Il personaggio

«Vi racconto la corsa del Napoli verso lo scudetto»

Lo speaker del Maradona Daniele Bellini ripercorre le tappe della cavalcata dei partenopei verso il tricolore
© CIRO FUSCO
Mauro Spignesi
30.04.2023 06:00

È importante capire da dove si viene. Soprattutto nello sport. In questi giorni lo ha fatto l’ex attaccante argentino Roberto Pampa Sosa, ricordando quei giorni dopo il 6 settembre 2004, quando Aurelio De Laurentiis acquistò il Napoli che era fallito sotto il peso dei debiti. Il produttore cinematografico per la rinascita del club si era affidato al direttore sportivo campano Pierpaolo Marino, che oltre il Pampa acquistò Montervino, Montesanto ed Esposito.

Furono i primi calciatori dell’allora Napoli Soccer (anche il marchio era finito nel fallimento). Al primo, surreale allenamento dei quattro in un campetto di periferia, con una stanza come spogliatoio riscaldata da una stufetta elettrica, non c’era neanche un pallone. Montervino ne aveva uno mezzo sgonfio in auto. Il Pampa - che ha chiuso la carriera nel Rapperswil-Jona, a San Gallo - accarezza quei giorni con orgoglio, perché lui ripartendo dalla serie C è stato l’ultimo a indossare la maglia numero 10 di Maradona contro il Frosinone, prima del passaggio alla B e poi alla A.

Seguiva la squadra in motorino

In quei primi anni Daniele Bellini, noto Decibel, Dj e autore, era ancora un ragazzino e seguiva il bus del Napoli in motorino sino allo stadio di Fuorigrotta. «Quel periodo lo ricordo come un periodo romantico, si stava riannodando l’entusiasmo, in serie C sugli spalti c’erano 40 mila persone», racconta. Decibel dal 25 marzo 2010 è stato sempre a bordocampo in ogni partita, come speaker ufficiale. È lui che detta la formazione, è lui che pronuncia il nome di chi ha segnato. E sarà lui, se davvero succede, che oggi, domenica, annuncerà che il Napoli è campione d’Italia. Servono una serie di combinazioni: la Lazio contro l’Inter deve perdere o pareggiare e il Napoli nel derby contro la Salernitana deve vincere. Decibel guarda il cielo: «Ormai è caduta anche la tradizionale scaramanzia napoletana, perché abbiamo tutti la consapevolezza che lo scudetto sia davvero vicino».

Un record italiano: 6 giornate d’anticipo

Sarebbe un record: Torino, Fiorentina, Inter e Juventus, sono riuscite a vincere un campionato a 5 giornate dalla fine. Se il Napoli quest’anno - per alcuni tratti ha marcato una distanza di oltre 20 punti dalla seconda in classifica - vincesse il titolo, sarebbe la prima squadra italiana a conquistarlo con 6 turni d’anticipo. «E sarebbe - racconta a La Domenica Daniele Bellini - la conclusione di un lungo cammino fatto di attenta programmazione». Napoli, infatti, grazie a De Laurentiis è un club solido, senza debiti. Un capolavoro della società che negli ultimi dieci anni ha raggiunto quattro volte il secondo posto e tre volte il terzo, senza dimenticare che ad agosto buona parte dei tifosi contestavano il club che aveva venduto l’amatissimo «Ciro» Mertens, Kalidou Koulibaly, Lorenzo Insigne. «Ma evidentemente - spiega Decibel Bellini - la società aveva già individuato i sostituti». Sono arrivati il terzino Kim Min-jae, Giacomo Raspadori, Simeone, oltre il talentuoso Khvicha Kvaratskhelia.

Via San Biagio dei librai
Via San Biagio dei librai

Daniele Bellini è stato tra i primi a vederli all’opera e a restare impressionato dai nuovi acquisti. Perché lui, alla fine, diventa amico dei calciatori. «Gökhan Inler, ex capitano della nazionale rossocrociata e cittadino onorario di Napoli, per me è quasi un fratello. Così come Jorginho. Non parliamo di Dries Mertens, di Pepe Reina, o di Blerim Džemaili. Tutti calciatori che non sono più a Napoli ma con i quali ancora ci sentiamo spesso». Oggi l’amicizia più stretta è con il capocannoniere Victor Osimhen. «È un ragazzo fantastico, molto umile - dice Bellini - e attaccato alla maglia. Ogni volta che entra in campo oltre la tecnica e l’irruenza ci mette il cuore».

Daniele Bellini è diventato Decibel quasi per caso. «Valle a capire le coincidenze della vita - racconta - perché io ero solo un tifoso che seguiva la squadra ogni domenica, e faceva anche il Dj. E allora una volta che il vecchio speaker non poteva essere allo stadio, sono stato chiamato per sostituirlo. Una, due, tre volte, da allora sono passati tredici anni». E lui è sempre lì con il microfono in mano. Ha visto la risalita, progressiva, ha visto il Napoli di Walter Mazzarri, Rafael Benitez, quello della «grande bellezza» di Maurizio Sarri che nel 2018 conquistò 91 punti, poi Carletto Ancelotti, Gennaro Gattuso e Luciano Spalletti. «Il Napoli vince anche perché lo spogliatoio è unito, c’è armonia, i nuovi si sono integrati benissimo», racconta Decibel. Un ruolo importante in questa trasformazione lo ha avuto Giovanni Di Lorenzo, capitano silenzioso, un pilastro che solo sei anni fa militava nel Matera, in Lega Pro. «Io li ho visti arrivare tutti i ragazzi che oggi scendono in campo - racconta Bellini - ma soprattutto ricordo le notti Champions, le grandi vittorie che ci hanno portato a un passo dal titolo».

La città si è tinta d’azzurro

Da settimane ormai la città è tinta d’azzurro. Ovunque ci sono bandiere, striscioni, sagome dei calciatori nuovi e vecchi, statuine. Napoli è un teatro all’aria aperta, felicità e festa collettiva, ogni balcone è addobbato. Ma siccome Napoli è anche una città che non dimentica, sa restare devota a chi l’ha amata, ovunque c’è l’immagine di Diego (che peraltro continua a far vendere di tutto: maglie, immagini e altri prodotti). Manca solo lui, il più grande, alla festa di questo scudetto dopo quelli conquistati grazie al suo genio sinistro nel 1987 e 1990.

E allora viene alla mente l’immagine del film di Daniel Pennac «Ho visto Maradona» quando la telecamera inquadra due anziane affacciate al balcone in un vicolo. Con gli occhi lucidi indicano il cielo: «Diego ci guarda da lassù».

In questo articolo: