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Albanese: «Io e lui non abbiamo niente in comune»

Così l’attore italiano parla del suo celebre personaggio Cetto La Qualunque che torna ora sugli schermi con il terzo capitolo della saga dai toni comicamente grotteschi
Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque che nel nuovo film scopre di avere delle origini nobili e si dichiara monarca.
Max Armani
25.11.2019 06:00

Antonio Albanese lo chiama «la mia maschera nera», e in effetti il personaggio di Cetto La Qualunque, così lontano nei modi e nel pensiero da questo civilissimo attore, ancora una volta ci sorprende, anzi ci azzanna nell’anima con studiata cattiveria in: Cetto c’è senzadubbiamente, terzo capitolo della saga.

Ritorno a casa

Questo film è una storia comica e grottesca che prende di mira creduloni e furbi, popolo e politici in un Paese che sembra un brutto show televisivo. Scritto e sceneggiato da Antonio Albanese e Piero Guerrera, il lungometraggio racconta come Cetto La Qualunque, emigrato in Germania dopo le note delusioni politiche e diventato un rampante imprenditore di successo che considera «la mafia un marchio di qualità», decida di lasciare la sua catena di pizzerie; la bella Petra, moglie tedesca che lo ha reso padre di una bambina e i simpatici suoceri neonazisti per tornare in Italia, a Marina di Sopra, in Calabria, a salutare la zia che lo ha cresciuto, che è ormai in punto di morte. Ma l’anziana signora, invece di esalare l’ultimo respiro, rivela a Cetto il segreto delle sue origini: sarebbe infatti il figlio naturale di un principe, discendente dei Buffo di Calabria imparentati con i Borbone.

Davanti a Cetto, di colpo diventato nobile, si spalanca così uno scenario meraviglioso dove si stagliano a lettere d’oro le sue parole d’ordine: «Io» e «Pilu», in un futuro da monarca assoluto, forse delle Due Sicilie, o delle Due Calabrie, o dell’Italia intera.

Il suo vocabolario è essenziale e pittoresco, le donne sono di preferenza procaci e poco vestite, i suoi seguaci sono suoi accoliti, o suoi vassalli. Cetto c’è senzadubbiamente corteggia l’eccesso, porta alle estreme conseguenze situazioni iperboliche, ma anche atteggiamenti e modi di fare politicamente scorretti, corrotti, ragionamenti beceri e derive opportunistiche, al punto che si ride a denti stretti, timorosi che quell’universo sfacciato e volgare sia più reale di quanto non si creda.

«A volte mi vergogno»

Ma è proprio questo il segreto del film: «Alle volte a teatro, quando interpreto Cetto, mi vergogno come una bestia. Ma quando Cetto è nato quindici anni fa sentivo il bisogno di creare un personaggio che esaltasse negativamente tutte quelle cose che io odio.- ci ha raccontato Antonio Albanese- Tutto è cominciato quando lessi su un giornale che in un comizio si era presentato un tizio con la fotografia della moglie di un altro candidato, dicendo: “Questa è una puttana e voi non potete votare un cornuto.” Mi sembrò una cosa spaventosa, da fine del mondo. Così volendo mostrare questa mostruosità che convive con noi, anche se sempre meno per fortuna, ho creato Cetto e mi sento morire quando qualcuno mi chiede cosa condivido con lui. Ma io non ho proprio niente in comune con Cetto! È un personaggio studiato sin nei minimi dettagli, ogni sua breve apparizione televisiva mi costa come minimo tre settimane di prove!».

Personaggio multiforme

Come i più celebri personaggi di Alberto Sordi, anche Cetto è irritante, avvilente, difficile da sopportare, eppure è inutile tentare di associarlo ad un famoso nome della politica, perché questo iconico personaggio dal DNA multiforme non ha avuto un unico imprinting. «Io non so imitare nessuno e con Guerrera non abbiamo mai avuto in mente un nome, o una faccia mentre scrivevamo». - ci ha assicurato Albanese - «Ma incredibilmente sono stati proprio i politici ed i giornalisti a tenere vivo Cetto, ricordandolo, accusandosi a vicenda di assomigliare a Cetto! Così da maschera teatrale è diventato un personaggio sempre più attuale. Perciò dopo sette anni abbiamo pensato di tirarlo fuori di nuovo. Ma Cetto mi spaventa sempre. Mi fa paura pensare che dei ragazzi possano venir su, educati “alla Cetto”. Lui che intesta i suoi beni a Melo, così che sia suo figlio ad andare in galera in vece sua. È orribile, ma non c’è niente d’inventato è una storia vera».

Insomma, Albanese–Cetto in questo sdoppiamento cinematografico, degno del dottor Jekill e Mister Hyde, con Cetto c’è senzadubbiamente vuole lanciare un messaggio agl’italiani: «Questo è un Paese bellissimo e noi siamo gente buona e brava e allora cerchiamo di amarlo di più e non insozziamolo, non roviniamolo. E amiamoci un po’ di più». E allora lunga vita a Cetto!