Il senso di comunità

Ricercando l’etimologia della parola comunità andiamo ad incappare nel latino «communĭtas», traducibile con «comunanza». Tra le varie definizioni che può assumere la parola troviamo: «Insieme di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi comportamenti e interessi» (cfr. Treccani). Quindi, è possibile creare degli esempi di comunità dalla realtà che ci circonda e risulta palese l’esistenza di una comunità universitaria – costituita da studenti, insegnanti, collaboratori, etc. – che non si limita a trascorrere insieme del tempo, ma è basata sul comune interesse ad accrescere il proprio sapere teorico, specializzandosi per un mestiere. Oltre che sul raccogliere persone suppergiù coetanee con una certa affinità di bisogni, di interessi, di stili di vita, etc. Tuttavia, non dobbiamo fermarci a questa definizione, e guardandone un’altra riusciamo ad ampliare il nostro orizzonte di ragionamento: «Organizzazione di una collettività sul piano locale, nazionale, internazionale». Un fatto che già prima poteva risultare ovvio, viene fortemente confermato: non esiste una sola comunità. La catalogazione di persone all’interno di un gruppo, non si può fermare ad un misero livello – soprattutto quando si basa sulla condivisione di comportamenti ed interessi – bensì ci apre alla possibilità di evidenziare più comunità, le quali si trovano poi in diverse relazioni tra loro. Dobbiamo riconoscere che all’interno della comunità di una singola università possiamo rintracciare quelle degli studenti e dei professori; espandendo i confini della nostra ricerca e non limitandoci a considerare il Ticino ma tutta la Svizzera, riscontriamo l’esistenza di una «comunità studentesca» sparsa su tutto il territorio elvetico.
Però, sempre basandosi sulla prima definizione riportata, ci risulta impossibile fermarci a considerare una persona come esclusivamente appartenente ad una sola comunità. Nel corso della vita ci troviamo a condividere interessi e comportamenti con persone differenti in tempi differenti; quindi, le comunità non sono statiche ma altamente mutevoli.
Ci resta adesso l’ultimo passo di questo ragionamento: riconoscere che un singolo individuo possa essere considerato appartenente a due o più comunità diverse – evitando di soffermarsi sulla natura delle comunità per non complicare il discorso – allo stesso tempo. D’altronde, la ricerca dell’aggregazione è propria dell’uomo, quindi la situazione descritta, in realtà, è altamente probabile, anzi, è molto diffusa. Prendiamo in considerazione un esempio tangibile: uno studente universitario a Lugano da sempre abitante del comune ticinese, apparterrà sia alla comunità studentesca sia a quella cittadina. In termini di arricchimento personale, è bene non vivere in maniera distinta l’appartenenza a queste due comunità – le quali sono in contatto tra loro – ma piuttosto trarre il massimo dell’esperienza possibile dai due gruppi, soprattutto quando essi si incontrano.
Occorre riconoscere l’opportunità di crescita data dall’appartenenza alle due comunità, favorendone l’incontro e vivendo appieno questi momenti.