Bagno di folla per Elio e le Storie Tese

LUGANO - La 37.esima edizione di Estival si è chiusa a Lugano con uno straordinario successo di pubblico che ha contraddistinto l'ultima serata facendo registrare solo sabato un'affluenza di circa 30 mila persone, grazie alla presenza di Elio e le Storie Tese: una cifra che secondo gli organizzatori ha battuto lo storico record registrato nel 2007 per il concerto di Gianna Nannini.
Grazie al programma estremamente variato accompagnato da un tempo meraviglioso, è stata inoltre superata ogni aspettativa stimando un volume complessivo di 70 mila persone transitate sulle due piazze di Estival (nonostante il piovasco della prima serata a Mendrisio).
Ed è davvero stato un autentico bagno di folla quello che ieri sera ha accolto Elio e le Storie Tese in Piazza della Riforma a Lugano per l'evento "clou" della serata conclusiva di Estival Jazz 2015. Tantissime le "fave" - ticinesi ma anche provenienti dall'Italia - che, sin dal tardo pomeriggio, si sono accampate nel "salotto" luganese in attesa dello show dei loro beniamini che li hanno ricompensati con una scaletta speciale, che esaltato il virtuosismo e l'eclettismo della band, senza rinunciare a quella feroce ironia e a quello spirito trasgressivo che da sempre la caratterizza.
Che non sarebbe stato il classico concerto estivaliero, il pubblico l'ha capito sin dalle prime note di "John Holmes", il cui testo ha subito fatto rizzare i capelli a più di uno spettatore attempato, ulteriormente colpito al cuore non solo dai volumi altissimi che gli Elii hanno imposto al loro spettacolo, ma anche da una raffica di canzoni che hanno mostrato cosa sono in grado di fare dal lato musicale ma anche da quello dell'intrattenimento di stampo cabarettistico, ulteriormente accentuato dalle entrate in scena dell'immancabile e, ovviamente, improbabile Mangoni. Tra queste la storica "Servi della gleba"; "TVUMDB" in cui hanno splendidamente fatto il verso al patinato funk-soul degli Earth, Wind & Fire; "Pagàno" caratterizzata da incredibili e repentini cambi ritmici con tempi esclusivamente dispari; "Heavy Samba" dove ad essere sbeffeggiati sono stati i ritmi brasileri e i Led Zeppelin; "Discomusic" e "Il rock'n'roll" dedicati agli omonimi stili e la funkeggiante "Gargaroz" che in alcuni passaggi, soprattutto vocali, rimanda al loro indiscusso vate, Frank Zappa. Gran finale poi con "Born To Be Abramo" che diede agli Elii la prima notorietà, "La canzone mononota" con cui due anni fa sfiorarono la vittoria a Sanremo e, naturalmente, "Tapparella" con l'immancabile coro "Forza Panino" che, soprattutto i fan più datati, hanno accolto con una lacrimuccia...
Prima dello show di Elio & Le Storie Tese, il sabato sera di Estival ha regalato un altro concerto carico di intensità e di pathos: quello del progetto Talking-Drums del batterista bernese Stephan Rigert, che riunisce musicisti (con particolare attenzione ai percussionisti) provenienti da vari angoli del mondo tra i quali la cantante capoverdiana Gabriela Mendez ed il chitarrista e arrangiatore ticinese Sandro Schneebeli. Due musicisti questi ultimi che hanno impresso in modo indelebile il loro marchio sullo show: la Mendez portando in dote una serie di canzoni della sua terra che Schneebeli ha ottimamente adattato alla fisionomia del gruppo. Il risultato è stato un avvolgente sound nel quale le suadenti e malinconiche atmosfere di Capo Verde hanno preso coloriture diverse, da quelle del samba brasiliano al funk nordamericano, dalle atmosfere latine in stile Santana a quelle di stampo caraibico. Il tutto circondato da un tappeto ritmico ricco e variato è da spruzzatine di jazz che hanno reso l'insieme oltremodo gradevole.
Meno interessante, per contro, il concerto conclusivo affidato all'ultimo rampollo di casa Kuti, Seun, affiancato dagli Egypt '80, band che richiama lo storico complesso che accompagnò il padre Fela negli ultimi anni della sua carriera. Il suo afro beat è sin dalle prime battute apparso farraginoso e confuso e reso ancora meno gradevole dallo scellerato lavoro svolto dal tecnico del suono della band che ha "pompato" in maniera esasperata i bassi trasformando il sound ascoltabile in piazza in una confusa cacofonia. Un ascolto alla radio (al quale chi vi scrive si è... rifugiato per la seconda parte del concerto) non ha tuttavia migliorato di molto l'impressione generale, evidenziando un Seun Kuti fragile dal profilo vocale e una band che faticava nel trovare le giuste coordinate per uscire da quel vortice di ossessiva ripetitività che ha caratterizzato buona parte elle composizioni. Un finale un po' debole che tuttavia, sia per l'elevato ritmo che l'ha caratterizzato ma anche per l'istrionismo di Baby Kuti (questo gli va riconosciuto), non ha fatto calare quell'atmosfera di festa che Estival Jazz meritava per mettere la parola fine ad un'edizione di ottimo livello e con punte (pensiamo ai concerti di Ana Moura, Chris Minh Doky, Chucho Valdez, Naturally 7 e, perché no, anche degli Elii) di assoluta eccellenza.