Un'onda giovane tra le contadine

Alice Ambrosetti non pensava di diventare presidente dell’Associazione delle donne contadine ticinesi e ancora prima non pensava nemmeno di diventare contadina. Nata a Bellinzona, diplomatasi con un master in economia politica a Friborgo, ricercatrice in scienze dell’educazione alla SUPSI, madre di due figli, la 34.enne ha abbracciato il mondo agricolo per amore. «Quando sposi un contadino, sposi un’azienda agricola», osserva colei che giovedì sera a Cadenazzo è stata acclamata alla guida di un’associazione che rappresenta circa 180 donne attive in ambito rurale.
Poco visibili ma basilari
«Noi donne siamo meno visibili degli uomini in fattoria - afferma Ambrosetti -. Siamo spesso solo considerate come la mamma, la sorella o la moglie del contadino, perché magari tante di noi non sono formate o anche solo perché la fattoria è intestata all’uomo. Nei fatti però noi donne rivestiamo un ruolo molto importante nel far andare avanti l’azienda e la famiglia, nel gestire la contabilità, nel tramandare tutta una tradizione culinaria che punta a valorizzare i prodotti del territorio e che è ancora in gran parte in mani femminili».
Sfide generali e peculiari
La contadina si trova a dover affrontare tutta una serie di sfide che vanno oltre le già complesse problematiche del mondo agricolo, non da ultima la crescente pressione sui prezzi. «In generale, come associazione chiediamo di garantire che con l’agricoltura si possa sopravvivere in maniera dignitosa, ciò che oggi purtroppo non è il caso - osserva Ambrosetti -. In quanto donne, siamo inoltre confrontate con delle difficoltà specifiche alla nostra situazione. Penso in primo luogo alla previdenza. Se noi non riceviamo un salario dall’azienda o se non mettiamo via niente, non abbiamo diritto ad alcuna rendita. Non riceviamo nulla, sebbene anche noi abbiamo lavorato tutta una vita. Molte di noi donne contadine si trovano in una situazione di grande vulnerabilità».
Largo a una nuova generazione
Una delle priorità dell’Associazione donne contadine ticinesi è proprio la difesa e la valorizzazione del lavoro svolto da tutte le donne che vivono in ambito rurale, possano essere agricoltrici diplomate, gestrici o cogestrici di aziende, famigliari o compagne di agricoltori attive nell’azienda di famiglia. In quest’ottica è di buon auspicio il rinnovamento avvenuto giovedì in seno all’associazione, che ha visto l’entrata in comitato di altre due giovani donne, Sevenja Krauss e Lina Martinoni, oltre alla già citata elezione alla presidenza di Alice Ambrosetti - che prende il posto della dimissionaria Tanja Bisacca, in comitato da vent’anni - e alla vicepresidenza di Joyce Pedrini.
Si fa largo così una nuova generazione di agricoltrici, che porta con sé nuovi impulsi ma anche nuove rivendicazioni, come osserva Alice Ambrosetti, che pur avendo sposato il mondo agricolo con convinzione sente l’esigenza di staccare, almeno ogni tanto, dal costante e gravoso impegno della fattoria di famiglia a Campo Blenio. «L’agricoltura non è una professione, bensì una passione, una vita, qualcosa da cui forzatamente è difficile tenersi fuori - spiega -. Però noi facciamo in modo di concederci qualche momento di libero, qualche piccola vacanza. È qualcosa che ho imposto al mio compagno. E penso che sia importante, se si vogliono attirare i giovani in quest’ambito, far passare il messaggio che si presta attenzione alle loro esigenze».
Fiducia nei consumatori
Una «nuova» agricoltura che vuole guardare verso il futuro con entusiasmo e fiducia. «Le prospettive non sono rosee - conclude Ambrosetti -. Però io credo molto nel consumatore. Credo che se lo si mette nelle condizioni di poter scegliere il prodotto nostrano, se gli si mostra cosa facciamo e come lo facciamo, il consumatore saprà garantire quella richiesta che permetta al mondo agricolo ticinese di vivere con una certa serenità».