Castelli di Bellinzona: attrazione mondiale
Da roccaforti difensive a principali attrazioni turistiche del Ticino. Sono molteplici le trasformazioni che nell’arco dei secoli hanno interessato i tre Castelli di Bellinzona, che quest’anno celebrano i primi vent’anni dall’inserimento nell’elenco dei Patrimoni mondiali dell’UNESCO. Era il 30 novembre del 2000 quando l’insieme delle fortezze bellinzonesi e la cinta muraria, considerate «un esempio d’architettura difensiva medievale unico su tutto l’arco alpino», ricevettero l’importante riconoscimento.
Per sottolineare l’anniversario è prevista, sabato 28 e domenica 29 novembre, nel rispetto delle direttive antipandemiche, una due giorni di porte aperte. Si vuole offrire così un’occasione per esplorare gratuitamente le fortezze e (ri)scoprire il loro patrimonio, la loro storia, le peculiarità e altre curiosità. Come il fatto che il Castello di Sasso Corbaro è stato costruito sì, per ultimo nel 1479, ma nel tempo più breve: ovvero in soli sei mesi.
Oppure che i «merli» delle mura di cinta e delle torri del Castello di Montebello – le cui antiche vestigia risalgono alla fine del XIII secolo – hanno abbandonato il loro ruolo difensivo nel 1500, con l’introduzione dell’artiglieria, per diventare elementi decorativi distintivi delle fazioni dei «guelfi» (sommità piana) e dei «ghibellini» (sommità bifida o coda di rondine). O ancora che il complesso di Castelgrande nel 1820 venne adibito ad arsenale e a prigione, come ricorda il volume Castelli del Ticino e del Grigioni italiano curato dello storico medievalista Werner Meyer in cui si evidenzia che i dintorni di Bellinzona furono abitati già nelle epoche preistoriche (fin dal Neolitico) e che molto probabilmente l’altura rocciosa su cui si erge il più ampio e antico dei tre manieri ospitava un abitato fortificato nell’età del ferro. Gli scavi effettuati nel 1967 hanno poi confermato che una prima fortificazione era stata costruita all’epoca dell’imperatore romano Augusto verso il 15 a.C. per poi essere abbandonata nel I secolo d.C.; mentre residui tombali dell’epoca del ferro sono stati rinvenuti al Castello di Sasso Corbaro, come riporta il Dizionario storico della Svizzera.
I reperti archeologici più significativi emersi durante i vari scavi effettuati negli anni, sono esposti nel rinnovato museo del Castello di Montebello. Museo che si potrà visitare in occasione delle porte aperte nel weekend, dalle 10.30 alle 16.00, così come gli spazi espositivi di Castelgrande e del Castello di Sasso Corbaro. Nel rispetto delle direttive sanitarie e di sicurezza, ovviamente l’ingresso nei locali interni dei tre manieri sarà contingentato.
Un tuffo nel passato
Le peculiarità conservate nel tempo dalle roccaforti di Bellinzona raccontano molto della loro storia. Una storia travagliata, segnata da conquiste e sconfitte. «Se si osserva la pianura da uno dei tre Castelli di Bellinzona – sottolinea Meyer nel suo testo – si può facilmente immaginare quali sanguinose battaglie abbiano avuto luogo in questi paraggi tra gli eserciti nemici che nel corso dei secoli si sono contesi il possesso della città» situata in una posizione strategica, sia per la confluenza di parecchi valichi alpini, sia per la particolare conformazione dei dintorni: Romani, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Carolingi, Ottoni, i vescovi di Como, Federico Barbarossa, Ghibellini, Guelfi, le truppe milanesi guidate dai Visconti di Milano, quelle di Luigi XII di Francia e dei Confederati. Ecco, dunque, che quella dei Castelli di Bellinzona è anche una storia segnata da passaggi di proprietà, demolizioni, ricostruzioni e da rafforzamenti. Basti sapere che le opere di trasformazione effettuate nel XIV e XV secolo caratterizzano l’attuale aspetto di Castelgrande, le cui antiche vestigia sono da ricondurre al IV secolo; mentre la configurazione odierna di Montebello risale al XV secolo. Il nucleo centrale del secondo castello rappresenta la dimora originale fatta costruire dai Rusca, che vi abitarono a lungo.
Commissionato da Ludovico Sforza «il Moro», il Castello di Sasso Corbaro, come detto, fu realizzato in una sola tappa dall’architetto Benedetto Ferrini, che non ebbe occasione di vederlo ultimato in quanto morì di peste il 10 ottobre 1479, poco prima della conclusione del cantiere.
A seguito della cessione, nel 1503, di Bellinzona ai tre cantoni di Uri, Svitto e Untervaldo da parte di Luigi XII di Francia, i tre castelli cambiarono nome: Castrum Magnum (oggi Castelgrande) venne chiamato Uri, Montebello diventò Svitto e Sasso Corbaro, Untervaldo. Con la nascita del Canton Ticino nel 1803 le fortificazioni di Bellinzona divennero di proprietà dello Stato, ma prima di riappropriarsi dei nomi con cui li conosciamo tutt’oggi, vennero soprannominati di San Michele, di San Martino e di Santa Barbara. Diversi documenti riportano che, la più piccola delle tre fortezze, abbandonata in uno stato di incuria completa agli inizi del XIX secolo, venne ceduta nel 1870 a una società che intendeva trasformarla in albergo e vent’anni più tardi a due famiglie bellinzonesi, che la utilizzarono per soggiorni estivi. Nel 1919 il Cantone tornò in possesso di tutti e tre i manieri dichiarandoli monumenti storici.
I restauri effettuati a tappe nel corso degli anni hanno permesso di salvaguardare i tre castelli e le loro peculiarità, che sono valse loro il riconoscimento mondiale. È attesa a breve, invece, la presentazione dei contenuti del progetto che ne prospetta una futura valorizzazione.
Scoprite di più sui Castelli di Bellinzona leggendo la versione integrale dell’articolo sull’edizione n. 48 della rivista ExtraSette, in allegato al Corriere del Ticino di venerdì 27 novembre e disponibile sull’APP CdT Digital.