Le sale bingo e quella speranza di vincere qualche franco

Sull’annuncio su Facebook con il quale ci si tiene informati su giorni e orari c’è scritto 20.30. Il giorno è martedì, mancano 15 minuti, ma il capannone di Pregassona è già pieno. Dentro e fuori, sparsi in gruppetti per fumare l’ultima sigaretta, ci sono un centinaio di giocatori di tombola. Che da quando la sala di via Brentani a Lugano è chiusa si sono sparpagliati tra Cadempino e Pregassona, appunto. Maria è una di loro. Sta aspettando che la sua amica Luisa finisca la cicca. «Ah in via Brentani era meglio», sentenzia. «Qui l’ambiente non è bello, non c’è neanche la sala fumatori».
Sarà anche così ma intanto Maria è qui «perché non c’è altro da fare per noi che abbiamo una certa età», dice. Ballare? «Non se ne parla, sono troppo anziana». L’entusiasmo non è alle stelle, ma è solo una percezione, perché la tombola non è ancora iniziata. Si morde l’attesa, in realtà. All’entrata si comprano le cartelle con i numeri. Al primo giro una scheda costa 20 centesimi. Dal secondo giro in poi mezzo franco. «Le quintine sono tre così come le tombole», spiega Anna che si aiuta con un pennarello speciale per segnare i numeri che escono velocemente da un computer. Intanto, tra un’estrazione e l’altra, si paga la cartella sucessiva che di volta in volta ha un montepremi diverso. Dal giro gratis per tutta la sera a 100 e 150 franchi. Anche se c’è chi giura che il montepremi nel corso della serata può arrivare anche a 400 franchi per la tombola.
Qui del resto si inizia alle 20.30 e si smonta a mezzanotte. Una maratona, soprattutto calcolando che l’età media è 70 anni. «In molti sono accompagnati in auto dai familiari, altri vengono con i pulmini», fa sapere Ilaria che viene una volta ogni tanto. L’impressione è che la tombola, qui a Pregassona, sia davvero un passatempo per chi è in là con gli anni.
Giovani mosche bianche
Giovani non ce ne sono. Tranne Carla che però accompagna sua nonna. C’è poi il tizio che serve da bere che prende ordini come al ristorante e porta thé caldo alle signore e birra e vino ai signori. Tutto è però fatto velocemente e senza alzare troppo la voce, perché essenziale è non distrarre dall’estrazione che procede senza sosta. Le uniche pause concesse sono quando qualcuno finalmente fa quintina o tombola. Una pausa mesta, in realtà, perché ogni annuncio è accompagnato dagli immancabili commenti di frustrazione e invidia. Qualcuno durante la concitata estrazione mormora il numero mancante e per questo vincente, sperando che venga estratto. Qualcun altro cambia pennarelli e sistema per crociare i numeri. Chissà che non porti bene. C’è poi chi si alza e va a fumare dando la cartella a un amico fidato. «Segna tu e buona fortuna». Si vede lontano un miglio che serve una pausa, un momento per tirare il fiato.
Dopo un paio d’ore in effetti molti iniziano a boccheggiare, la stanchezza si fa sentire, ma non si molla, anche se i muscoli delle mani che non smettono di crociare o annerire le caselle cominciano a fare male. Ma distrarsi non è possibile, non è contemplato. Anche perché le cartelle sono state pagate. E poi... e poi magari questa è davvero la volta buona. Del resto non possono vincere sempre gli altri. «Ma stanno estraendo per la quintina o per la tombola? - chiede a un certo punto un’anziana ingioiellata alla vicina di banco -. Per la tombola!», è la risposta che arriva diversi secondi dopo tra il rimprovero e l’ansia. La signora fa cenno di aver capito e riabbassa la testa sui numeri mancanti, pennarello e sguardo concentrato.
Qui si fa sul serio
Tre giorni dopo, venerdì, si replica a Mendrisio, dove a organizzare al ristorante Quadrifoglio è l’associazione Novazzano calcio. A specificarlo all’inizio è un signore con il microfono. Stessa cosa era successa a Pregassona dove a gestire la tombola era il Teatro popolare della Svizzera italiana (TEPSI).
Una rampa di scale e si entra. Qui si è in una sala bingo vera e propria con schermi alle pareti, pannelli luminosi con i numeri estratti e pallottoliere che assomiglia tanto a quello del lotto. Certo, sui muri ci sono anche dei manifesti di cantanti di ballo liscio, ma è un dettaglio. Anche se… anche se forse dettaglio non è perché anche qui come a Pregassona i giocatori sono tutti abbastanza in là con gli anni. I giovani sono pochissimi e si notano subito come orme nere nella neve candida. Anche perché quei pochi si guardano in giro abbastanza spaesati e quando non fanno quintine né tombole assumono una faccia di chi non ha capito se alla fine si vince o no.
Invece si vince, eccome. A ogni giro. Basta avere pazienza. Quella che non ha un vecchietto con la camicia di flanella che alle 20.33, cioè tre minuti dopo l’orario di inizio ufficiale, urla un «adesso sedetevi» generale, non si sa bene rivolto a chi. A decidere quando è il momento di aprire le danze è comunque il tizio con il microfono che da in fondo alla sala - verso le 20.35 - saluta i presenti, circa 200 questa sera a Mendrisio, e poi dà il via all’estrazione. Veloce.
Un mantra e un rumore ciclico
Talmente veloce che un’anziana, capelli bianchi e occhiali di madreperla, quasi subito urla «Più piano!» senza però raccogliere consensi, perché dalla sala si alza un brusio di disapprovazione. Se qualcuno è lento, sembra un po’ l’impressione, si può anche arrangiare, perché tutti in realtà vogliono sapere quale numero sarà estrattato, anzi, quando toccherà a quelli avuti in sorte. Come Rosy che è venuta con un’amica e conosce quasi tutti. «Mi manca il 58, mi manca il 58», continua a ripetere, quando a essere estratta è una tombola. Un mantra che questa volta non funziona perché a vincere è qualcun altro dall’altra parte della sala. «Tombola!», urla un signore con tanti capelli bianchi.
La scheda vincente è alzata in alto come una coppa finché al tavolo si avvicina l’addetta al controllo dei numeri, che vengono elencati alla velocità della luce. Sono giusti. La tombola è assegnata: 150 franchi il bottino. Subito dopo è il momento di un altro rumore tipico delle sale bingo, quello delle schede di carta che vengono appallottolate. Un rumore ciclico. Perché al termine di ogni estrazione la cartella va gettata per legge e finisce nel cestino che si trova sotto ogni tavolo.
Il kit del giocatore
Fa parte del kit del giocatore di bingo insieme al cartone che viene dato all’entrata su cui crociare i numeri senza così rovinare il tavolo e ai pennarelli d’ordinanza. Che non sono uguali agli altri ma assomigliano a degli evidenziatori. Molti hanno i propri. Se li portano da casa e hanno colori diversi. Un colore per ogni estrazione. Così come è diverso per ogni estrazione il modo di crociare i numeri estratti.
Piccole manie, piccoli espedienti del giocatore seriale che forse ha imparato ad aver rispetto della superstizione, anche se a un certo punto è quasi scontato sapere quando qualcuno griderà «quintina» o «tombola». È esattamente il momento in cui a ogni giocatore mancano solo un paio di numeri, come Rosy che si augura che questa volta, almeno questa volta, a vincere tocchi un po’ anche a lei.