L’intervista

Angela Molina: «È un modo di lavorare diverso rispetto al cinema»

L’attrice spagnola è tra le protagoniste della videoinstallazione «I Cercatori di Luce»
Angela Molina a Locarno. (Foto Zocchetti)
Antonio Mariotti
08.02.2019 06:00

Mercoledì sera al PalaCinema è stato proiettato Gli occhi, la bocca, lungometraggio diretto da Marco Bellocchio nel 1982 e interpretato da Lou Castel, Michel Piccoli, Emmanuelle Riva e Angela Molina. Per rendere omaggio all’attrice spagnola, impegnata nei giorni scorsi a Locarno nelle riprese de I Cercatori di Luce di Giuliana Cunéaz, non c’era che l’imbarazzo della scelta visto che la sua filmografia conta oltre cento titoli ed ha lavorato con registi del calibro di Luis Bunuel, Pedro Almodovar, Ridley Scott e Giuseppe Tornatore. Abbiamo approfittato della sua presenza a Locarno per porle alcune domande.

Siamo abituati a vederla al cinema e alla televisione, come si trova nel mondo delle videoinstallazioni, che è legato alle immagini ma è qualcosa di diverso?

«È un contesto all’interno del quale si fondono arti diverse, ci sono gli stessi elementi del cinema e la storia che racconta Giuliana Cunéaz potrebbe essere perfettamente cinematografica, però viene realizzata in un unico spazio con tempi e modi diversi rispetto a un film. Da qualche tempo a questa parte, oltre alla mia attività consueta di attrice, mi sono consacrata anche a progetti che puntano sul pubblico che frequenta i musei. Mi è capitato ad esempio di lavorare con Robert Lepage a una Lady Macbeth dove i ruoli si invertivano e io facevo lui e lui faceva me, che è stato presentato su sei grandi schermi, ciò che permette a ciascun spettatore di scegliere la storia che preferisce seguire scegliendo uno schermo diverso. Nasce così uno spazio di liberà molto strano ma anche molto interessante perché si riproduce la situazione della vita, che ciascuno vede in maniera diversa».

Com’è nato il suo rapporto con Giuliana Cunéaz, per la quale ha incarnato una figura materna che l’autrice definisce «celeste ma anche terrestre»?

«Giuliana mi ha telefonato quest’estate, proprio nel momento in cui stavo iniziando a girare un film. La nostra relazione è nata del tutto spontaneamente al telefono ed è subito stata molto profonda. Nei suoi confronti sento una grande affinità fraterna. Lei è una cercatrice di luce, come dice il titolo della sua opera. Noi tutti abitiamo la luce, la luce non ci manca ma dobbiamo lavorare per scoprire ciò che ci manca per dare senso a questa luce e trovare il nostro equilibrio interiore. In un contesto come questo io mi sento un elemento tra i tanti che fanno parte dell’opera. E anche questo è un aspetto del mio mestiere».

A cosa sta lavorando in questo momento?

«Sto lavorando a una serie televisiva spagnola insieme a mia figlia Olivia e interpreto sua madre. La storia si svolge nel futuro, dopo una terza guerra mondiale la Terra è nelle mani di un governo di tecnocrati che ci controlla. È una storia tremenda ma che ha un grande impatto sul pubblico perché ci fa riflettere tutti, anche grazie alla forza delle immagini. È un’esperienza che mi assorbe molto ma mi lascia anche la possibilità di lavorare ad altri progetti. Non è la prima volta che interpreto la madre di mia figlia, l’ho già fatto in teatro e al cinema. Lavorare con lei mi emoziona sempre, ma non perché è mia figlia, perché l’ammiro come attrice, la trovo molto originale».