Una solidarietà senza confini
Nata nel 2003 a Vezia su iniziativa di don Franck, il parroco di Vezia e Savosa, l’associazione Dédomé non intende fermarsi. Perché, anche se in vent’anni molte cose sono cambiate in meglio, molto resta ancora da fare nel villaggio di Dédomé e in altre località del Togo. È lo stesso don Franck, che ironicamente si soprannomina «ül spazzacamin dall’Africa», a lanciare un nuovo appello ai ticinesi e alla loro solidarietà. «Fin dall’inizio - spiega il parroco - l’associazione Dédomé ha dedicato le sue energie alla promozione dello sviluppo nei settori dell’educazione, della sanità e dell’agricoltura». In particolare, grazie ai padrinati comunitari a distanza, è sostenuta la scolarizzazione obbligatoria dei bambini del villaggio di Dédomé e la formazione professionale dei giovani della regione che possono formarsi nella scuola professionale come muratori, elettricisti, sarti e falegnami. «Il motto della scuola, «un diploma in mano per un futuro assicurato», attira ragazze e ragazzi in tutti i curricula - annota don Franck -. A testimonianza di ciò, cinquantaquattro di loro sono già inseriti nel mondo del lavoro e una sessantina riceveranno il diploma il prossimo gennaio».
Un Paese senza acqua e sanità accessibile
Non una cosa da poco in un Paese dell’Africa occidentale, che confina a Ovest con il Ghana, a Est con il Benin e a Nord con il Burkina Faso, in cui il 54% della popolazione vive sotto la soglia internazionale della povertà e in cui l’educazione scolastica è limitata e inadeguata. Ma dove non mancano anche altre difficoltà. Come l’accesso all’acqua potabile e all’assistenza sanitaria, visto che in Togo è tutto a pagamento, dal ricovero in ospedale ai farmaci.
Non è insomma un caso se «l’ospedale San Gottardo, che quest’anno ha festeggiato i suoi primi vent’anni - riprende il prete - accoglie numerosi malati con limitate risorse finanziarie e organizza programmi di prevenzione e depistaggio delle malattie alfine di migliorare la qualità di vita della popolazione».
Così come è cruciale l’accesso all’acqua potabile. «Negli anni sono stati realizzati pozzi e sistemi di irrigazione per garantire alle popolazioni locali una risorsa essenziale per la vita e per l’agricoltura. Quello dell’agricoltura - annota don Franck - è un ambito importante che si sta sviluppando grazie alla coltivazione di un campo di 35 ettari e al lavoro pianificatorio per creare una formazione specifica per i giovani e i contadini che da anni lavorano la terra».
Molto resta ancora da fare
Molto resta insomma da fare. Anche se «in vent’anni di attività, l’associazione Dédomé amici di don Franck ha lasciato un segno indelebile nelle comunità togolesi», sottolinea il parroco, riconoscente. Grazie a questo impegno condiviso con la popolazione ticinese, oggi molte persone hanno infatti accesso a servizi essenziali come l’istruzione, la sanità e l’acqua potabile. Nonostante i risultati raggiunti, l’aiuto deve però continuare. «L’ospedale necessita ad esempio di un nuovo ecografo, quello attuale, ricevuto in dono ha più di quindici anni. Gli apprendisti hanno bisogno di materiale per la formazione pratica, i contadini necessitano di attrezzi per la coltivazione della terra».
Ecco perché ogni contributo finanziario (sul conto IBAN CH71 0900 0000 6575 0182 5) è un prezioso segno di speranza. Tanto più che ogni eventuale materiale agricolo, sanitario e per la formazione professionale potrà essere inviato in Togo nei primi mesi del 2025 «grazie ad alcuni benefattori che ne garantiscono le spese di spedizione».
Piccoli gesti che fanno la differenza
In fondo si tratta di piccoli gesti. Piccoli ma importanti, di più, quasi fondamentali per chi si scontra ogni giorno con difficoltà inimmaginabili in Ticino. Don Franck ne è convinto. E come lui tutti quelli che hanno aiutato l’associazione in questi vent’anni. «Il traguardo raggiunto - dice - è un invito a continuare a sostenere i progetti dell’associazione per contribuire alla costruzione di un futuro migliore per le comunità togolesi che accolgono con gioia tutte le persone che vogliono vedere di persona i «miracoli sociali» resi possibili dall’impegno della popolazione e delle autorità locali e dalla generosità di tanti amici ticinesi».