Vota oggi, vota domani
Non si illuda chi oggi ha infilato la propria scheda nell’urna elettorale di aver assolto il proprio compito di buon cittadino. Ci sarà da votare ancora molto spesso, nei prossimi tempi. Non solo per il ballottaggio per il Consiglio degli Stati, in programma il prossimo 19 novembre. Ma anche per un’impressionante sfilza di iniziative popolari: bene che vada (o male che vada) potrebbero essere addirittura 38.
Certo, alcune di queste 38 iniziative popolari potrebbero fallire già allo stadio della raccolta firme. Negli ultimi vent’anni, un’iniziativa su tre non è riuscita a raccogliere le necessarie 100.000 sottoscrizioni entro 18 mesi.
Proprio questa settimana, giovedì, è scaduto il termine per la consegna dell’iniziativa «Per una nuova Costituzione federale» senza che il promotore Pius Lischer si sia nemmeno degnato di presentarsi a Palazzo federale. Evidentemente il bottino è stato alquanto magro.
Sempre questa settimana, però, è partita la raccolta firme di un’altra iniziativa popolare, lanciata dal discusso Nicolas Rimoldi e altri coronascettici. Denominata «per la sovranità», mira a garantire ai cittadini «una protezione coerente dei loro diritti costituzionali e a difendere la sovranità della Svizzera».
In forte crescita
Al di là dei temi, questo proliferare di iniziative dimostra che la democrazia elvetica è viva e vegeta. La partecipazione alle urne sarà forse bassa, rispetto a un lontano passato. Ma la varietà di oggetti è ricca più che mai.
«Effettivamente negli ultimi 20/30 anni il numero di iniziative popolari è parecchio cresciuto - osserva Andrea Pilotti, docente e ricercatore all’Istituto di studi politici (IEP) dell’Università di Losanna -. A dare un’accelerata a questo fenomeno è stata in particolare l’UDC, che ha iniziato a fare uso di uno strumento che in precedenza era prevalentemente in mano alla sinistra, ai sindacati e alle associazioni ambientaliste».
Non solo. Persino i partiti storici come il PLR e il Centro si sono messi negli ultimi anni a lanciare iniziative popolari, per esempio sul tema delle pensioni o dell’imposizione fiscale delle coppie. «L’iniziativa popolare diventa sempre più uno strumento di campagna in senso lato - afferma Pilotti -. Permette di profilarsi su un tema e spesso di raccogliere risultati anche nel caso di bocciatura alle urne».
Tanti modi di avere successo
Perché il tasso di accettazione delle iniziative popolari, seppur in crescita, resta molto basso. Storicamente oscilla attorno al 10%, nell’ultimo decennio è salito al 12%. Non è facile convincere la maggioranza della popolazione e dei Cantoni ad andare contro la volontà di Consiglio federale e Parlamento. Negli ultimi dieci anni è successo solo cinque volte: nel 2014 con l’iniziativa dell’UDC «contro l’immigrazione di massa», sempre nel 2014 con l’iniziativa di Marche Blanche «affinché i pedofili non lavorino più con fanciulli», nel 2021 con il divieto del burqa, ancora nel 2021 con l’iniziativa «per cure infermieristiche forti» e infine nel 2022 per la «protezione dei fanciulli e degli adolescenti dalla pubblicità per il tabacco».
Decine di altre iniziative si sono invece infrante sullo scoglio del verdetto popolare o ancora prima durante la fase di raccolta firme. «Ma il successo non è legato solo all’accettazione - riprende Pilotti -. Anche un’iniziativa rifiutata ha il merito di rilanciare il dibattito su un tema. E a volte spinge le autorità a elaborare un controprogetto o a rivedere alcune leggi in funzione delle richieste degli iniziativisti».
Paradossalmente, può capitare che un’iniziativa fallita produca più risultati concreti di un’altra che invece è stata approvata da popolo e Cantoni. Quali esempi si possono citare l’iniziativa contro l’immigrazione di massa e quella contro le retribuzioni abusive, la cosiddetta «iniziativa Minder». Malgrado abbiano entrambe avuto successo, oggi in Svizzera l’immigrazione sta facendo segnare nuovi record e gli stipendi dei manager restano su livelli stratosferici, non più solo nel privato ma anche nel pubblico, come dimostrano i casi dei milionari Roberto Cirillo e Vincent Ducrot, rispettivamente alla testa della Posta e delle FFS.
Tant’è. Le iniziative continuano a fioccare. Prossimamente i cittadini elvetici dovranno decidere se aumentare l’età pensionabile e se concedere una 13. AVS. Poi si tratterà di esprimersi sulla riduzione del canone radio-tv. Tutte proposte che - c’è da scommetterci - saranno capaci di mobilitare un’ampia maggioranza dell’elettorato.