L’intervista

A tu per tu con Luca Mora

Volto dei quiz RSI, non ha paura di essere definito «normale» perché la sua normalità, a dire il vero, gli calza davvero a pennello
Luca Mora in compagnia di Aldo, Giovanni e Giacomo. © LM
Michelle Uffer
29.04.2021 12:44

Partiamo avvantaggiati, conoscendoci di persona non c’è nemmeno l’imbarazzo di doversi eventualmente perdere in convenevoli. «Luca, hai dormito fino a tardi?». Siamo partiti così, e un’ora e dieci minuti più tardi, dopo aver spudoratamente duplicato le domande che avevo in scaletta per lui, lo lascio finalmente ai suoi impegni. Ciò che ci siamo detti nel mezzo, ve lo riassumo ora.

Noto conduttore presso la RSI, azienda per la quale lavora da una quindicina di anni, Luca è il classico ragazzo che ogni mamma vorrebbe avere come fidanzato per la propria figlia. Sportivo, spigliato, a modo e preciso, ma devo anche aggiungere «adesso». Perché in realtà, in tempi non sospetti, Luca aveva uno stile ben diverso, con tanto di catena al collo e i pantaloni di tre taglie più ampi, nel classico stile da skater che «quando mi presentavo a casa delle mie fidanzatine dell’epoca, altro che vincere facile. Sapevo in partenza che sarebbe stata dura conquistare i genitori. Ero un po’ ribelle». Le cose poi sono cambiate, i jeans si sono ristretti, lo skate è finito in garage e quello che vediamo giornalmente in onda è diventato davvero un bravo ragazzo. Look preciso, parlantina sciolta, niente grilli per la testa. Single? No, mi dispiace deludervi. Innamoratissimo di Natascha da sei anni, con la quale convive: sa di aver trovato la sua donna ideale.

Ma dimmi, cosa ha di particolare Natascha?

«Beh, non esiste un’altra donna come lei. È buona, ma buona davvero. Ed è dolcissima, sempre pronta ad aiutare il prossimo. Non credevo esistessero ancora delle donne così, invece io l’ho trovata».

Oltre all’amore, Luca ha trovato anche il lavoro dei suoi sogni.

«Sono pagato per far divertire le persone, potrei chiedere di più? Ho sempre amato i quiz, e anche dopo anni di conduzione ho sempre ancora lo stesso entusiasmo. Sono fortunato. Farò una carriera alla Gerry Scotti? Non lo escludo, perché i quiz in fondo possono anche essere un pretesto per fare dello show, e la cosa mi piace».

Conosco molto bene Matteo, siamo amici. E conosco anche il suo modo di lavorare, che ho sempre ammirato molto

Ogni conduttore ha la propria verve, le proprie sfaccettature, però guardandoti viene da pensare che potresti essere, in qualche modo, l’erede di Matteo Pelli. Il paragone ti lusinga?
«Conosco molto bene Matteo, siamo amici. E conosco anche il suo modo di lavorare, che ho sempre ammirato molto. In RSI il lavoro dei conduttori non finisce quando si spengono i riflettori, ma partecipiamo attivamente alla creazione del programma, e anche in questo frangente ho visto come si muoveva Matteo Pelli. Ho imparato tanto da lui. Anche se poi, in definitiva, ognuno di noi ha le sue peculiarità e io vorrei comunque essere riconosciuto per le mie».

Sei certamente cosciente del fatto che la tua griglia oraria possa fare una sana invidia a molti. Non a caso, la nostra telefonata è iniziata con la domanda «Hai dormito fino a tardi?».

«I giorni in cui lavoro, devo essere in sede alle 15.30. Caffè con i colleghi, riunione, eventuali cambi di copione, trucco, parrucco. E poi sono pronto per registrare tre puntate del mio programma, finendo verso le 21».

Detto così sembra quasi facile, ma alle ore effettive in studio vanno aggiunte quelle in cui si studia il copione, si fanno riunioni, ci si aggiorna a 360 gradi e si risponde alle sempre numerose e-mail che intasano la posta elettronica già di buon mattino. Per questo Luca ha escogitato una sana routine per iniziare le sue giornate col piede giusto.

«Mi sveglio, ascolto della musica, preparo la colazione e solo dopo aver mangiato accendo il telefono, così evito di stressarmi e parto con la giusta energia».

Ex giocatore del Locarno, il calcio rientra fra le tue più grandi passioni in assoluto. Vero?

«L’unica volta che la mia fidanzata mi ha visto lacrimare, era quando sono entrato per la prima volta nello stadio della Juventus. Non ho retto, per me il calcio è davvero una parte integrante della vita, mi emoziona».

Sei davvero entrato allo stadio e hai pianto?

«Beh, non esageriamo. Però due lacrime sono scese, non sono riuscito a trattenerle. Il calcio è l’unica cosa che avrei voluto fare nella vita prima di diventare conduttore televisivo, ed è anche l’unica cosa che non potrò mai fare causa infortuni. Mi sono fatto male talmente tante volte, che alla fine ho dovuto rinunciare, anche se in realtà qualche carta da giocare l’avrei avuta».

Mi piace stare con le persone, sono estroverso e loquace, ma ho anche dei momenti in cui ho bisogno di stare in compagnia unicamente di me stesso

Indiscutibilmente un lettore accanito, Luca ama trascorrere le giornate libere facendo passeggiate nel verde, fermandosi a tappe per sedersi ed immergersi nella lettura. Ti fermi anche a guardare i cantieri?

«Ma sai, io sono una persona perfettamente normale, e non sono uno di quelli che si offende se viene additato come tale. Mi piace stare con le persone, sono estroverso e loquace, ma ho anche dei momenti in cui ho bisogno di stare in compagnia unicamente di me stesso».

E con te stesso non ti annoi. E non sei di certo impacciato. Sei andato a vivere da solo molto presto, con una punta di orgoglio racconti che non ha mai portato nemmeno un maglietta da lavare a tua mamma. Ti sei sempre arrangiato, persino guardando dei video su YouTube per capire come prenderti cura della casa, pulire la caffettiera e cucinare. Insomma, quando dicevo che sei il genero perfetto, forse non ho sbagliato di molto?

«Beh, allora forse un po’ hai ragione, quantomeno alle pulizie posso pensarci io. E ti dirò di più, forse lo faccio anche un po’ in modo maniacale».

Ad esempio?

«I porta spazzolini: non riesco a lasciarli fuori posto, non allineati. È più forte di me, come la pulizia delle fughe delle piastrelle, devono essere impeccabili».

Tanto preciso quanto altruista, e sempre dalla parte delle persone. Intollerante alle ingiustizie, non esiti a schierarti con chi ha bisogno di essere aiutato o rincuorato, a costo di andare contro corrente. D’altronde, lo dici tu stesso, l’era del politically correct non fa prettamente per te. In quale periodo ti identifichi meglio, dunque?

«Fine 1800, lontano da certe dinamiche che a volte faccio fatica a seguire».

E così, per una volta, le risposte oggi le ha dovute dare Luca.

Luca in compagnia di Natascha, con cui convive da 6 anni. © LM
Luca in compagnia di Natascha, con cui convive da 6 anni. © LM