Prezzi alle stelle per i sigari cubani
La Cina si è comprata i sigari cubani. La notizia non è in realtà nuova, perché l’acquisizione della Habanos, la storica azienda voluta nel 1994 da Fidel Castro per ridare slancio imprenditoriale alla nazionalizzazione della produzione dei migliori sigari del mondo, è avvenuta a poco a poco negli ultimi due anni. Quasi in silenzio. Nuovo e per certi versi sorprendente è però il rincaro di Cohiba e affini che silenzioso come l’acquisizione cinese è aumentato anch’esso poco a poco nel tempo.
Così, quasi senza colpo ferire, un Cohiba oggi costa il doppio rispetto a due anni fa: settanta franchi invece di trenta. Un vero salasso per gli appassionati. Ma anche un mezzo disguido per i rivenditori. Che in brevissimo tempo si sono ritrovati per le mani un bene diventato improvvisamente di lusso. Con tutto quel che ne consegue, tra cui margini di guadagno che quasi improvvisamente si sono appiattiti. E non poco.
Prezzi bloccati
Fumare un Cubano oggi insomma è diventato quasi all’improvviso molto più costoso. Anche inSvizzera, Paese dove un tempo, anzi, fino a pochissimi anni fa, era possibile fare scorte a prezzi super competitivi. La nuova proprietà cinese sta provando infatti a equiparare i prezzi di tutti i sigari cubani a quelli di Hong Kong. Nonostante ciò in Svizzera è ancora possibile trovare prezzi inferiori del 20%.
Ma perché questa scelta? E soprattutto come mai il nuovo vento cinese ha deciso di aumentare i prezzi in maniera repentina e non morbida? Le ragioni come al solito sono molte e spesso concatenanti tra loro. Tra queste certamente le recenti difficoltà che stanno attanagliando l’isola di Cuba. Dove l’embargo americano si sta facendo sentire e la reperibilità delle materie prime sta diventando un problema serio. Anche perché, stretti dalla crisi e dalla fame, molti coltivatori stanno abbandonando il tabacco, che viene pagato sei mesi dopo il raccolto, per orientarsi verso altre materie prime più redditizie e stringenti.
Cuba è in forte crisi. Forse tra le più gravi della sua storia. E l’economia del tabacco non fa eccezioni. Soffre come i suoi abitanti.
Il rincaro ha però anche un’altra origine. Più aziendale. Sta nella scelta della nuova proprietà di fare dei Cubani un prodotto di lusso come può essere una borsa griffata o un orologio da polso. Aumentare il prezzo di un oggetto per renderlo ancora più esclusivo, dunque. A tutti gli effetti una scelta strategica. Dettata però forse come visto prima non solo dal marketing ma anche dalle condizioni difficili in cui è precipitata l’isola caraibica. In preda alla povertà più estrema.
Come hanno risposto i clienti
Quel che è certo è che in pochissimi anni i più famosi sigari cubani sono passati da essere accessibili a tutte le tasche a prodotti più di nicchia. Perché spendere 80 franchi per un Cohiba non è un’operazione che possono permettersi tutti ogni giorno. A resistere sono così i fumatori più facoltosi. Quelli che non badano a spese pur di non perdere una vecchia abitudine. Tutti gli altri hanno diradato le fumate oppure hanno optato per altri prodotti, come i sigari nicaraguensi o quelli della Repubblica Domenicana, più a buon mercato, ma comunque ottimi, perché entrambi i Paesi hanno compiuto enormi passi avanti negli anni. Anche se non sono comunque da considerarsi simili o avvicinabili ai Cubani. Che restano imbattibili.
Magra consolazione
Altrettanto sicuro è che non tutti i sigari cubani sono aumentati in modo esponenziale. Per il momento a subire i salassi più importanti sono soltanto alcune marche e alcuni formati. Anche se l’aumento ha coinvolto tutti. Ma in misura minore. Si parla di una crescita tra il 3 il 10%. Che in realtà non corrisponde forse neppure a una crescita, visto l’aumentare complessivo dei prezzi che sta coinvolgendo un po’ tutti i prodotti di consumo, dall’elettricità ai generi alimentari, passando per le casse malati, viaggi in aereo e via dicendo.