L’evento

«Ciao 2021», quando la Russia parla italiano

Lo show di Ivan Urgant, per l’occasione Giovanni Urganti, fa nuovamente centro: atmosfere pop e kitsch, battute sguaiate, riferimenti anni Settanta e Ottanta
© Twitter/ВечернийУргант
Marcello Pelizzari
02.01.2022 00:03

È stato bello. Bellissimo. Meglio del 2020, sì. Parliamo, evidentemente, di Ciao 2021. Lo show di Capodanno russo che celebra l’Italia sanremese degli anni Settanta e Ottanta. Una celebrazione pacchiana, esagerata, forzata e – proprio per questo – meravigliosa. Piena zeppa di luoghi comuni, stereotipi, perfino battute e riferimenti distanti mille miglia dal politically correct che imperversa oggigiorno alle nostre latitudini.

Anche a questo giro tutto, ma proprio tutto, richiamava il Belpaese che fu. A cominciare dalle inquadrature ammiccanti e generose. E poi le luci, le canzoni riarrangiate per l’occasione, perfino le pubblicità. Ah, per chi non sapesse di cosa stiamo parlando: pure in Ciao 2021 ogni parola è stata pronunciata, con impegno e oseremmo dire orgoglio, in italiano. Uno sforzo produttivo immane. Ma vincente, se consideriamo che l’hashtag #Ciao2021 è finito dritto dritto in tendenza su Twitter. E questo perché, nell’Italia vera, grazie alla diretta YouTube lo show è stato visto, apprezzato e commentato. C’è perfino chi vedrebbe di buon occhio Ivan Urgant, per l’occasione Giovanni Urganti, sul palco di Sanremo al posto di Amadeus.

Musica. Ritmo. Stile. Sono le tre parole chiave con cui si è aperto lo spettacolo, scandito dalle battute taglienti del citato Urganti, dagli oh di ammirazione del pubblico, dalle esibizioni degli artisti, dai riferimenti (anche) colti e da quelli pop. «Buonaseeeera, buon annooooo, ciao a tuttiiiii» ha urlato in entrata il nostro eroe. Da lì in avanti, beh, è stato un crescendo rossiniano. C’è perfino stato spazio per una rivisitazione de La piovra, sceneggiato RAI con protagonista Michele Placido. Nello specifico, è stata ricostruita la morte del commissario Cattani. Con parecchie licenze poetiche. Meno riuscito l’excursus legato a Squid Game, più azzeccata la citazione dei Maneskin. Paradosso dei paradossi, Urganti nel finale ha dichiarato: «È difficile credere che ci amano perfino in Russia». Quindi, ha mostrato dei videomessaggi d’amore di «comuni cittadini russi». Abbiamo scorto, fra gli altri, Toto Cutugno, i Ricchi e Poveri, Albano e addirittura Fedez. Ciliegina sulla torta, il messaggio della mezzanotte è stato affidato nientepopodimeno che a sua maestà Vladimir Putin. Una magia di computer grafica, abbinata a una voce perfetta che – in italiano – ha formulato gli auguri di buon anno.

Stellare, per contro, è l’aggettivo perfetto per descrivere il cast. Improbabili i nomi: Mia Michela & Eva Pollini, Dario Giaracci, Bionda Morta, Valerio Leonci, Manigi, Vasco Vaculecci e Gaga Rini, Giovanni Demetrio Galibri e Mavini/Habibi, Vincenzo Marlini, Amore, La Boda, Lucia Ciabresimia e Giildi Galcini, Sergio Brunello, Valentino Gallo detto Wylsakom, Il Maestro, Lola, Anna e Anatolio Zozzi, Valerio Melazzi. In realtà, parliamo di cantanti, comici e attori molto noti in patria. I cui nomi reali, russi, ricalcano quelli scanzonati scelti per Ciao 2021. Il nostro pezzo preferito? Bruci come incendio.

Ciao 2021, è stato bello rivivere l’Italia anni Settanta e Ottanta attraverso gli occhi di chi – prima che si sgretolasse l’Unione Sovietica – conosceva il Belpaese soltanto attraverso quei pochi spezzoni internazionali che bucavano il rigore della tv di Stato. Uno di questi, manco a dirlo, era il Festival di Sanremo. «Buon annoooo».