Quella controversa autostrada in mezzo all'Amazzonia, costruita per la COP30

Anche quest'anno, a novembre, non mancherà l'appuntamento annuale con la COP. La Conference of the parties (conferenza delle parti, ndr), o, più semplicemente, il vertice delle Nazioni Unite sul clima. Un evento che, anno dopo anno, sta guadagnando sempre più rilevanza mediatica, a livello globale. Lo scorso anno, la conferenza (COP29) si è svolta a Baku, in Azerbaijan. Quest'anno, invece, si volerà dall'altra parte del mondo, fino a Belém, in Brasile. Una città non semplicissima da raggiungere e verso la quale, in vista della COP30, è iniziata la costruzione di un'autostrada a quattro corsie. Autostrada che, tuttavia, attraverserà una grossa parte della Foresta Amazzonica. Un progetto a dir poco controverso per un vertice sul clima.
Ma andiamo con ordine. L'idea di costruire una strada nell'area non è nuova. Il governo dello Stato del Pará – di cui Belém è la capitale –, già nel 2012, aveva promosso l'idea di realizzare un'autostrada, che sarebbe stata chiamata Avenida Liberdade. Il progetto, tuttavia, era stato più volte accantonato. Neanche a dirlo, per «preoccupazioni ambientali». Costruire una strada nel bel mezzo del polmone verde della Terra, va da sé, richiede un abbattimento importante di alberi. Motivo per cui, fino a poco tempo fa, la proposta era sempre stata rimbalzata. Ora, però, le cose sembrano essere cambiate. O, per lo meno, sono cambiate le intenzioni.
Sì, perché da un lato, le preoccupazioni per il clima non sono di certo svanite. Nonostante il governo statale decanti le possibilità di realizzare l'autostrada in maniera «sostenibile», cittadini della zona ed esperti climatici sono di tutt'altro parere. La Foresta Amazzonica, dopotutto, svolge un ruolo fondamentale nell'assorbimento del carbonio per il mondo e nella salvaguardia della biodiversità. Procedere con un'importante deforestazione di questa zona protetta per ospitare un vertice sul clima, per molti non sarebbe altro che una «contraddizione».
Il problema, però, è che la costruzione dell'autostrada sembra già essere iniziata. Come rivela la BBC, nell'area si intravede una «strada parzialmente costruita». Ai lati, svetta invece la rigogliosa foresta pluviale. Come a ricordare che, fino a non troppo tempo fa, anche lì, dove ora sorgono i primi chilometri di autostrada, un tempo c'erano altri alberi. Alberi i cui tronchi, ora, sono ammucchiati sopra la terra disboscata, che si estende per oltre 13 chilometri attraverso la foresta pluviale, fino a Belém. Tutto intorno, escavatori e macchinari stanno scavando nel suolo della foresta, asfaltando le zone umide dove, tra non molto, si estenderà la strada che attraversa l'area protetta più famosa del pianeta.
Ma i problemi sono molti di più di quelli che si vedono in superficie. Chi abita a ridosso della foresta, infatti, vede le conseguenze di questo progetto anche nella sua vita di tutti i giorni. È il caso di Claudio Verequete. Un uomo che vive a circa 200 metri da dove sorgerà la strada. Un tempo, Claudio ricavava soldi dalla raccolta di bacche di açaí degli alberi che popolavano la zona. Ma da quando sono iniziati i lavori, è cambiato tutto. «Tutto è andato distrutto», ha confessato alla BBC. «Il nostro raccolto è stato tagliato. Non abbiamo più quel reddito per sostenere la nostra famiglia». Oltre che il danno, pure la beffa: oltre a essere stato privato di una fonte di reddito, Claudio afferma di non aver ricevuto alcun risarcimento dal governo statale, e di essere costretto ad appoggiarsi solo ai suoi risparmi per andare avanti. Con il timore che, in un futuro non troppo remoto, aumenti ancora la deforestazione dell'area, al punto tale da renderla più accessibile anche alle aziende. «La nostra paura è che un giorno qualcuno verrà qui e dirà: "Ecco, qui si possono fare soldi. Abbiamo bisogno di questa zona per costruire una stazione di servizio o un magazzino". A quel punto, forse, dovremmo addirittura ardacene».
Ma i danni non finiscono qui. Dal momento che la strada lascerà scollegate due aree di foresta protetta, gli esperti temono che ciò «frammenterà l'ecosistema», interrompendo il movimento della fauna selvatica. Secondo la veterinaria Silvia Sardinha, che lavora in un ospedale della zona, sarà molto difficile, per lei e il suo team, riabilitare gli animali selvatici feriti – dall'uomo o dai veicoli – nelle vicinanze dell'autostrada. «Sarà difficile rilasciarli in natura, se ci sarà una strada davanti a quella che un tempo era la loro casa».
Dall'altra parte, però, il governo del Pará continua a rassicurare popolazione ed esperti, ribadendo che si tratterà di «un'autostrada sostenibile» e di «un importante intervento sulla mobilità». Come spiega Adler Silveria, segretario alle infrastrutture del governo statale, la costruzione di questa strada rientra tra i 30 progetti per «preparare e modernizzare» Belém, di modo «da lasciare un'eredità alla popolazione e, soprattutto, per servire le persone nel miglior modo possibile durante la COP30». Per questo motivo, secondo il segretario, verranno realizzati «attraversamenti per la fauna selvatica, piste ciclabili, pannelli solari». Di più, verranno costruiti anche nuovi hotel, mentre il porto è in fase di ristrutturazione per consentire un migliore attracco alle navi da crociera. Al tempo stesso, il governo federale brasiliano sta investendo più di 81 milioni di dollari per espandere la capacità dell'aeroporto, portandolo da sette a 14 milioni di passeggeri. Verrà anche costruito un nuovo parco cittadino di dimensioni modeste, che includerà numerosi spazi verdi, ristoranti e un complesso sportivo aperto al pubblico. Ma tutto ciò, per molti, non sembra essere abbastanza. O, per meglio dire, non sembra altro che una contraddizione. Un progetto che per nulla si sposa con un vertice sul clima, come la COP30.