Dubai

Il presidente «negazionista» scatena un diluvio di polemiche

Un audio risalente al 21 novembre scorso - ma rivelato soltanto oggi - evidenzia come Sultan Ahmed al jaber non creda agli effetti dell’uso dei combustibili fossili sul clima: sin dal primo momento la sua nomina a capo della COP28 aveva suscitato moltissimi dubbi
Sultan Ahmed al Jaber è il presidente della COP28, ma anche (e soprattutto) il numero uno della compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti..©MARTIN DIVISEK
Dario Campione
03.12.2023 20:30

Sarebbe stato interessante poter vedere da vicino e sentire, a Dubai, due uomini discutere del surriscaldamento del pianeta. Uno anziano, l’altro molto più giovane. Il primo, da quasi undici anni a capo della Chiesa cattolica, il secondo presidente per soli 10 giorni della 28.esima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, ma normalmente amministratore della terza più grande compagnia al mondo di estrazione di petrolio e gas. Entrambi sempre con il capo ricoperto di bianco.

Sarebbe stato interessante e istruttivo. Soprattutto per capire come non sempre l’età possa garantire uno sguardo consapevole sul futuro.

Papa Francesco non ha potuto essere presente a Dubai, come pure avrebbe voluto, per motivi di salute. Il suo discorso è stato letto da un cardinale. E purtroppo, in pochi ne hanno parlato. Sultan Ahmed al Jaber, invece, negli Emirati Arabi è il padrone di casa. È presente ovunque. Ed è finito sui media di tutto il mondo, scatenando un diluvio di polemiche, per un audio del 21 novembre scorso. Una discussione a un evento online della ONG SHE Changes Climate, resa nota dal Guardian e dall’organizzazione di giornalismo investigativo Centre for Climate Reporting.

Mentre il pontefice - sulla scia di due testi chiave della sua pastorale, l’enciclica Laudato si’ e l’esortazione apostolica Laudate Deum - ricordava alle migliaia di partecipanti della COP28 come sia «acclarato che i cambiamenti climatici in atto derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall’aumento dei gas serra nell’atmosfera, provocato a sua volta dall’attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l’ecosistema», al Jaber si muoveva in direzione totalmente opposta.

Rispondendo all’ex presidente della Repubblica d’Irlanda Mary Robinson (già inviata speciale delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico), secondo la quale «siamo in una crisi assoluta perché non ci siamo ancora impegnati a eliminare gradualmente i combustibili fossili», al Jaber ha detto: «Non c’è alcuna scienza là fuori, o nessuno scenario là fuori, che dica che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili ci permetterà di non superare di 1,5 °C il surriscaldamento terrestre».

L’audio del petroliere arabo insediato discutibilmente alla guida della COP28, è inequivocabile. «Mostratemi la tabella di marcia per un’eliminazione graduale dei combustibili fossili che consentirà uno sviluppo socio-economico sostenibile, a meno che non vogliate riportare il mondo nelle caverne - ha detto al Jaber rivolgendosi a Mary Robinson - Non credo che sarete in grado di aiutare a risolvere il problema climatico puntando il dito o contribuendo alla polarizzazione e alla divisione che si sta già verificando nel mondo. Mostrami le soluzioni. Smettila di puntare il dito. Smettetela».

Nomina controversa

Pur essendo a capo di Masdar, la società di energia rinnovabile degli Emirati Arabi Uniti, al Jaber è soprattutto il numero uno della Adnoc, come detto la terza compagnia petrolifera più grande al mondo.

La sua nomina a presidente della COP28, ricorda il Guardian, «è stata molto controversa. Anche perché poco prima dell’inizio del vertice, documenti riservati avevano mostrato come gli Emirati Arabi Uniti avessero pianificato di utilizzare gli incontri sul clima per promuovere accordi su petrolio e gas con numerosi governi europei». Circostanza che al Jaber ha comunque sempre negato.

Sta di fatto che le rivelazioni del Guardian sulle parole pronunciate a novembre da Sultan al Jaber hanno rinfocolato una polemica rimasta sottotraccia sin dal primo giorno di conferenza. Sui social ha ripreso a girare vorticosamente l’hashtag in inglese «When you put Count Dracula in charge at the Blood Bank» (Quando metti il conte Dracula a capo della Banca del sangue), mentre alcuni tra i più importanti esponenti della stessa COP28 hanno preso posizioni ferme.

Enorme risonanza ha avuto, su X, la lettera aperta del climatologo belga Jean-Pascal van Ypersele de Strihou, già vicepresidente dell’organismo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (IPCC), il quale ha scritto ad al Jaber in termini piuttosto sccchi: «Caro Sultano, c’è la scienza dietro la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili».

Molti hanno anche ricordato quanto detto dal segretario generale dell’ONU, António Guterres, dalla tribuna della COP28 venerdì scorso: «La scienza è chiara: il limite di 1,5 °C è possibile solo se alla fine smettiamo di bruciare tutti i combustibili fossili. Non ridurre, non abbattere. Eliminazione graduale, con un calendario chiaro».