Churchill e le parole del coraggio

Venire a patti con la macchina da guerra nazista sperando di strappare ai nemici delle decenti condizioni nella resa o opporsi, combattere e morire, costi quel che costi, ma non cedere alla barbarie? È questo il dilemma che ne L'ora più buia si trova ad affrontare Winston Churchill appena diventato primo ministro, nel 1940.Il film di Joe Wright è trainato prima di tutto dalla camaleontica performance di Gary Oldman - già premiata ai Golden Globes - che di suo non somiglia fisicamente a Churchill ma che grazie a un incredibile lavoro di trucco, letteralmente lo diventa. Oltre alle magie del make up, l'attore inglese ha fatto i compiti. Si è studiato nel dettaglio, postura, movenze, modo di parlare del personaggio e lo rende, ça va sans dire, magnificamente, magnetizzando su di sé l'attenzione dello spettatore dal primo all'ultimo istante.Il periodo raccontato è circoscritto a poche settimane. La Seconda guerra mondiale è in corso. Niente sembra in grado di contrastare la potenza nazista. Il grosso dell'esercito inglese è bloccato a Dunkirk (siamo proprio nei giorni raccontati dall'omonimo film di Nolan, e stavolta assistiamo ai fatti come in un dietro le quinte, da una prospettiva politica). Churchill, che prende il timone del Governo dopo che il suo predecessore Neville Chamberlain è stato sfiduciato dal Parlamento, è una scelta di ripiego, ci racconta la sceneggiatura firmata dal regista e drammaturgo Anthony McCarten. Non si puntava su di lui ma su Lord Halifax, della cerchia di Chamberlain, che però non accetta l'incarico. Churchill non ha intenzione di venire a patti con Hitler: «Non si ragiona con una tigre quando la tua testa è nella sua bocca». L'altra fazione invece vede nella mediazione dell'Italia di Mussolini una via diplomatica. La storia ci ha detto come sono andate le cose. Il film finisce con il celebre «discorso delle spiagge»: l'Inghilterra, a cui Churchill aveva già chiesto sangue, sudore e lacrime, è pronta per combattere senza tregua il nemico tedesco.Oltre che con Dunkirk, L'ora più buia condivide il contesto storico con un altro film, Il discorso del Re. E non solo il contesto: condivide l'accento posto sulla forza della parola. Come Re Giorgio VI (che per altro malsopportava Churchill), superando i suoi problemi di balbuzie riuscì a dare conforto ai suoi sudditi, così Churchill riuscì, questo ci dice il film, ad infiammare cuori e spiriti del Regno Unito rendendoli pronti al sacrificio per una causa superiore e per la loro stessa sopravvivenza. Nel cast anche Kristin Scott Thomas, nel ruolo della moglie di Chuchill e Lily James in quello della sua indispensabile segretaria. Figure che si muovono in un ambiente d'epoca curatissimo, che d'altra parte il regista Joe Wright ha già dato prova di saper gestire egregiamente in film come Espiazione o, andando più indietro, Orgoglio e pregiudizio.Di stampo classico, molto parlato, girato per lo più in interni, sorretto dalla mimetica interpretazione di Oldman e da quelle valide del resto del cast, L'ora più buia scatta una fotografia di un drammatico momento storico che mette in luce la necessità di scegliere la via del coraggio e l'uomo che ha convinto il suo Paese a pagarne il prezzo di sangue.