Cosa differenzia l’uomo dalle macchine?

A seguito dell’incontro «Cervello VS macchina: cosa ci rende umani?», tenutosi alla Sala Studio Foce a Lugano il 13 ottobre, abbiamo intervistato una delle relatrici; Rosalba Morese, docente presso la Facoltà di comunicazione, cultura e società e la Facoltà di scienze biomediche dell’USI, dove svolge attività di ricerca in neuroscienze e psicologia, nonché membro del comitato scientifico della «Settimana del cervello (Brain Awareness Week)».
Cosa ci contraddistingue come esseri umani?
«Occupandomi di psicologia e neuroscienze, posso dire che ciò che oggi si pone al centro del dibattito sono indubbiamente le emozioni. Un esempio che si applica con interesse è quello dell’empatia, la capacità di “capire” quello che l’altro prova (empatia cognitiva), e “sentire” le emozioni che l’altro sente (empatia affettiva). Provate ad immaginare la tavolozza di un pittore dove le emozioni sono i colori; più emozioni avrò sulla tavolozza, più sarò in grado di riconoscere le mie e quelle delle altre persone aumentando la mia capacità di empatizzare».
Questo concetto si può applicare anche alle macchine?
«Alcuni studiosi affermano che le macchine sarebbero in grado di riconoscere le emozioni che gli esseri umani sono capaci di provare, ad esempio attraverso le informazioni tratte dall’ espressioni del volto, dalla postura del corpo, dal tono della voce. Ad oggi non vi sono risposte certe ma sappiamo che le macchine possono simularle. Il dibattito su questa possibilità rimane ancora aperto».

Come vede nel mondo di oggi l’interazione tra uomini e macchine?
«Ad oggi si parla spesso della dicotomia uomo vs macchina, forse perché vi è ancora la paura, tipicamente umana, di poter perdere il controllo su qualcosa. Secondo me, questo dibattito è necessario per cercare nuovi punti di vista, per esempio capire come si sente l’essere umano quando interagisce con l’intelligenza artificiale. L’uomo è l’animale sociale per antonomasia quindi l’aspetto relazione è fondamentale. Comprendere meglio la relazione uomo – macchina è utile per identificare l’impatto che può avere sulle persone e come può cambiarne la qualità della loro vita. In una ricerca, abbiamo studiato il comportamento di fiducia attraverso l’uso di un gioco economico chiamato “trust game”. L’esperimento prevedeva la possibilità di fidarsi o meno di un computer rispetto ad un essere umano durante il gioco. I risultati hanno indicato che i nostri partecipanti si sono fidati di più quando interagivano con un essere umano, anche se appartenente ad una cultura diversa, rispetto ad un PC. Il “trust game” può rappresentare un esempio che simula un contesto sociale. Provate a pensare al successo che molti videogiochi, e anche serie TV, hanno tra i ragazzi.
Comunque, la dimensione uomo plus macchina è qualcosa che già viviamo oggi. Pensiamo al cellulare: è un dispositivo che fa parte della nostra quotidianità e i ricercatori stanno cercando di capire se e come esso può influire sulle nostre capacità cognitive, come attenzione e memoria, e sulle nostre capacità sociali come l’isolamento. Pensiamo anche a come potrebbe essere utile questo strumento per incentivare ad esempio i processi di inclusione sociale o per migliorare la qualità della vita».