Le piogge estive non aiuteranno
Gli eventi rari sono sempre meno rari. È stato detto, e ribadito, più volte dagli scienziati. Colpa dell’aumento delle temperature a livello globale. Di un clima, cioè, impazzito. A causa delle attività antropiche. Dell’uomo, sì.
Pensiamo all’India e al Pakistan, all’ondata di calore che ha colpito questi due Paesi. Ma anche alla siccità che ha caratterizzato il Ticino negli ultimi mesi. Con tutte le conseguenze del caso per l’agricoltura o, pensando alle regioni indiane, alla sopravvivenza stessa delle persone.
Le emissioni
«In ogni momento, nel mondo, si verifica qualche estremo» spiega Luca Panziera di MeteoSvizzera. Di per sé, tutto normale. O quasi. «Se prendiamo le singole regioni, gli eventi rari in effetti sono sempre meno rari. Un’ondata di calore come quella in India e Pakistan non è qualcosa che ci sorprende. Le proiezioni climatiche per quelle aree, infatti, prevedono un aumento della temperatura media così come un aumento degli estremi di temperatura. Entrambe le proiezioni hanno una confidenza alta, stando all’ultimo report dell’IPCC. Detto ciò, se il fenomeno non sorprende il suo impatto rimane importante».
E qui, appunto, tornano in campo i cambiamenti climatici. Che sono in atto. «Sono in atto, sì» prosegue il nostro interlocutore. E sono figli dell’aumento generalizzato di temperature. «Questo aumento è legato alla presenza di gas a effetto serra nell’atmosfera, quindi alle emissioni di origine antropica e in primis alla CO2. La temperatura è il parametro da cui si evince con maggior facilità il cambiamento in atto».
Con le precipitazioni, invece, «il discorso è molto più complesso». E questo perché «sono un parametro derivato, ovvero il risultato di vari processi atmosferici» precisa il meteorologo. Ergo, «l’aumento di temperatura è il segnale più marcato che abbiamo» se pensiamo ai cambiamenti climatici.
I rischi
Quanto sta accadendo in India e Pakistan ha riacceso i riflettori su quanto sta facendo la comunità internazionale per mitigare gli effetti del surriscaldamento globale. E, in particolare, su ciò che rischia l’uomo sul lungo periodo qualora non si agisse, con forza, per invertire la tendenza a livello di emissioni. Nemmeno il Ticino può dirsi al sicuro.
«Partiamo, però, da condizioni iniziali diverse» dice Panziera. «L’estate, in India ad esempio, è già di per sé molto calda. Fino alla metà degli anni Ottanta, per contro, da noi le giornate oltre trenta gradi erano rare. Partendo da condizioni più calde, è evidente che ogni aumento è molto più marcato per l’uomo».
Quanto alle precipitazioni, anche qui, «il discorso è più complesso. L’India ha i monsoni, che arrivano quando la terraferma si scalda molto e risucchia umidità dal mare. Ma è difficile andare nel dettaglio, anche se sono attesi cambiamenti pure su quel fronte».
Restano, beh, immagini dure da digerire. Una sfida alla sopravvivenza stessa dell’uomo, rimanendo all’India e al Pakistan. «La siccità, stavolta, è arrivata in anticipo. E così, è come se la primavera non ci fosse stata. È la durata ad aver messo in difficoltà la popolazione».
L'emergenza continua
Il Ticino, ora. Dove la pioggia è arrivata tardi, forse troppo tardi. Ancora Panziera: «È un discorso delicato, proprio perché l’estate è vicina. Più di quanto possiamo pensare. E quindi, pensando ad esempio ai raccolti, il problema è serio».
L’emergenza siccità, nel nostro Cantone, è tutto fuorché finita, come spiegano diversi interlocutori in questo articolo di RSI. La domanda, quindi, potrebbe essere: come si può recuperare la pioggia perduta? «Dipende dal tipo di precipitazione» risponde Panziera. «Un paio di settimane fa avevamo avuto quel fine settimana piovoso, con rovesci discreti. Ma, andando avanti, ecco che avremo sempre più precipitazioni temporalesche. Precipitazioni intense, brevi, con tanti millimetri che in teoria compenserebbero le piogge mancate negli ultimi mesi. Ma che, in realtà, cadendo troppo velocemente non verrebbero assorbiti dal suolo. Servirebbero, per compensare, precipitazioni deboli ma continue nel tempo. Ci stiamo avvicinando a giugno senza questo tipo di piogge. E quando passeremo alla stagione estiva, appunto, le precipitazioni saranno brevi e intense. Temporali, già. No, il problema non si risolverà tanto facilmente».
La nuova norma
MeteoSvizzera, fra l’altro, ha appena adottato una nuova norma di riferimento quale metro di paragone. Non viene più considerato il periodo 1981-2010, bensì viene applicato il trentennio 1991-2020. «Con il cambio di norma abbiamo notato una differenza a livello di temperature di circa 0,4 gradi. Per le precipitazioni, invece, non si vedono grandi differenze. La norma, ad ogni modo, viene usata per contestualizzare i fenomeni meteorologici che accadono di giorno in giorno, di mese in mese. Non tanto per vedere la variazione sul lungo periodo. Per un esercizio di questo tipo dovremmo considerare tutta la serie storica».
Parlare di siccità, alle nostre latitudini, fa comunque un certo effetto. Come fa pensare l’emergenza idrica. «Fa pensare, sì» chiarisce Panziera. «Ma è chiaro che, venendo da un periodo di sei mesi così asciutto, i risultati sono questi. Oggi paghiamo tanto l’assenza di precipitazioni quanto l’assenza di neve in montagna. Manca il contributo dato dallo scioglimento della neve, sì. Per ritrovare un periodo altrettanto sfortunato in termini di piogge mancate bisogna ripescare i quattro mesi fra la fine del 1980 e l’inizio del 1981. Da metà novembre a metà marzo».
Inverni più piovosi?
Panziera, concludendo, fa notare una sorta di piccolo, grande paradosso. «Per la regione alpina i modelli climatici prevedono un aumento delle precipitazioni invernali, attorno al 10%. È qualcosa di singolare, che ci lascia quasi disorientati. La siccità è qualcosa che i modelli climatici non ci propongono, almeno in inverno. Sappiamo, tuttavia, che gli estremi tenderanno ad aumentare».
E, quindi, ci ritroveremo davvero un giorno a dire «non ci sono più le mezze stagioni». «Forse, invece, resteremo proprio in queste mezze stagioni. Non abbiamo più il freddo invernale, ad esempio. L’inverno sta diventando un lungo autunno o una lunga primavera».