Il caso

Berna volta le spalle ai programmi per la diversità culturale, colpito anche il Locarno Film Festival

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) interromperà a partire dal 2029 tutti i suoi partenariati strategici con le organizzazioni culturali svizzere: 12 istituzioni chiedono al Consiglio federale di fare marcia indietro
©Chiara Zocchetti
Red. Online
06.02.2025 14:22

A seguito di tagli drastici, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) interromperà a partire dal 2029 tutti i suoi partenariati strategici con le organizzazioni culturali svizzere. In una nota odierna diffusa dall'Ufficio Stampa del Locarno Film Festival e il progetto Open Doors insieme a 11 altre associazioni si legge: «Le misure di risparmio, relativamente modeste se confrontate con l’intero budget della DSC, colpiranno 12 istituzioni, al punto da comprometterne in alcuni casi l’esistenza. Si tratta di una perdita inestimabile per il pubblico svizzero, per l'intero settore culturale e per innumerevoli artisti del Sud globale. Non essendo stati consultati preventivamente riguardo al provvedimento preso, i partner culturali di lunga data della DSC chiedono al Consiglio federale di sospendere la decisione e di trovare delle soluzioni condivise, aprendo un dialogo costruttivo con i festival, i club, i teatri, i cinema, le associazioni culturali e tutte le parti interessate».

E prosegue: «Il 29 gennaio scorso, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha annunciato che interromperà la sua lunga collaborazione con i partner svizzeri del settore culturale a partire dalla fine del 2028. In precedenza, era già stata comunicata per il 2025 la riduzione del 45% dei finanziamenti destinati agli operatori culturali in Svizzera (da 3,7 milioni a 2 milioni di franchi all’anno). I restanti 2 milioni di franchi saranno ora toccati dalle drastiche misure di riduzione dei costi per la cooperazione internazionale. Il budget approvato dal Parlamento nel mese di dicembre prevede infatti, per questo settore, tagli di 110 milioni di franchi per il bilancio 2025 e di 321 milioni di franchi per il piano finanziario 2026-2028. Tra i partner strategici di lunga data della DSC figurano: artlink; il festival Culturescapes; il Locarno Film Festival (Open Doors); il Festival International du Film de Fribourg (FIFF); le Internationale Kurzfilmtage Winterthur; il Salon africain du salon du livre de Genève; il Fondo Culturale Sud; la casa di distribuzione trigon-film; il Fonds international pour la diversité culturelle de l'UNESCO; il festival Visions du Réel; il fondo di produzione cinematografica Visions Sud Est; e lo Zürcher Theater Spektakel. Nel 2028, la DSC sospenderà anche il Fondo Culturale Sud, che attualmente sostiene ogni anno centinaia di manifestazioni, festival e progetti culturali per un totale di CHF 720'000, fornendo un contributo fondamentale alla diversità culturale dei palcoscenici, dei cinema e delle sale da concerto di tutta la Svizzera. L’arte e la cultura sono state considerate per lungo tempo uno dei pilastri dello sviluppo sostenibile. La promozione concreta di artisti provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’America Latina e dai paesi dell’Europa dell’Est al di fuori dell’Unione Europea ha creato ponti con il mercato culturale svizzero e le sue reti professionali, rafforzando al contempo le scene culturali dei paesi d’origine e la loro straordinaria diversità. A seguito della recente decisione del Parlamento e della sua attuazione da parte della DSC, queste reti, istituite e rafforzate nel corso di molti anni, verranno ora progressivamente smantellate, mettendo sotto pressione numerose organizzazioni svizzere riconosciute e apprezzate sia nazionalmente sia internazionalmente».

Le istituzioni culturali interessate si sono dette profondamente preoccupate dalla direzione intrapresa: «Con questa decisione la Svizzera, che vanta una lunga tradizione umanitaria ed è firmataria della Convenzione dell’UNESCO sulla protezione della diversità culturale, manda un preoccupante segnale di isolazionismo, che, in tempi di crescente polarizzazione, presta il fianco all’avanzata dei populismi. La promozione della cultura è uno degli strumenti essenziali della cooperazione allo sviluppo e, in quanto tale, una delle componenti fondamentali della DSC. Il suo sostegno ai partner culturali è un piccolo contributo ma dall’impatto considerevole: grazie all’istituzione di connessioni e di reti importanti nei settori del cinema, della letteratura, della musica, delle arti visive e del teatro, le operatrici e gli operatori culturali beneficiano non solo di un importante sostegno finanziario, ma anche di un accesso facilitato alla scena culturale svizzera. Queste reti efficienti sono state messe in piedi sull’arco di diversi decenni e con risorse tutto sommato limitate. Le conseguenze di questi risparmi sono perciò molto pesanti, in particolar modo per il pubblico svizzero. In Svizzera non esistono possibilità di finanziamento paragonabili all’interazione tra la cooperazione allo sviluppo e la creazione artistica. È una decisione, quella adottata dalla DSC, che rischia di impoverire la diversità del panorama culturale nazionale e di indebolire, in ultima istanza, l’immagine della Svizzera all’estero: grazie al richiamo di progetti importanti come Open Doors o Vision Sud Est, per esempio, il suo impegno è stato infatti riconosciuto internazionalmente nel corso degli anni e apprezzato in tutto il mondo. Purtroppo, così come il Salon Africain del Salone del Libro di Ginevra, Visions Sud Est smetterà di esistere non appena saranno effettuati i primi tagli. In un tempo in cui gli spazi per il dialogo sono sempre più limitati, i meccanismi che promuovono la diversità culturale, la libertà di espressione, la transizione economica e la coesione sociale sono più che mai indispensabili. I partenariati culturali svolgono un ruolo cruciale nello sviluppo sostenibile, nella democrazia, nella pace e nella prevenzione dei conflitti. L'arte e la cultura offrono uno spazio per il dibattito critico e per il dialogo pacifico. La Svizzera dovrebbe svolgere il suo ruolo di pioniere in questo ambito e contribuire alla stabilità e alla pace in tutto il mondo. Ecco perché questi tagli lanciano un segnale così cupo e sono un passo allarmante in direzione dello smantellamento della cultura a livello federale».