Un albergo fatto per accogliere le più piccole meditazioni
Camminando nei boschi verso Miglieglia ci si accorge di quanto quel che chiamiamo “natura” sia segnato dall’azione dell’uomo; e al contempo s’incontrano opere umane che sono state levigate dal tempo fino a sembrare spuntate dalla terra. Supero il vecchio maglio, una sorta di mulino per lavorare il ferro che oggi pare parte del paesaggio quanto le curve della Magliasina (ma sarà poi “naturale” il corso di un fiume che si porta il lavoro umano nel nome?). Risalendo il sentiero e lasciando i boschi, ecco il nucleo di Miglieglia; pure lui sembra nato per generazione spontanea dalla collina. I suoi confini sono delineati dalle mura di Casa Santo Stefano, dove mi aspettano Angeli e Christian Wehrli.
«Il nostro B&B e centro seminari è composto da tre case, tutte del Settecento» raccontano. «Erano importanti per il paese: Casa Uva è stata la casa del medico per sette generazioni, mentre in Casa Erbe c’erano il forno comunale, un’osteria e un negozio.»
Indicano la porticina con sportello da dove si facevano gli acquisti; possibilità che Angeli e Christian tengono viva, vendendo alla reception prodotti locali (nocino, miele, ceramiche). «È il nostro 28esimo anno qui» dice lui. «Pensa: ci siamo incontrati per la prima volta il 2 gennaio 1994 a un corso di yoga in India, e nel febbraio 1996 avevamo già un figlio e un albergo… E questo senza averne mai gestito uno, e senza sapere l’italiano!»
«È stata un’avventura» commenta Angeli. «Christian è della Svizzera interna, io sono tedesca. Di mestiere davo corsi di sport e yoga, e viaggiavo sempre da un posto all’altro: giravo con due valigie piene di libri e olio da massaggio. In fondo in fondo pensavo: un giorno vorrei avere un posto mio.»
Quando una cugina di Christian li informa che Casa Santo Stefano cerca gerenti, vanno subito a vederla. «Era chiaro: bisognava prenderla.» Così, con il figlio neonato, si trasferiscono a Miglieglia e imparano sul campo a dirigere il B&B. Presto iniziano a offrire corsi di yoga nella sala comune, prima destinata ai ritiri aziendali. «Ventotto anni fa in Ticino lo yoga era quasi sconosciuto. Se si è diffuso tanto è perché è niederschwellig, accessibile a tutti, e puoi farlo ovunque.»
Oggi Casa Santo Stefano propone pacchetti personalizzati dove lo yoga si combina con passeggiate nei boschi guidate da Christian, stand up paddle, bicicletta, tai chi o massaggi. Angeli mi porge un menu dove le attività sono suddivise in portate: si va da quelle adatte a far da “antipasto” alla giornata (ad esempio: nuotata mattutina) ai “dessert” serali (riposo in terrazza, osservazione delle lucciole…). Ma si può anche venire come semplici ospiti, limitandosi a gustare la calma di una vecchia casa dove ogni camera (sono 18) ha nicchie e prospettive tutte sue: c’è quella affacciata sulla pergola, quella col balcone, la «stanza del poeta» con scrittoio in un vano… Molte hanno i pavimenti in cotto e i soffitti in legno originali, e da tutte è bandita la TV; meglio guardare il panorama dalle logge vetrate. I mobili sono pezzi d’antiquariato d’onesta semplicità scelti con cura, tra cui spicca il tavolone della cucina arrivato da un convento della Vallemaggia; qui sono servite le colazioni e, per chi frequenta i corsi, i pasti («tutto bio e casalingo»).
«Vogliamo offrire qualità, semplicità, autenticità a chi ama la natura e la calma. Perché qua, cosa c’è? Niente, però questo niente è tanto. Ci sono tantissimi sentieri, c’è il Monte Lema, e nei dintorni il lago, i monti, le città…»
Christian e Angeli mi salutano dandomi una cartina con vari itinerari e consigliandomi di salire alla chiesa di Santo Stefano, in cima al paese. Dentro, i santi degli affreschi medievali ti guardano dritto negli occhi. I colori tersi sono quelli del fiume, delle montagne, dei boschi.