Il caso

Una zuffa da Besso a Losanna: «Potevo immaginare cose simili in Turchia, non in Ticino»

Dopo un fermo di polizia «muscoloso», un esercente luganese è deciso a ricorrere al Tribunale Federale
Un momento del fermo avvenuto in via Besso il 19 marzo 2019
Davide Illarietti
21.01.2024 09:30

Il ristorante dove è avvenuto il «fattaccio», in via Besso a Lugano, ha cambiato gestione dopo la pandemia. Così Nurset Keles dà appuntamento in un altro locale, poco distante, per sfogliare davanti a un caffè un plico di documenti. Sono l’esito della denuncia presentata dal 60.enne turco che, il 19 marzo 2019, nel ristorante allora gestito dalla sua famiglia fu protagonista di un fermo di polizia «muscoloso». A fine dicembre la Corte dei reclami penali ha respinto il ricorso contro il decreto di abbandono deciso dal procuratore generale. Secondo i giudici non ci sono prove sufficienti del fatto che Keles sia stato maltrattato dagli agenti.

«Potevo immaginare cose simili in Turchia, non in Ticino». Oggi l’ex ristoratore non ha ancora superato l’evento, e la decisione dei giudici ha riaperto la ferita. « Che altre prove servivano?». Il caffè è a metà ma Keles è solo all'inizio: mostra sul telefono foto e video. Il fermo era avvenuto in pieno giorno, su una via trafficata e con diversi testimoni: i filmati finirono anche sui portali online.

«Le dichiarazioni di Keles e degli imputati sono discordanti e agli atti non ci sono elementi attendibili che permettano di credere che la sua versione sia più credibile» scrivono i giudici nella decisione. «Si deve necessariamente decidere per l’assenza di indizi sufficienti di reato».

Keles ha ancora con sé i referti medici: accertano un trauma cranico che - l’inchiesta lo ha appurato - sarebbe dovuto «certamente all’azione dei due agenti» imputati. È anche accertato come il suo fermo - è forse l’aspetto più assurdo - sia nato da circostanze fortuite. La Polizia era intervenuta in via Besso per sedare una rissa tra clienti del ristorante: Keles, sopraggiunto in un secondo momento, avrebbe constatato dei danni all'arredo esterno.

Qui, appunto, le versioni divergono. Gli agenti affermano che Keles avrebbe dato in escandescenze, e rifiutato di identificarsi. Lui sostiene di essere rimasto calmo. Pochi minuti dopo, video e foto lo mostrano ammanettato a terra. Secondo i giudici però il materiale probatorio non consentirebbe di stabilire «che il suo ammanettamento e atterramento sarebbe stato sproporzionato».

Davanti al caffè ormai finito Keles ribadisce di essere «sempre rimasto calmo». Secondo la sua legale Immacolata Iglio Rezzonico un riesame dei filmati potrebbe cambiare il verdetto a Losanna: il ricorso al Tribunale federale è già in preparazione.

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