L’universo

Il futuro del lavoro nell’era dell’automazione

Intervista a Benjamin Lerch, PhD Student in Economics presso l’Università della Svizzera Italiana
Un braccio meccanico © pixabay.com
Antonio Paolillo
Antonio Paolillo
25.11.2020 06:00

Tema di grande attualità è la graduale, anche se non troppo lenta, robotizzazione e digitalizzazione del lavoro. Conviene dunque chiedersi come si evolveranno i lavori che conosciamo oggi e come gli studenti dovranno adeguarsi per non rimanere «obsoleti».

Chi è Benjamin Lerch?

Sono uno studente di dottorato in economia presso l’Università della Svizzera italiana con un Master in analisi economica applicata ottenuto all’Università di Berna ed appassionato di tematiche legate all’influenza delle tecnologie digitali sul mondo del lavoro.

Conduci un progetto di ricerca interessante e molto importante per il futuro. Ci racconti di cosa si tratta?

Mi occupo di studiare gli effetti dell’automazione sul mercato del lavoro. Il progresso tecnologico, spesso identificato come una fonte di distruzione di posti di lavoro, contribuisce anche alla creazione di nuovi mestieri e dunque di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, non tutti i lavoratori hanno le capacità di svolgere le nuove mansioni, che spesso richiedono dimestichezza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. Nel mio progetto di ricerca cerco di identificare quali sono le categorie di persone maggiormente penalizzate dall’automazione del lavoro e le loro opportunità lavorative in un futuro sempre più caratterizzato dalle nuove tecnologie.

Benjamin Lerch, 27 anni, PhD Student in Economics in USI (Foto di Andrea Sara Gallo)
Benjamin Lerch, 27 anni, PhD Student in Economics in USI (Foto di Andrea Sara Gallo)

Sulla base delle tue ricerche, secondo te quali sono i «lavori del futuro» che rimarranno appannaggio esclusivo dell’essere umano? O dovremmo ipotizzare un futuro distopico alla Matrix in cui la robotica sarà in grado di sostituire l’umanità?

Sono più facilmente automatizzabili, e quindi a rischio di scomparsa, i lavori che richiedono abilità fisiche e con alto tasso di ripetitività nello svolgimento delle mansioni. Sono invece meno esposte le persone impiegate in lavori che richiedono maggiori abilità cognitive e di intelligenza emotiva, siccome abilità come la risoluzione di problemi, il giudizio o la creatività sono più difficilmente automatizzabili. Tuttavia, la rivoluzione tecnologica è più dinamica e ha una portata molto più ampia rispetto alle rivoluzioni industriali passate, finendo per influenzare anche i lavori svolti da persone più qualificate. Pertanto, è importante che tra i lavoratori ci sia la consapevolezza che durante la vita lavorativa è necessaria una continua attività di aggiornamento delle competenze necessarie per adeguarsi ad un contesto più digitale, dando al lavoro umano un ruolo complementare, piuttosto che sostitutivo, rispetto alle nuove tecnologie.

Ci sono dei principi etici che guidano l’avanzamento della robotizzazione del lavoro?

La questione dei principi sottostanti all’automazione del lavoro è di fondamentale importanza ed è determinante per l’interazione tra essere umano e tecnologia. Tra le tematiche più discusse nel contesto della robotizzazione del lavoro rientra proprio il tema della «roboetica» che, per ora, non è ancora ben definito. È necessario ricordare che le nuove tecnologie sono il frutto del lavoro di programmazione svolto da persone, che pertanto ne definiscono le azioni. In questo contesto, concetti estremamente intuitivi, come giusto o sbagliato, possono assumere un ruolo relativo, che può essere complesso da implementare. Inoltre, non è facile trovare una risposta a molte domande inerenti all’avanzamento della robotizzazione, come l’obbligo dei robot di sottostare alle stesse leggi giuridiche e morali degli individui umani. Ritengo che tra le più grandi sfide del momento ci sia il continuo adattamento del contesto legale per far valere principi che nell’era dell’automazione spesso e volentieri vengono, purtroppo, trascurati.

La Roboetica «è un’etica applicata, con lo scopo di sviluppare strumenti e conoscenze che potranno promuovere lo sviluppo della robotica verso il benessere della società e della persona. Inoltre, si potrà prevenire l’impiego della robotica contro gli esseri umani» (Gianmarco Veruggio, 2002)

Che percorso di studi consiglieresti di seguire a chi si affaccerà al mondo universitario nel prossimo futuro?

Abbiamo sicuramente sperimentato un forte aumento della domanda di lavoro nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione a scapito di altri lavori. Non ci sarà, però, la scomparsa di interi settori lavorativi anche se, inevitabilmente, nei prossimi anni quasi tutti i lavori saranno influenzati direttamente o indirettamente dall’innovazione tecnologica. Il mio consiglio per gli studenti è prima di tutto di prediligere un percorso formativo che rispecchi i loro interessi e in cui si possano realizzare. È altrettanto importante informarsi sugli sbocchi lavorativi futuri anche in un contesto più digitale, siccome i lavori futuri potrebbero non essere più quelli che conosciamo oggi. Inoltre, spetta alle università il compito di offrire percorsi di studio al passo con il progresso tecnologico e informare i propri studenti sulle opportunità lavorative future.

Sei stato invitato all’esclusivo 7th Lindau Meeting in Economic Sciences. In cosa consiste l’evento e come si viene selezionati per parteciparvi?

Sì, insieme ad altri 370 dottorandi di economia da 60 paesi sono stato selezionato per partecipare al settimo meeting in scienze economiche di Lindau in Germania. Questo incontro offrirà l’opportunità a giovani ricercatori come me di incontrare alcuni dei vincitori del Premio Nobel in economia degli scorsi decenni, per presentare i propri progetti di ricerca e per discutere su temi di attualità, come la crisi da COVID-19 e le sfide del cambiamento climatico. Ho ottenuto la nomina per la partecipazione dopo aver ottenuto il premio come miglior studente di dottorato ai corsi di economia offerti dalla Banca Nazionale Svizzera presso il centro studi di Gerzensee a Berna.