Castle on air

Capossela, un menestrello a corte

Il cantautore italiano ha inaugurato questa sera la rassegna bellinzonese - LE FOTO E I VIDEO
Foto Reguzzi
Red. Online
25.07.2019 23:54

BELLINZONA - L’aveva presentata come «un ballo in maschera tra le mura del castello» la tappa ticinese del suo tour legato al fortunato album «Ballata per uomini e bestie». Ma il concerto con cui questa sera Vinicio Capossela ha inaugurato nella corte del bellinzonese Castelgrande l’edizione 2019 di Castle On Air, è stato un qualcosa di più: una straordinaria e appassionante cavalcata tra passato e presente, tra un Medioevo apparentemente lontanissimo nel tempo ed un presente con il quale ha troppe pericolose similitudini tanto da essere definito dallo stesso cantautore un periodo «neo medioevale». Un raffronto tra le due epoche che Capossela ha sviscerato sia attraverso le sonorità cupe, cadenzate a tratti quasi ipnotiche che caratterizzano buona parte delle canzoni del nuovo disco, sia attraverso il suo sempre originalissimo look, a metà strada tra il sacerdote e lo stregone, tra l’antico aedo e il moderno e disincantato osservatore della società e delle sue angosce.

Un’importante presenza scenica, insomma, forte della quale Capossela, accompagnato da un energico ensemble che alternava strumenti antichi e moderni, ha snocciolato in rapida successione – sempre condendole con pungenti annotazioni legate all’attualità – le pagine più importanti del suo nuovo lavoro, dalla primordiale Uro, all’attualissima Peste dal genialissimo refrain «Let’s Tweet Again», dall’omaggio a Oscar Wilde de La ballata dal carcere di Reading a quel Testamento del porco da lui ironicamente definita «l’autobiografia di molti di noi». Ma nella scaletta non è mancata né la denuncia sociale de Il povero Cristo, né le critiche alla nostra società usa e getta de I musicanti di Brema e neppure la feroce ironia della teatrale Le loup garou. Nella seconda parte del suo lungo concerto (ben oltre le due ore e mezza...) Capossela non ha poi mancato di recuperare alcuni dei brani più interessanti del suo vivace repertorio, come la allegra e leggiadra Prynyzl, le più intense Zompa la rondinella e Con una Rosa, nonché brani che hanno trascinato la platea nella danza. Fino alle canzoni con cui, come da tradizioni, ha concluso la sua esibizione, tra cui la scatenata L’uomo vivo (inno alla gioia) ed una serie di delicate ballate acustiche. Canzoni con le quali Vinicio Capossela ha confermato – se mai ce ne fosse ancora bisogno – di essere una delle personalità più forti e originali della scena italiana, un artista che in netto contrasto con il mainstream leggero degli ultimi anni, conferma come la canzone d’autore «vera» possa avere un ruolo importante nella cultura contemporanea sia in termini di denuncia che di una sensibilizzazione delle coscienze.