L’editoriale

Gioco di squadra

Qual è il modo migliore per affrontare un problema? Il lavoro individuale o il teamwork?
Immagine da pexels.com
Francesco Bernasconi
Francesco Bernasconi
04.11.2021 08:00

Pensare fuori dagli schemi si sta rivelando una prerogativa sempre più importante nella vita di tutti i giorni. Basti pensare che nell’ambito lavorativo è vista dai recruiter come una soft skill fondamentale da ricercare nei candidati; tuttavia – per quanto si possa allenare un «pensiero elastico» – resta difficile riuscire ad applicarlo sempre ed al meglio. D’altronde quando ci si specializza in un determinato ambito e si comprende la logica che sta dietro ad esso, si tende a pensare ed agire in linea con essa, per preservare il meccanismo.

La creazione di un gruppo di lavoro può stimolare il «pensare fuori dagli schemi», mettendo insieme persone con background formativi differenti, che portano sul tavolo la loro esperienza nei diversi settori, per risolvere un determinato problema. Un percorso che si può attuare nella vita di tutti i giorni per poter avere sempre più punti di vista sullo stesso argomento, oppure solo quando si vuole porre rimedio a situazioni drastiche.

Molte nazioni hanno «vissuto» il secondo caso durante la pandemia da COVID-19. Prendiamo ad esempio la White House Coronavirus Task Force, creata dall’ex presidente Trump nel gennaio 2020: un gruppo composto da 28 membri tra politici, imprenditori, scienziati, militari, ed esperti di economia. Lo scopo era quello di revisionare le azioni intraprese dalle agenzie federali per contrastare la COVID-19 e spesso hanno ribaltato anche le decisioni prese dal CDC (ndr. Centers for Disease Control and Prevention). Un piano ben preciso, avere esperti di diversi settori per coprire a 360° il problema, il lavoro di gruppo diventa fondamentale per poter stimolare il ragionamento ed ottenere la soluzione migliore. Una situazione simile si è vista nella vicina Italia e qui in Svizzera, rispettivamente con la creazione di un CTS (Comitato Tecnico Scientifico) e la Task force UFSP. Esperti provenienti da diversi settori, ma sempre legati alla sanità, avevano lo scopo di suggerire allo Stato i provvedimenti da effettuare per contrastare la pandemia del Coronavirus.

Criticare i risultati di questi comitati risulta difficile – specialmente se non si è esperti del settore e si ha una conoscenza limitati dei dettagli – ma si può ragionare sull’effettiva efficacia di questo metodo. Il dubbio rimane tra la possibilità di avere un solo membro che riesca a pensare fuori dagli schemi in solitaria, per accelerare il processo di ragionamento; oppure creare un gruppo con membri che si stimolano a vicenda, rischiando di dilatare i tempi di risposta, ma guadagnando più sicurezza sul fatto che si guarderà il problema a 360°.

Certamente, questo bisogno contemporaneo di continuare a pensare fuori dagli schemi non ha una soluzione definitiva che si applica in ogni contesto, ma varia in base al caso specifico e all’osservatore. Per adesso, ci resta solo da andare avanti allenando la mente a cambiare punto di vista e ad adattarsi al lavoro di gruppo, pronti a trovare la soluzione più efficace ad ogni problema.