Lo studio

Se le «stranezze globali climatiche» colpiscono sempre più città

Negli ultimi vent'anni, decine di metropoli sono state colpite da «oscillazioni mortali», come siccità, inondazioni o, più in generale, cambiamenti del clima – «Troppa acqua o troppa poca acqua sono la causa del 90% dei disastri climatici»
© EPA/ALEX PLAVEVSKI
Federica Serrao
13.03.2025 13:45

Siccità. Inondazioni. O, più in generale, cambiamenti del clima. Sono fenomeni che gli esperti, oggi, definiscono «stranezze globali». E che come dimostra un nuovo rapporto, stanno colpendo le principali città del mondo, con «oscillazioni mortali». Oscillazioni tra tempo estremamente umido e tempo estremamente secco, che non sono altro che una dimostrazione della crisi climatica in corso. 

Lo studio in questione – condotto da ricercatori dell'università di Bristol e dell'Università di Cardiff e commissionato dalla ONG WaterAid – parla chiaro: negli ultimi vent'anni, decine di grandi città, tra cui Lucknow, in India, la capitale della Spagna Madrid e Riyad, in Arabia Saudita, hanno subito quello che gli esperti chiamano «salto mortale climatico». Ancor peggio, come rivela il rapporto – che ha analizzato il clima delle 100 città più popolose al mondo, oltre a 12 selezionate –, nel 95% delle metropoli osservate emerge una «netta tendenza verso un clima più umido o più secco». Dati, questi, che dovrebbero imporre qualche riflessione. Oltre alle giuste preoccupazioni. 

Ma partiamo dal principio. Quando si parla di «cambiamento climatico delle città» non si parla solo dell'aumento delle temperature. Al contrario, si parla anche delle conseguenze che comportano questi aumenti delle temperature, soprattutto verso i cittadini. Per esempio, ondate di caldo anomale possono peggiorare la siccità, distruggendo l'accesso all'acqua potabile, ai servizi igienici e al cibo. Soprattutto nelle città in cui le infrastrutture idriche sono già scarse, come in Pakistan o in Sudan, rispettivamente a Karachi e Khartoum. E non solo. Quando si parla di «cambiamento climatico delle città» non si intendono necessariamente solo temperature da record, ma anche fenomeni estremi, come le inondazioni, che portano allo sfollamento di intere comunità e alla proliferazione di malattie pericolose trasmesse dall'acqua.

In tal senso, il rapporto parla chiaro: a essere colpite dal cambiamento climatico sono le città di tutto il mondo. Per dirla in altre parole, in ognuno dei continenti si trovano più città in cui sono state registrate, negli ultimi vent'anni, le cosiddette «stranezze globali» a livello climatico. Anche se – è bene precisarlo – i dati mostrano anche alcune tendenze regionali. Per esempio, in Europa l'inaridimento non ha colpito tutto il continente, ma la penisola arabica in modo particolare. Un'area che, tuttavia, era già stata soggetta a questi fenomeni, che, come rivela lo studio, sono altrettanto frequenti, oggi, in gran parte degli Stati Uniti. Nelle città del sud-est asiatico e del sud del mondo in generale, invece, la situazione è diversa: qui, il cambiamento climatico sta causando acquazzoni sempre più consistenti. Un fenomeno diverso, i cui effetti possono essere, però, altrettanto devastanti. Se non addirittura peggiori, in alcuni casi. 

Come emerge dallo studio, infatti, la troppa acqua o, al contrario, la troppa poca acqua, è la causa del 90% dei disastri climatici. E oggi, più di 4,4 miliardi di persone vivono nelle città, in un momento in cui la crisi climatica si sta intensificando, facendo registrare sempre più singoli «disastri meteorologici estremi», in ogni angolo della Terra. Da un lato, come detto, c'è l'aumento delle temperature, che viene causato dall'inquinamento da combustibili fossili e può esacerbare sia le inondazioni che la siccità, dal momento che l'aria più calda può assorbire più vapore acqua. Il che significa che l'aria può risucchiare più acqua dal suolo durante i periodi caldi e secchi, ma anche rilasciare acquazzoni più intensi quando arrivano le piogge. 

«Il nostro studio dimostra che i cambiamenti climatici sono drammaticamente diversi in tutto il mondo», ha dichiarato al Guardian Katerina Michaelides, professoressa dell'Università di Bristol, coautrice dello studio insieme al Michael Singer, dell'Università di Cardiff. «La maggior parte dei luoghi che abbiamo esaminato sta cambiando in qualche modo, ma il problema è che non sempre si tratta di modi prevedibili», ha osservato Singer. «Ma dal momento che stiamo esaminando le città più grandi del mondo, il numero di persone coinvolte è davvero significativo». 

Da Hangzhou a Bogotà, passando per Amman e Parigi

Ma entriamo nel dettaglio dello studio e osserviamo, concretamente, quali sono le città in cui la crisi climatica, negli ultimi anni, ha causato più danni. Secondo le analisi degli esperti, sono 17, in tutto il mondo, le città colpite da «un colpo di frusta climatico», ossia quei luoghi in cui si stanno verificando, con maggiore frequenza, condizioni estreme sia di umidità che di siccità. Questi cambiamenti hanno luogo soprattutto a Hangzhou, città in Cina di oltre 10 milioni di abitanti, ma anche nella megalopoli indonesiana di Giacarta che, ricordiamo, per salvare i suoi cittadini dalle inondazioni causate dalle forti alluvioni, dallo smog e dal sovraffollamento, sta cercando di costruire – per ora invano – Nusantara, una nuova capitale. Ma la lista è ancora lunga. Tra le città più colpite da questi eventi estremi c'è spazio anche per Dallas, in Texas. E anche per Toronto, Lima, Kuala Lumpur, Barcellona, Berlino e Mosca. Ma anche Baghdad, Bangkok, Melbourne e Nairobi. In quest'ultima città, soprattutto, la gente sta lottando contro la siccità, che porta assenza d'acqua, fallimento dei raccolti e morte del bestiame. 

E non è tutto. Dall'analisi, emergono anche 24 città protagoniste di «drammatici cambiamenti» nell'ultimo secolo. Luoghi in cui si sono verificati i passaggi più bruschi da condizioni di umidità a condizioni di siccità, come accaduto al Cairo, a Madrid e Ryiad, ma anche a Hong-Kong e San Jose, in California. In queste città, il rischio di una siccità prolungata potrebbe portare carenze d'acqua, ma anche interruzioni delle forniture alimentari e blackout elettrici, laddove si utilizza prevalentemente energia idroelettrica. 

Proseguendo, i luoghi in cui si sono verificati passaggi più netti da clima asciutto a clima bagnato sono le città di Lucknow e Surat in India, ma anche Kano, seconda città della Nigeria. Lo stesso discorso vale tuttavia anche per Bogotà e Teheran. In questi posti, le piogge intense possono provocare alluvioni improvvise, che distruggono case e strade e possono persino diffondere malattie mortali trasmesse dall'acqua, come il colera. 

I ricercatori hanno anche valutato il livello di vulnerabilità sociale e la qualità delle infrastrutture nelle città: tra queste, quelle esposte a maggiori aumenti dei rischi climatici e – di conseguenza anche a maggiori pericoli – sono Khartoum in Sudan, Faisalabad in Pakistan e Amman in Giordania. Rimanendo in Pakistan, Karachi si classifica invece ai primi posti per la vulnerabilità, per quanto riguarda eventi più estremi di umidità. Basti pensare alle piogge torrenziali che hanno colpito il territorio nel 2022. 

Ci sono state, poi, città in cui i cambiamenti climatici sono stati meno evidenti, ma in cui sono comunque riscontrate chiare tendenze. Per esempio, tra i luoghi che sono diventati più secchi negli ultimi 40 anni ci sono Parigi, Los Angeles – colpita, negli scorsi mesi, da incendi devastanti –, Città del Capo e Rio de Janeiro. Diversamente, molte delle città in cui il clima sta diventando più umido si trovano prevalentemente nell'Asia meridionale, come Mumbai, Lahore e Kabul. 

I ricercatori – va detto – nella loro analisi hanno trovato anche 11 città in cui il numero di mesi estremamente umidi o secchi è diminuito negli ultimi vent'anni. È il caso di Nagoya in Giappone, Lusaka in Zambia e Guangzhou in Cina. Ma – è bene sottolinearlo – si tratta di una minoranza. Che non può e non deve sminuire i dati relativi ai cambiamenti climatici. Dati che, infatti, si fanno sempre più preoccupanti. E non si possono più ignorare. 

In questo articolo: