Ticino

Una crescita attempata

La popolazione torna ad aumentare grazie a ucraini e altri stranieri, ma diminuiscono ancora i giovani
© CdT/Chiara Zocchetti
Andrea Stern
Andrea Stern
19.02.2023 07:00

Non è merito solo degli ucraini. Gli annunci trionfali diffusi in questa prima parte dell’anno da quasi tutti i Comuni ticinesi non sono dovuti solo al massiccio arrivo di persone in fuga dai missili di Vladimir Putin. Al netto dei cittadini ucraini, che sono conteggiati dai Comuni ma non rientrano ancora nelle statistiche della popolazione permanente, il Ticino sta effettivamente tornando a crescere.

«Dal 2020 a oggi si può dire che un’inversione di tendenza c’è stata - afferma Danilo Bruno, collaboratore scientifico dell’Ufficio cantonale di statistica -. Per poter affermare che siamo di fronte a un nuovo trend dobbiamo però attendere l’evoluzione dei prossimi due o tre anni».

Nettamente più morti che neonati

Le basi restano infatti fragili. Per l’undicesimo anno consecutivo, anche nel 2022 il Ticino ha registrato un saldo naturale pesantemente negativo, ovvero molti più decessi che nascite. Mancano ancora i dati definitivi ma nei primi undici mesi dell’anno sono morte 3.027 persone e ne sono venute al mondo solo 2.108. È quindi verosimile che sotto questo aspetto il cantone abbia perso un altro migliaio di abitanti.

«Si può ipotizzare che la componente naturale sia destinata a diventare sempre più negativa - riprende Bruno -, soprattutto a causa dell’aumento dei decessi che si avrà nei prossimi anni. Molto dipenderà quindi dall’apporto migratorio». Un apporto che, in questi ultimi due anni, si è irrobustito. «È tornato su valori più elevati rispetto a quelli osservati nel triennio 2017-2019 - commenta Bruno -. La crescita è da imputare soprattutto a un aumento del saldo migratorio internazionale, ma anche a una parziale ripresa degli arrivi dal resto della Svizzera».

Un aumento non lineare

È quindi grazie ai confederati e agli stranieri che, in attesa dei dati ufficiali, si può stimare un aumento della popolazione permanente compreso tra il migliaio e i duemila abitanti e della popolazione non permanente di oltre tremila abitanti (le persone con statuto di protezione S attribuite al Ticino erano, a fine anno, 3.127).

Numeri a prima vista positivi che, tuttavia, non dissipano le nubi sopra il nostro cantone. Poiché si tratta di una «crescita attempata», se così la si può definire. Aumenta la popolazione generale ma nel contempo diminuiscono i giovani. Un fenomeno che le statistiche provvisorie parrebbero confermare anche per il 2022. Nei primi tre trimestri la popolazione è cresciuta di 1.494 unità, ma nella fascia 0-19 anni si è registrato un calo di 264 unità. La base della piramide si sta quindi sempre più sgretolando.

«Altro che gioire»

«C’è poco da festeggiare - sostiene Ivano Dandrea, economista -. Quello che conta non sono i numeri bensì la struttura della popolazione. Noi stiamo crescendo grazie agli anziani e ai rifugiati con permesso S, ma stiamo continuando a lasciar scappare i giovani. Negli ultimi cinque anni abbiamo perso circa 3.500 persone tra i 20 e i 64 anni, quindi potenzialmente attive, mentre abbiamo guadagnato 4.500 pensionati. Che futuro può avere un’economia che perde i giovani e punta tutto sugli anziani?».

Dandrea si dice «sconcertato» dalla passività con cui le autorità assistono al progressivo invecchiamento del cantone. «È da anni che si parla di fuga dei cervelli ma non si fa assolutamente nulla per contrastarla - afferma -. La politica è troppo concentrata sugli anziani. Basti vedere cosa è successo tre settimane fa in Gran Consiglio, quando con maggioranza bulgara è stata approvata una legge sugli anziani da centinaia di milioni di franchi all’anno. Nessuno ha alzato un dito. Ora, io non dico che non bisogna curare gli anziani, ci mancherebbe. Però bisognerebbe investire anche sui giovani. Sono loro che possono garantirci un futuro».

Anziani e sempre più anziani

Ma i giovani sono sempre più rari. Già nel 2021 il primo aumento demografico dopo anni di cali era stato generato unicamente dagli anziani. Allora il canton Ticino aveva guadagnato 1.195 abitanti in un anno, ma questo aumento era concentrato in una sola fascia di età, quella dei pensionati, cresciuti di 1.344 unità. Nel resto della popolazione si era quindi registrato un altro calo, l’ennesimo. Lo stesso fenomeno che, in attesa di conferme ufficiali, parrebbe essersi confermato nel 2022. Così il Ticino conferma sempre più il suo primato di cantone con la maggiore quota di anziani.

«Se vogliamo rafforzare la dinamica demografica dobbiamo lavorare sui giovani, sulla fascia tra i 20 e i 34 anni - riprende Dandrea -. È a quell’età che si decidono i progetti della propria vita. Ogni volta che perdiamo uno di quei giovani è come se perdessimo tre, quattro o cinque persone, perché chi va altrove formerà la propria famiglia altrove, crescerà i propri figli altrove. E il Ticino diventerà sempre più una società per anziani. Una società che non è più attrattiva per nessuno. Non capisco come è possibile che la politica non stia affrontando questa tematica».

La mozione impolverata

A dire il vero, qualche tentativo di intavolare una discussione c’è stato. Nel 2021 il presidente PLRT Alessandro Speziali aveva presentato una mozione con la quale chiedeva al Consiglio di Stato di identificare anche in Ticino una persona che potesse fungere da «delegato alle politiche demografiche e alla domiciliazione», seguendo l’esempio di Neuchâtel. Ma la sua mozione è ancora chiusa in qualche cassetto.

«Non si è mosso nulla - conferma Speziali -. Probabilmente è anche un momento poco adatto per aumentare l’organico del Cantone. Ma io penso che tra le centinaia di funzionari se ne possa trovare uno che si faccia carico di coordinare tutti gli sforzi per il rilancio demografico. Non sarebbe un’ennesima rotella che alimenta la burocrazia bensì un punto di riferimento per lo sviluppo del cantone».

Sviluppo non solo numerico

Uno sviluppo che, sottolinea Speziali, non deve essere solo numerico. «Se cresce la popolazione deve crescere anche a livello di giovani, perché sono loro che sostengono il sistema demografico - spiega il presidente PLRT -. Noi vogliamo migliorare tutti gli aspetti che rendono il Ticino un posto interessante dove vivere e lavorare. Quindi ci sono vari temi che vanno dalle opportunità di impiego alla scuola, dalla sanità al fisco o ancora alla burocrazia snella. Se si insiste su questi temi l’attrattività del cantone riprende quota, indipendentemente dalla situazione internazionale che non possiamo influenzare».

Tipo un eventuale ritorno in patria dei profughi ucraini una volta finita la guerra, sebbene questi, precisa Danilo Bruno, «non rientrano ancora nella popolazione residente permanente ma saranno conteggiati solo dopo una residenza in Svizzera di almeno 12 mesi».