Ticino, il cantone senza sonno

C’è chi poggia la testa sul cuscino e si addormenta in pochi secondi, profondamente. E chi invece passa la notte con gli occhi sbarrati. E sono tanti, tantissimi. I disturbi del sonno sono una delle patologie emergenti della modernità, legate allo stile di vita, alla cultura e allo stato sociale delle persone. Perché bisogna capire che dormire e dormire un certo numero di ore secondo l’età e la predisposizione genetica, è importante, lo dice la ricerca scientifica: la qualità del sonno è un elemento vitale per la salute e il benessere, influisce sulla nostra capacità di prendere decisioni in maniera razionale, ha riflessi nell’appetito e nel ricalibrare le emozioni.
L’importanza della diagnosi
«Chi dorme male e poco alla lunga ha problemi cognitivi, d’attenzione, sbalzi d’umore e irritabilità. Dormire poco, oltre che essere un fattore di rischio per malattie cardiocircolatorie, porta in alcuni casi a uno stato di depressione. Oppure questa difficoltà a riposare ha radici ben più profonde. Ecco perché è importante una diagnosi precisa ed è altrettanto importante conoscere e far conoscere questi problemi correttamente».
Il professor Mauro Manconi, neurologo, autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche sulla materia (in particolare sulla sindrome delle gambe senza riposo), è il responsabile del Servizio di medicina del sonno, nato all’interno dell’Istituto di neuroscienze cliniche della Svizzera italiana prima di diventare (nel 2021) indipendente, con sede all’Ospedale civico di Lugano e con un ambulatorio al San Giovanni di Bellinzona.
Manconi, che dopo la laurea e la specializzazione in neurologia ha lavorato come «visiting professor» al Medical College of Wisconsin negli Stati Uniti, ha raccolto l’eredità professionale e clinica del professor Claudio Bassetti, per anni direttore del Neurocentro, che nel 2011 è diventato primario della Clinica Universitaria di Neurologia dell’Inselspital di Berna.
«Ho iniziato a collaborare con l’EOC nel 2010 e subito - racconta Manconi - mi sono reso conto che c’era molto da fare, oltre da dal punto di vista medico anche da quello della sensibilizzazione».
Un centro interdisciplinare
Lentamente, mattone dopo mattone, è stato messo in piedi l’attuale servizio di medicina del sonno, che ha dato una svolta all’approccio di questo disturbo con un taglio interdisciplinare che copre, attraverso specifiche figure professionali, le diverse sfaccettature del fenomeno. Nel centro lavorano oltre due neurologi, anche una psichiatra, due psicologhe (per la terapia del comportamento dell’insonnia), una pedopsichiatra, uno pneumologo e un medico del lavoro, visto che molti disturbi sono legati alle professioni e agli orari. «Tanto è vero - racconta Manconi - che ci chiamano anche diverse aziende per una consulenza, spesso per revisionare i turni notturni con criteri cronobiologici, ovvero secondo i dettati della scienza che studia i ritmi biologici dell’uomo. Questo è molto importante perché circa il 18 per cento della popolazione lavorativa fa turni di notte».
Il servizio di medicina del sonno, unico certificato in Ticino e uno dei tre maggiori a livello nazionale (solo a Milano ne esistono quattro), nel 2022 ha seguito 2.600 persone, alcune anche giunte da altri cantoni e dall’estero. Negli anni l’attività è cresciuta notevolmente visto che, per dare un dato di confronto, nel 2011 i pazienti che si erano rivolti al centro erano invece appena 650.
Nell’ultimo anno 2.600 casi
«A marzo di quest’anno - spiega il neurologo - abbiamo già raggiunto i 1500 pazienti con un’età media di 49 anni, il 55 per cento uomini, il 12 per cento bambini sotto i 12 anni, alcuni in età neonatale. La lista d’attesa media è di quattro mesi, noi cerchiamo sempre di fare del nostro meglio per soddisfare tutte le esigenze. Ma abbiamo seri problemi di spazi, anche se a ottobre abbiamo aperto l’attività a Bellinzona», precisa il medico. La struttura diretta da Manconi quando prende in carico un paziente innanzitutto effettua gli esami necessari e i test per capire la problematica. E poi avvia la cura. Molti pazienti insonni quando arrivano stanno già prendendo sonniferi. Non per nulla il Ticino, in rapporto a numero di abitanti, è il cantone dove a livello nazionale si registra il maggior uso di sonniferi e anche un buon numero di casi di dipendenza da questo tipo di farmaci. Una spia che dovrebbe far scattare l’allarme. «Prendere medicamenti senza aver capito l’origine del disturbo è solo un modo per soffocare il sintomo. Ma così - spiega Manconi - si antepone la terapia alla diagnosi. E non va bene, anche se bisogna sottolineare che i farmaci in generale non sono dannosi, semplicemente vanno presi dopo un attento consulto e nelle giuste dosi, seguendo un percorso terapeutico e dopo approfondite analisi».
Screening e prevenzione
I disturbi del sonno, che in Europa colpiscono sino al 15 per cento della popolazione, anche alla luce dei nuovi studi scientifici, dovrebbero essere trattati come altre patologie importanti. Attraverso screening e programmi di prevenzione, o campagne di sensibilizzazione come si fa contro la cattiva alimentazione, o i comportamenti a rischio come il fumo. Esistono più di 80 disturbi differenti. I sei più importanti sono l’insonnia, l’iperinsonnia (cioè la sonnolenza che colpisce durante la giornata), disturbi respiratori, parasonnie (come il sonnambulismo), disturbo sonno-veglia e disturbi motori, come la sindrome delle gambe senza riposo.
Oltre 80 disturbi differenti
Al primo posto c’è sicuramente l’insonnia cronica, cioè la difficoltà – e succede a tutte le età – a prendere sonno e a dormire per un certo numero di ore di fila. Se questo accade almeno due volte alla settimana e per un periodo di oltre 3 mesi bisogna iniziare a preoccuparsi e rivolgersi al proprio medico. Perché questo problema potrebbe portare conseguenze anche serie e non va assolutamente sottovalutato. Stesso discorso se ci si accorge che durante il sonno ci sono problemi respiratori (uno dei sintomi è il forte russare) o apnee. «L’insonnia colpisce sempre più donne. La sindrome da apnee ostruttive in sonno, che tra i sintomi ha pause nella respirazione mentre si dorme, colpisce maggiormente gli uomini con una età media presso il nostro centro di 35 anni. I disagi del sonno sono frequentemente collegati alla vita quotidiana e professionale delle persone. Oggi sappiamo che c’è un legame stretto con l’evoluzione della società, ad esempio uno dei disturbi che colpiscono molti giovani è l’insomma dovuta all’uso smodato di apparecchi elettronici, telefonini e computer, oppure videogiochi, usati a tutte le ore del giorno e della notte.
«Le persone che arrivano da noi sono soltanto la punta dell’iceberg. Oggi c’è sicuramente una tendenza a dormire meno, 40 minuti in media rispetto a trent’anni fa. Noi cerchiamo di curare i pazienti con i sistemi più all’avanguardia secondo la patologia che riscontriamo. Ad esempio, riusciamo a completare una media di oltre mille polisonnografie all’anno, registrando cioè le attività del paziente mentre dorme attraverso elettrodi (indolori) e poi analizzando i dati per capire la causa delle difficoltà a prendere sonno e come e dove intervenire».
Il servizio dell’Eoc, inoltre organizza corsi per insegnare a dormire attraverso la terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia.
Il «sonnellino» pomeridiano aiuta
Già, ma – ed è la domanda che più spesso si sente ripetere il professor Manconi - quante ore bisogna dormire in media? «Se siamo brevi o lungo dormitori ce lo dice la genetica ma diciamo in generale dalle sei alle nove ore per l’adulto nella fascia d’età di 30 ai 60 anni».
Ultima domanda: il sonnellino pomeridiano è utile o dannoso? «È utile, bisognerebbe dormire due volte al giorno: la siesta dunque - conclude Mauro Manconi - è importante. Bastano 30/40 minuti, non di più, per recuperare lo stress».