Una magia che resiste nel tempo
A volte piccola, altre così grande da lasciare a bocca aperta. La magia del presepe può avere tante dimensioni e suscitare emozioni profonde. In chi lo guarda ma anche in chi lo fa. Perché sicuramente è la rappresentazione sacra della Natività, della nascita di Gesù, di colui che secondo il cattolicesimo salverà l’uomo e il mondo, ma è anche molto di più. È magia, appunto, che ispira e affascina tutte le fasce d’età e tutti i continenti. Dall’Africa all’Europa, dall’America all’Australia, sono molti i luoghi dove non c’è Natale senza presepe. Come in Ticino. Dove questa tradizione si rinnova da sempre. Generazione dopo generazione. Come è capitato ad esempio a Lucio Negri, che ha ereditato la passione del presepe dal papà Flavio e col tempo per il presepe, anzi per il presepio, come lo chiama lui, ha sviluppato una vera e propria attrazione fino a diventare un esperto, tanto che le sue creazioni sono state esposte in tutto il cantone, al Museo nazionale svizzero di Zurigo e anche all’estero.
«La passione c’è ancora, a mancare è il tempo», ci tiene subito a precisare il diretto interessato che nel frattempo è diventato sindaco di Brusino Arsizio. Perché uno dei principi cardine dei presepi è proprio quello di non avere fretta, di prendersi tutto il tempo, appunto per allestirlo. Piccolo o grande che sia. «Altrimenti diventa un automatismo un po’ fine a sé stesso», sottolinea. Non a caso quello che Negri ha preparato rigorosamente a mano nella chiesa del paese di cui è sindaco ha impiegato diversi mesi prima di vedere la luce. «L’ho iniziato questa estate, sapendo che ci avrei lavorato da solo e soltanto qualche ora sparsa qua e là nel corso delle settimane», afferma.
Non tutto è quel che sembra subito
Una tradizione secolare. Che non conosce quasi crisi. Anche se ormai è diventato sempre più raro assistere pubblicamente alle scene della Natività. Perché non sono molti, anzi, sono veramente pochi, i Comuni o i quartieri che espongono negli spazi pubblici la nascita di Gesù. Al contrario degli alberi di Natale che adornano piazze e vie di quasi tutti i paesi del cantone. Il motivo? Difficile rispondere. Anche perché il Ticino è un cantone laico che ha nel cattolicesimo la propria religione di riferimento. Forse è la mancanza di tempo? Anche Negri non sa la risposta. Sa però che per ogni magia che si rispetti non basta una sola occasione, un solo momento per creare qualcosa di unico, capace di emozionare, sorprendere e riflettere.
Di sicuro, i presepi sono ancora presenti nelle case di molti. Fanno insomma ancora parte del Natale, ma in una sfera più intima e personale. Così come è altrettanto certo che non bisogna per forza essere cattolici per innamorarsene. Lo stesso Negri del resto non fa mistero di non essere credente. Come in ogni magia, dunque, anche dietro al presepe c’è molto di più. Molto di più di quello che sembra a prima vista.
Ad affascinare il sindaco di Brusino Arsizio è ad esempio la possibilità intrinseca del presepe di poter assumere caratteristiche e forme diverse. «C’è uno spazio enorme per la fantasia. Può essere inserito in un contesto contemporaneo, oppure legato alla tradizione, può essere realizzato in moltissimi materiali, assumere fattezze definite o grezze, essere simbolico o ambientato ovunque». Poi, certo ogni luogo ha la sua tradizione. A Napoli è ad esempio così fantasioso da comprendere persone e personaggi che definire inusuali è un eufemismo. Mentre quelli ticinesi hanno similitudini con quelli lombardi.
Marco Rimoldi e la sua famiglia ne hanno allestito uno (vedi foto principale in alto) nella terrazza esterna ma coperta di casa. Hanno iniziato in ottobre con la stessa passione che Rimoldi ha conservato fin da bambino, quando tutto è cominciato. «Abbiamo un centinaio di personaggi, un impianto luci fatto da mio nipote, che ha 10 anni e una grande passione per l’elettricità, e tutta una struttura abbastanza complessa comprensiva di casette, valli e una montagna, che richiede anche molta attenzione. Non a caso ci vuole tempo. Bisogna anche fermarsi. Capire cosa va sistemato e migliorato». Quando parla del suo presepe, che rinnova e sistema ogni anno, Rimoldi è raggiante. Si coglie l’entusiasmo. Ma anche la fede che trasmette. «Per me il Natale è la festa della Natività, non dello shopping», aggiunge.
Come si comincia
Anche Negri si accende, quando parla dei passi che compie prima di iniziarne uno da zero. «Prima di tutto si sceglie il materiale con il quale si vuole creare il presepe - riprende l’esperto -. Il gesso oggi è sempre più messo da parte a vantaggio del poliestere che ha il vantaggio di rendere l’istallazione più leggera, trasportabile e anche più ricca di dettagli. In seconda battuta bisogna distinguere tra un presepe interno o all’aria aperta, che per evidenti ragioni deve essere differente dal primo. Altrettanto importante è l’uso della luce abbinato all’utilizzo dell’acqua per torrenti ed eventuali riproduzioni di macchinari che devono essere assolutamente messi in sicurezza per evitare il rischio di cortocircuiti».
In determinati frangenti, improvvisare insomma può essere deleterio. Ecco perché fino a qualche tempo fa Negri organizzava dei corsi. Non solo a favore delle Parrocchie per le questioni relative alla sicurezza, ma anche per chi voleva imparare da zero. «Purtroppo però quasi tutti volevano imparare in un giorno, quando invece, come detto poc’anzi, per un vero presepio serve tanto tempo». Forse troppo per una società, quella di oggi, che sembra correre sempre, non fermarsi mai. Quando invece dovrebbe rallentare. Almeno in certi periodi dell’anno. Per riscoprire insieme agli altri il vero senso delle cose. Che ha bisogno di tempo, appunto, per essere colto appieno.