Ambiente

Perché il deserto del Sahara è sempre più verde

Le immagini del satellite MODIS della NASA parlano chiaro: in alcune parti di Niger, Ciad e Sudan la vegetazione sta crescendo notevolmente – Tutta colpa del cambiamento climatico?
© CIRA/RAMMB
Red. Online
29.09.2024 17:00

Il deserto del Sahara è sempre più verde. E a dimostrarlo sono le foto satellitari che nelle ultime settimane hanno fatto il giro del web. Immagini del satellite MODIS della NASA, dalle quali si percepisce un aumento della vegetazione in Africa. Un dato allarmante, che non può passare inosservato. Ma che cosa sta succedendo? Proviamo a fare chiarezza.

Negli ultimi mesi – a luglio in particolare – alcune parti del Sahara meridionale, tendenzialmente aride, sono state colpite da forti tempeste e, in alcuni casi, addirittura da inondazioni «catastrofiche». Una combinazione, questa, che ha portato la vita vegetale nell'area a fiorire. Passando dal tipico colore giallino al colore verde. Lo stesso che, solitamente, si vede osservando l'Amazzonia da un satellite. 

Le precipitazioni, insomma, stanno aumentando su tutta l'area del Sahara. Colpa, neanche a dirlo, del cambiamento climatico che, come spiegano gli scienziati, sta contribuendo fortemente alla trasformazione di quello che è conosciuto come il deserto caldo più esteso al mondo. Nello specifico, il fenomeno in questione è caratterizzato da un aumento delle tempeste, che si scatenano quando l'aria umida e tropicale proveniente dall'equatore incontra l'aria cada e secca proveniente dalla parte settentrionale del continente africano. Il fulcro di questo maltempo, conosciuto come «zona di convergenza intertropicale» si sposta dunque a nord dell'equatore nei mesi estivi dell'emisfero settentrionale. Gran parte di questo fenomeno, solitamente si sposa a sud dell'equatore durante i mesi caldi dell'emifero meridionale. Ma negli ultimi tempi «qualcosa è andato storto».

Almeno dalla metà di luglio, la cosiddetta zona di convergenza si è spostata più a nord di quanto avrebbe dovuto fare, portando abbondanti precipitazioni nel Sahara meridionale, in particolare su alcune parti di Niger, Ciad, Sudan e persino a nord della Libia, secondo quanto confermano i dati raccolti dal Climate Prediction Center della NOAA. E i risultati sono visibili anche osservando le immagini satellitari. Secondo le prime analisi, le parti di Sahara colpite dalle piogge sono diventate da due a sei volte più umide di quanto erano in precedenza. 

Un cambiamento, insomma, che spaventa. E su cui gli esperti ora stanno indagando, in maniera approfondita. Chiarito, infatti, che ci sia stata una variazione della zona di convergenza, restano infatti da stabilire le cause – legate al cambiamento climatico – che hanno favorito il fenomeno. A tal proposito, a detta di Karsten Haustein, ricercatore climatico dell'Università di Lipsia, ci sarebbero due possibili motivazioni in grado di spiegare questo «strano spostamento» responsabile dell'aumento di precipitazioni verso nord. 

In un primo caso, la transizione da El Niño a La Niña potrebbe aver influenzato lo spostamento verso nord della zona di convergenza, nel corso dell'estate. Questo perché, secondo Haustein, El Niño – un modello climatico naturale caratterizzato da temperature oceaniche più cale della media nel Pacifico equatoriale – porta in genere condizioni «più secche del normale nelle zone umide dell'Africa occidentale e centrale». Mentre la Niña può avere l'effetto opposto.

Il secondo motivo, invece, sarebbe legato «semplicemente al riscaldamento del pianeta». «La zona di convergenza intertropicale, che è la causa del rinverdimento dell'Africa, si sposta più a nord quanto più il mondo si scalda», ha chiarito Haustein interpellato dalla CNN. «Almeno, secondo quanto suggerisce la maggior parte dei modelli». 

«Un segno devastante»

Il problema, neanche a dirlo, è che la situazione è destinata, inesorabilmente, a peggiorare. Secondo uno studio pubblicato a inizio estate su Nature, è infatti probabile che gli spostamenti verso nord della zona di convergenza si verificheranno con maggiore frequenza nei prossimi decenni, a causa dell'aumento dei livelli di anidride carbonica e del riscaldamento del pianeta.

Ma non è tutto. Secondo gli esperti, quello del Sahara è solo «un segno devastante delle cose che verranno». Il cambiamento, infatti, non è circoscritto solamente all'aumento della vegetazione dei deserti. Negli ultimi tempi, anche la stagione degli uragani nell'Atlantico è stata sconvolta dal cambiamento climatico, causando conseguenze importanti per diversi Paesi africani. E ora, Paesi che dovrebbero, tipicamente, ricevere più precipitazioni, ne ricevono meno a causa dello spostamento verso nord. Tra questi, ci sono Nigeria e Camerun, sui quali, secondo i dati raccolti, tra luglio e settembre è caduta una percentuale di pioggia compresa tra il 50 e l'80% di quella che dovrebbe colpire l'area durante l'estate. 

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