Tornare bambini con il circo
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Poche cose sono in grado di stimolare il bambino che è in ciascuno di noi quanto l’arrivo della carovana del circo. Un evento certo meno adrenalinico rispetto a un tempo, quando la sfilata dei suoi animali e del suo staff lungo le vie era un autentico «must» (chi aveva infatti l’opportunità di vedere, al di fuori di quel contesto, un elefante, una scimmia o un qualunque altro animale del serraglio circense?) ma che conserva un particolare fascino proprio per la peculiarità del carrozzone circense e le dinamiche stesse dei suoi spettacoli. I quali, pur mutati negli ultimi decenni in ossequio a un maggior rispetto degli animali e approfittando di una tecnologia dell’intrattenimento sempre più evoluta, continuano ad avere quelle componenti di rischio, mistero, abilità e imprevedibilità che stuzzicano la fantasia, soprattutto quella di stampo infantile. Un tipo di fantasia che tuttavia ha una durata sempre più ridotta e sostanzialmente circoscritta ai primissimi anni di vita. L’inizio del percorso scolastico che segna l’ingresso «ufficiale» dei bimbi nella società, è infatti accompagnato da una costante e sempre più marcata spinta a crescere, ad abbandonare prima possibile ogni fantasia e atteggiamento infantile in modo da non essere considerati troppo «piccoli» e poter approfittare di tutto ciò che è appannaggio dei «grandi». Una spinta che si fa ancora più pressante durante la prima adolescenza e la pubertà, fase nella quale anche solo un paio di anni di età fanno una differenza enorme in ogni campo, soprattutto quello sociale, tanto da forzare i ragazzi a dimostrarsi più maturi e a sbarazzarsi frettolosamente – se non addirittura a vergognarsi – di qualsiasi elemento possa anche solo marginalmente associarli all’infanzia. Infanzia alla quale si ricomincia a guardare con nostalgia e rimpianto una volta giunti all’età adulta, quando il carico di privilegi cui si anelava negli anni precedenti si rivela meno affascinante di quel che si credeva e comincia a riemergere forte e potente quel desiderio di spensieratezza, di leggiadria, quella sognante ingenuità troppo in fretta abbandonata. E che trova nell’arrivo del circo una delle più ghiotte opportunità di manifestarsi di nuovo. Tanto che più entusiasti sotto il suo tendone, infatti, non sono i piccini - che soprattutto negli spettacoli serali si addormentano dopo una mezz’oretta di show – bensì i genitori e i nonni che con la «scusa» di doverli accompagnare, possono finalmente tornare loro stessi bambini, con gli occhi che brillano davanti alle evoluzioni dei trapezisti, al fascino delle acrobate, alle trovate dei clown, al giocoso rincorrersi dei pony sulla pista e con la bocca impastata di zucchero filato e di quei dolciumi dei quali, nella magica atmosfera del circo, ci si può senza alcuna remora finalmente tornare ad abbuffare...