1969, l’anno dell’apogeo e del cambiamento

Il 1969 rappresenta il culmine della mutazione socioculturale della seconda metà degli anni Sessanta. Dal punto di vista musicale, l’anno dello sbarco sulla Luna si apre con le sessioni dei Beatles a Abbey Road, che produrranno l’omonimo album, l’ultimo per data d’incisione visto che Let It Be, inciso mesi prima di Abbey Road, uscirà solo nel 1970. Il primo mese di quell’anno fu particolarmente movimentato per i Fab Four, essendo legato anche al loro ultimo concerto, svoltosi il 30 gennaio sul tetto della Apple in pieno centro a Londra.
Il 1969 sarà un anno importante anche per i rivali storici dei Rollingo Stones che a lugliodue giorni dopo la morte del loro ex-chitarrista Brian Jones, tengono un concerto gratuito a Hyde Park, cui si aggiunge a dicembre la tragedia di Altamont. Lo stesso mese, da segnalare anche gli show di Jimi Hendrix e del suo nuovo gruppo, The Band Of Gypsys, al Fillmore East di Manhattan.

È in arrivo la «seconda ondata»
In quel fatidico anno, la cultura rock arriva a piena maturità. «Nel grande oceano del rock poteva entrare di tutto [...]. Quell’anno, tra le altre cose, è anche il momento del cambio della guardia. I grandi eroi del decennio sono quasi tutti ancora attivi [...] ed è già arrivata la seconda ondata, quella di Pink Floyd e Led Zeppelin, [...] che in breve si sovrappone a quella precedente, creando un momento di incredibile ricchezza musicale. E in più [...], prende forma il mito del concerto» (Ernesto Assante, Gino Castaldo, Il tempo di Woodstock, Laterza).
Il 1969 è, dunque, un anno ricco di avvenimenti importanti per la musica rock. Sicuramente i più significativi, sia in chiave positiva che negativa, sono legati ai mega-raduni musicali, il più importante dei quali si svolge dal 15 al 18 agosto a Woodstock (la madre di tutti i festival, «tre giorni di pace, amore e musica»), con decine di musicisti che si ritrovano a suonare davanti a un pubblico di diverse centinaia di migliaia di persone, regalando esibizioni leggendarie (Hendrix che stravolge l’inno americano, gli Who che presentano la loro prima opera rock concettuale, Tommy). Il festival di Woodstock costituisce l’apice della controcultura giovanile degli anni ’60: i musicisti che vi suonano si fanno portavoce di un sogno diverso dalla way of life quotidiana della gioventù americana.

Il dramma di Altamont
Tutt’altro clima rende, invece, tristemente celebre il concerto dei Rolling Stones tenutosi il 6 dicembre all’Altamont Speedway, dove, accoltellato dagli Hell’s Angels, perde la vita il diciottenne afroamericano Meredith Hunter. Questo dramma costituisce la fine del sogno libertario che aveva permeato gli anni Sessanta.

Tanti vinili da leccarsi i baffi
Per quanto riguarda le uscite discografiche, nel 1969 praticamente tutti i gruppi che faranno la storia del rock invadono il mercato con veri e propri capolavori. Con la pubblicazione di Led Zeppelin I, ancora fortemente influenzato dal blues, e di Led Zeppelin II, uno dei dischi più importanti della musica rock, improntato ad un hard rock selvaggio - come nell’iconica Whole Lotta Love - il Dirigibile prende il volo.
Tra i dischi più significativi del 1969, non si può dimenticare Tommy, la prima opera rock della storia, scritta ed interpretata dagli Who, un’allegoria dei sogni, delle speranze, dei rischi, delle sconfitte e delle disillusioni del mondo giovanile.
In quell’anno esce anche un disco fondamentale per la musica progressive, In The Court Of The Crimson King, un’opera rivoluzionaria, in cui il rock viene contaminato dal jazz e dalla musica classica, creando sonorità inedite.
Ovviamente, non si possono scordare i i Beatles, che in quei mesi pubblicano il già citato Abbey Road, un album che contiene vere perle come Come Together di John Lennon, Something e Here Comes The Sun, composte da un sempre più maturo George Harrison. Il disco propone una delle copertine più celebri della storia del rock, su cui campeggia l’immagine dei Fab Four mentre attraversano le strisce pedonali di Abbey Road.
Il 1969 è anche l’anno dell’omonimo disco di debutto di Crosby, Stills e Nash, che, insieme a Sweetheart of the Rodeo dei Byrds, cambierà la musica popolare americana, fino ad allora riletta attraverso forti dosi di chitarra elettrica. I tre musicisti fondono armonie vocali, folk-rock, esperienza psichedelica e musica West Coast per raccontare le tensioni, la rabbia, l’amore, la libertà e la poesia di quegli anni.
Nel campo del jazz, Miles Davis stupisce il mondo con Bitches Brew, registrato in soli tre giorni, dal 19 al 21 agosto del 1969. Un’opera avveniristica, un’interminabile jam session che mescola il jazz con il rock e uno dei pochi album jazz ad aver ricevuto il disco d’oro.

In Italia dal prog a De André
E in Italia? Nel 1969, con la pubblicazione di Senza orario, senza bandiera dei New Trolls, registrato nell’autunno dell’anno precedente, nasce la musica prog, che, negli anni a seguire, vivrà una breve ma intensa stagione. In quello stesso anno, mentre il movimento studentesco si radica nella società saldandosi con quello operaio, il ventinovenne Fabrizio De André (pure coinvolto nell’esordio dei genovesi New Trolls) scrive La buona novella, album nato da una ricerca sui vangeli apocrifi e sulla natura umana dei loro protagonisti, in cui racconta la storia di Maria e della crocifissione di Gesù - una storia che termina, programmaticamente, con Laudate hominem - in maniera atipica, lontana dai dogmi della Chiesa. Risultato? De André verrà beceramente accusato d’aver fatto un disco anacronistico e di aver preferito raccontare fatti di 2000 anni prima piuttosto che confrontarsi con la realtà.