direttore d’orchestra. E mi spiace, ma oggi di leader nella Lega non ce ne sono».

Gianmaria Bianchetti, che è alla sesta legislatura in Consiglio comunale a Lugano, entrò invece nella Lega grazie a Elio Borradori, padre dell’ex consigliere di Stato e sindaco di Lugano Marco Borradori. «Abitavamo nello stesso stabile - ricorda Bianchetti -. Fu lui che mi indusse a entrare in questo movimento, che mi piacque subito perché era un movimento di rottura rispetto al passato, che andava a contrastare i partiti storici. Mi fa molto male dirlo, ma è chiaro che la Lega ha perso completamente di vigore. Abbiamo persone che purtroppo non ricalcano più quello che era lo spirito iniziale del movimento. Il Nano era sicuramente criticabile, ma era una persona che si concentrava sulla sua battaglia. Viveva in un monolocale, spesso lavorava anche al sabato e alla domenica, era una persona animata dalla volontà di fare politica a favore della gente. Oggi invece vediamo leghisti che sono saltati sul carro solo per accaparrarsi più cadreghe possibili e che fanno tutt’altro che il bene del movimento. L’obiettivo non sono più gli ideali, ma cercare di incamerare soldi».

La Lega sarebbe in mano a un «cerchio magico», per usare la definizione di Bianchetti, che la usa a piacimento per fare i propri interessi e non quelli del popolo. Un cerchio magico talmente ermetico che nemmeno l’ex capogruppoDaniele Caverzasio parrebbe essere a conoscenza di cosa stia accadendo nel movimento.

«Sappiamo che a fine mese si terrà un incontro destinato a designare un nuovo leader - rileva Caverzasio -. Eppure, mi ritrovo immerso nell’oscurità riguardo alle intenzioni dei nuovi candidati al coordinamento, ignaro dei progetti che potrebbero tramare. In questo momento sono semplice spettatore di ciò che verrà. Personalmente, non considero la Lega come un progetto da gettare alle ortiche. Al contrario, siamo in un momento storico in cui certe strutture devono essere ricostruite, e credo fermamente nell’importanza di riscoprire uno spirito sociale. Occorrerà rispondere alla domanda: perché votare Lega? Le persone sono importanti, ma le idee chiare, a questo punto, diventano essenziali».

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