Britney Spears finalmente libera

Britney Spears è finalmente libera: dopo 13 anni un tribunale di Los Angeles ha revocato la custodia legale che assoggettava a tutori ogni azione e spesa della pop star. La decisione della giudice Brenda Penny ha chiuso una battaglia legale che aveva opposto Britney al padre Jamie. Al settimo cielo i fan radunati sotto la sede del tribunale all’insegna dello slogan #FreeBritney.
Nel 2008, dopo un paio di pubblicizzati crolli mentali, Britney era stata messa sotto tutela legale, un istituto riservato di solito a persone molto anziane o non più in grado di intendere e di volere. Negli anni le circostanze erano cambiate, la pop star aveva continuato a lavorare, sia in tournée che a Las Vegas, guadagnando centinaia di milioni di dollari ma restando sotto il giogo del padre e degli altri tutori.
Voci sul fatto che l’ex idolo delle teenager si sentisse prigioniera contro la sua volontà avevano cominciato a circolare tra i fan. Era nato così un movimento, il #FreeBritney, che aveva allargato il dibattito al tema della «custodianship» prendendo spunto dal caso della cantante. «È un movimento per i diritti umani», ha proclamato Britney oggi, indossando una maglietta con questo messaggio in un video postato su Instagram dal fidanzato Sam Ashgari.
Britney sta per compiere 40 anni e per la prima volta in oltre un decennio potrà decidere in totale autonomia sulla sua vita. Una richiesta che la cantante aveva fatto di persona testimoniando in voce quattro mesi e mezzo fa davanti alla giudice Penny. «Rivoglio indietro la mia vita», aveva detto il 23 giugno rivelando dettagli scioccanti: che avrebbe voluto sposarsi di nuovo e avere figli, ma che i tutori le negavano l’appuntamento dal ginecologo per togliere la spirale, tanto per fare un esempio.
La giudice, dandole parzialmente ragione, a fine settembre aveva sospeso Jamie dal ruolo di tutore tenendo peraltro in piedi il sistema della «custodianship». Britney intanto aveva continuato a dare addosso alla famiglia, tirando in ballo anche la madre per aver avuto per prima l’idea della tutela e per «averle quindi segretamente rovinato la vita».
Restano aperti alcuni nodi, tra cui i pagamenti degli avvocati di questa battaglia ultradecennale. Su questo la giudice deve ancora esprimersi e potrebbe farlo in una nuova udienza fissata il 19 dicembre.