USI: continua la scalata delle classifiche mondiali

Poco più di due anni fa l’Università della Svizzera italiana ha fatto il suo primo entry nei ranking universitari e da allora si sta facendo strada a suon di traguardi raggiunti, nonostante un percorso così giovane. Tra gli ultimi successi figura il 37esimo posto a livello mondiale su 475 atenei listati per le giovani università con meno di cinquant’anni (THE Young University Rankings 2021) e il 240esimo su 1300 università mondiali considerate (QS World University Rankings 2022). Ma quello dei Ranking è molto più di un traguardo, è anche un lavoro che richiede molti dati per funzionare al meglio.
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Maria Cristina D’Arrigo, Manager per lo sviluppo e le relazioni istituzionali dell’USI, che ci ha spiegato il funzionamento degli ingranaggi di questa grande macchina. La sua è una figura nuova all’interno del nostro ateneo e ha un ruolo fondamentale per la riuscita nei ranking universitari.
Come funzionano i vari Ranking delle università?
«Esistono molti Ranking a livello mondiale: alcuni dei quali non sono prettamente per l’USI, altri invece per i quali noi ci classifichiamo. In linea di base ci sono delle precondizioni che l’USI deve soddisfare per gareggiare, in caso contrario non è possibile. Un esempio di questi criteri è il numero di pubblicazioni minime necessarie in un lasso di tempo passato prestabilito dal ranking in considerazione.
Oltre alle precondizioni, esiste anche un modello sulla base del quale vengono calcolate le posizioni in graduatoria, stabilite da un punteggio. I dati per questi calcoli vengono in parte raccolti a livello pubblico, per esempio dalle fonti ufficiali dei vari paesi, e in parte anche forniti da noi. Dopodichè questi dati vengono incrociati sulla base di un modello matematico e portano alla classifica dei risultati».
In cosa consiste il suo ruolo?
«I modelli che danno un punteggio alle università ci sono sconosciuti. Alcuni di loro hanno una propria certificazione, con tanto di auditor esterni che controllano la correttezza dei processi. Quello che si deve avere a mente è l’idea generale del peso che viene dato a determinati elementi all’interno di questo modello matematico. Per esempio, un’università è un’organizzazione che si occupa di ricerca e insegnamento, dunque è necessario riuscire a quantificare questi elementi, come la bontà della ricerca. Uno dei punti di rappresentazione di questa bontà sono le pubblicazioni prodotte dall’università, che vengono inserite in due grandi database: Scopus e Web of science.
È dunque fondamentale che l’USI sia ben rappresentata in questi database, soprattutto per quanto riguarda i metadati delle pubblicazioni.
Qui entra in gioco il mio ruolo, occupandomi di fornire i dati giusti per servire questi modelli matematici».

Quali fattori hanno contribuito, secondo lei, al maggior riconoscimento dell’USI e alle sue vittorie nei ranking degli ultimi due anni?
«Vedo che l’USI sta crescendo, c’è una variazione dei numeri in positivo. Il giro dei ranking è un processo molto lungo - avviene ogni 12 mesi - e il nostro è un lavoro appena cominciato.
Nel giro dei prossimi anni, alcuni dei ranking più noti cambieranno anche metodologia e ad oggi ancora non sappiamo cosa succederà».
Come valuta il mondo dei ranking?
«È sempre un mondo molto dinamico e bisogna considerare che ci sono molte parti del mondo che sono tuttora ancora sottorappresentate in questo esercizio (per esempio le università asiatiche). Ci sono università che stanno facendo forti investimenti per migliorare e talvolta anche le situazioni sociali giocano un grande ruolo. Con la situazione pandemica abbiamo assistito alla scalata di molte università cinesi, soprattutto nell’ambito delle pubblicazioni sulla pandemia. Questi fenomeni influiscono indirettamente anche sull’USI: potrebbe migliorare come accademia scientifica, ma al contempo peggiorare nelle posizioni dei ranking, se e quando altre università lavoreranno più efficientemente alla loro rappresentazione, oppure se fattori che sfuggono al nostro controllo giocassero accidentalmente a nostro sfavore.
Al mondo esistono circa 25mila università e noi appariamo saldamente nel top 2% (ultima uscita dei ranking QS e THE). Quando si guarda ai ranking universitari è sempre bene tenere a mente che la visione d’insieme fornisce molte più indicazioni del numero che identifica la posizione nella graduatoria globale. Per esempio l’USI, con soli 25 anni di età e con meno di 5000 studenti (dunque considerata come università giovane e piccola in molte prestigiose classifiche di atenei), si trova in ottava posizione nel sistema universitario Svizzero, uno dei più prestigiosi al mondo.
L’ambiente dei ranking universitari è dunque molto più di una semplice classifica, ma bensì un lavoro sui dati che riflettono l’immagine della propria istituzione. L’USI per ora celebra i meritati traguardi e non da ultimo proprio il premio per la miglior interazione tra studente-docente del Global Student Satisfaction Award: un premio conferito considerando quelli che sono i pareri degli studenti riguardo alla soddisfazione data dalla nostra università. Vantare un professore ogni 8 studenti è un grande successo del nostro ateneo».