Grande schermo

«Aline», biografia e autobiografia di una star dello spettacolo

Il film di e con Valérie Lemercier ispirato alla vita della cantante Céline Dion è un’ambiziosa scommessa vinta
Valérie Lemercier nel film interpreta il personaggio di Aline Dieu dai 6 ai 50 anni. © JEAN-MARIE LEROY/UNIVERSAL
Antonio Mariotti
21.01.2022 21:36

Aline, sesto lungometraggio dell’attrice, cantante, sceneggiatrice e regista francese Valérie Lemercier, è lontano mille miglia dal classico biopic in stile hollywoodiano, poiché ci dice altrettanto (se non di più) sulla sua artefice e sorprendente protagonista che sulla star internazionale della musica alla cui biografia è liberamente ispirato: Céline Dion. Il film potrà infatti piacere di più a chi non conosce particolarmente bene la vita e il repertorio della celebre cantante québecoise che ai fan più sfegatati, proprio perché non è la storia di Céline Dion ma quella di Aline Dieu, che le assomiglia per molti versi ma che per altri se ne discosta.

Umorista camaleontica
Per apprezzare nella giusta misura questa commedia drammatica bisogna però capire un po’ meglio chi sia Valérie Lemercier, finora conosciuta solo in ambito francofono. Oltre alla sua attività nell’ambito del cinema e della televisione, Lemercier è anche e soprattutto autrice e interprete di una serie di one-woman-show teatrali che le hanno procurato un’enorme popolarità, facendo emergere le sue doti di umorista e di attrice camaleontica, in grado - a cinquant’anni suonati - di interpretare con successo personaggi di adolescenti o addirittura di bambine. Una versatilità che ha messo in mostra sin dal suo debutto sul grande schermo nel 1989 in Milou en mai di Louis Malle nel quale, poco più che ventenne, interpreta in maniera credibile una signora cinquantenne. Una peculiarità che costituisce uno dei punti di forza anche della sua performance in Aline, visto che l’attrice-regista interpreta il ruolo della cantante dai 6 anni alla cinquantina inoltrata, grazie a una serie di trucchi che appartengono alla storia del cinema, come quello di utilizzare mobili e oggetti più grandi del normale per rendere più piccolo il suo personaggio. D’altra parte si trovano anche delle forti analogie tra il percorso biografico di Valérie Lemercier e quello di Céline Dion: la regista del film è figlia di una famiglia di contadini della provincia francese, da piccola anche lei era considerata «un brutto anatroccolo», ma grazie alle sue doti naturali, a un’enorme capacità lavorativa e al sostegno dei suoi cari è riuscita a sfondare nel mondo dello spettacolo.

Una love story romantica
Non bisogna però pensare che Aline scelga la facile strada della parodia. Al contrario, dall’inizio alla fine il film mostra grande rispetto per le circostanze della vita di Aline/Céline e in particolare per il suo rapporto con la madre (interpretata dall’attrice canadese Danielle Fichaud) e per quello col marito-manager Guy-Claude (Sylvain Marcel, altro ottimo e convincente attore québécois), personaggio ispirato alla figura di René Angélil, di 26 anni più anziano di Céline: un matrimonio e una lunga storia d’amore che hanno fatto scorrere fiumi d’inchiostro sulle pagine della stampa scandalistica. Ed è proprio questa love story romantica ma al tempo stesso funzionale alla carriera della cantante a costituire il fulcro del film. Nel finale, dopo la morte di Guy-Claude, Aline deve affrontare il momento più difficile della propria vita, ma è ormai abbastanza matura per farcela da sola. La sua passeggiata, in totale anonimato, per le strade di Las Vegas e la canzone che conclude il film, e che non a caso è anche quella che lo apre: Ordinaire di Robert Charlebois, lo dimostrano senza ombra di dubbio. Aline è un film ambizioso (23 milioni di euro di budget), curatissimo a livello di scenografie e costumi, con la voce di Victoria Sio che reinterpreta magistralmente le canzoni di Céline Dion, perfino irriverente se si pensa che un’attrice francese osa impersonare il «mito nazionale» dell’intero Québec. Ma è senz’altro una scommessa vinta.